Barometro elettorale/ Il ciclone Grillo sulle liste dei Partiti tradizionali

Nella puntata precedente il Barometro elettorale ha esaminato il primo dei tre nuovi elementi di questa campagna elettorale per le elezioni regionali siciliane emersi negli ultimi giorni: l’imminente arrivo di Grillo in Sicilia. Oggi esamineremo il secondo elemento: la composizione delle liste (del terzo elemento, il non impegno di una parte del gruppo dirigente del Pdl, parleremo nei prossimi giorni).

In primo luogo, due premesse. Primo: se Beppe Grillo ha deciso di piombare in Sicilia e restare qui 17 giorni un motivo ci sarà. Ve l’immaginate Bersani, Casini o Fini che si trasferiscono nella nostra Isola in occasione delle elezioni regionali per restarci 17 giorni? Inimmaginabile. Grillo ha scelto questa strategia per due motivi: perché fa parte del suo modo di intendere la politica e anche perché tiene molto alla Sicilia.

In secondo luogo, va detto che il discorso sulle liste per il rinnovo dell’Ars ha una valenza in sé (una lista può essere forte o debole: e ora ne parleremo); ma anche una valenza in relazione al possibile effetto che la presenza di Grillo avrà sulle liste. Detto in parole più semplici, ci saranno liste che potrebbero subire e soffrire l’effetto Grillo più di altre liste; e ce ne sono altre che, invece, potrebbero accusare meno – o non accusare affatto – l’eventuale perdita di voti.

Cominciamo col dire che, nei Partiti tradizionali della Sicilia, solo oggi comincia a maturare la consapevolezza che qualcosa, tra gli elettori siciliani, potrebbe essere cambiata. Non sono i sondaggi ad aver sollecitato questa presa di coscienza, quanto l’atmosfera che si registra nell’universo elettorale siciliano. Un mondo che i big dei Partiti politici tradizionali conoscono molto bene. Da questo mondo cominciano ad avvertire risposte che non si attendevano.

Di solito, in ogni campagna elettorale, si incontrano resistenze da parte dell’elettorato. Il rifiuto ad impegnarsi da parte degli elettori è direttamente proporzionale alla crisi del momento. Oggi, vuoi perché la crisi economica è violenta, vuoi perché non si intravedono all’orizzonte soluzioni, i Partiti tradizionali della Sicilia trovano maggiori difficoltà a sintonizzarsi con l’elettorato.

E’ in questo scenario che si andrà ad inserire Beppe Grillo. Con un candidato – Giancarlo Cancelleri – che viene dato al 10 per cento. Mentre le liste vengono date al 14-15 per cento. Tutto questo senza che Grillo abbia ancora messo piede in Sicilia.

Grillo parte con un vantaggio oggettivo che avrà effetti positivi per lui e per il suo Movimento 5 Stelle anche in Sicilia. Il comico genovese è un fiero avversario del Governo Monti, del quale denuncia con puntualità limiti e manchevolezze.

Grillo sta utilizzando, in queste settimane, un’arma formidabile: i dubbi che l’euro suscita tra gli italiani. L’euro ha creato – e continua a creare – un sacco di problemi. Grillo non propugna l’uscita dell’Italia dall’euro: chiede solo che gli italiani vengano chiamati a pronunciarsi sull’euro con un referendum. Quella di Grillo è una richiesta democratica. Una posizione che gli dà un notevole vantaggio rispetto ai tre Partiti che sostengono il Governo Monti: Pdl, Pd e Udc, che sono invece ‘schiacciati’ sull’euro. Con molta probabilità, saranno questi tre Partiti a soffrire di più la presenza di Grillo in Sicilia.

Vediamo adesso la composizione delle liste dei maggiori schieramenti politici. Le liste a sostegno di Nello Musumeci nella corsa alla presidenza della Regione sembrano un po’ più deboli di quelle di Rosario Crocetta. Il Pdl, Partito che appoggia Musumeci, si ritrova in una condizione strana: è un Partito destinato a cambiare nome, come hanno annunciato gli uomini vicini a Berlusconi: ed è un Partito che dovrà confrontarsi con l’effetto Lazio, ovvero gli scandali che hanno travolto la presidente della regione Lazio, l’ormai dimissionaria, Renata Polverini. In Sicilia gli echi di questa vicenda non si avvertono molto: ma un effetto negativo è nelle cose e ci sarà.

Prima della notizia della presenza di Grillo in Sicilia per 17 giorni il Barometro elettorale dava questo Partito al 14-15 per cento. Alla luce delle novità intervenute la percentuale di voti dovrebbe essere più bassa. Anche significativamente inferiore alle precedenti previsioni.

La seconda lista che appoggia Musuneci – il Cantiere popolare-Pid – si difende bene, avendo messo in campo quasi tutti i suoi uomini migliori. Ma anche su questo fronte, le previsioni dovranno essere riviste al ribasso. Il 10 per cento – alla luce, anche del particolare ‘affollamento’ che si registra nel centro dello schieramento politico ed elettorale – sembra un obiettivo difficile. Saverio Romano e i suoi si dovranno dare un gran da fare per stabilizzarsi sul 6-7 per cento.

Anche le liste Musumeci non sembrano irresistibili. Con molta probabilità, in un altro momento politico sarebbero andate bene. Oggi, con il ciclone Grillo alle porte, soffriranno.

Ad aiutare Musumeci, rispetto ad altri candidati, è il suo carisma. Sarà probabilmente lui a ‘trascinare’ le sue liste e non viceversa.

Il secondo candidato sembra Crocetta. Un paio di settimana fa il Barometro elettorale dava al secondo posto Gianfranco Miccichè. Ora siamo costretti ad aggiustare il tiro per due motivi che illustreremo di seguito.

Crocetta, a differenza di Musumeci e di Miccichè, è ben visto da certi poteri siciliani (Confindustria in testa). Ma questi ‘certi’ poteri, oggi, in Sicilia, non contano più come un tempo. Sono importanti, ma non fanno più la differenza.

Crocetta è appoggiato da Pd e Udc. Sulla carta dovrebbe essere il più forte. In pratica non lo è. La lista del Pd non è irresistibile. E sconta la concorrenza agguerrita delle lista della Sinistra di Giovanna Marano e Claudio Fava. Di fatto, ogni voto che prenderanno le liste di Giovanna Marano e Fava sarà un voto in meno per il Pd. Non solo.

Grillo non dovrebbe avere interesse ad andare contro Giovanna Marano a Claudio Fava, che potrebbero rivelarsi preziosi alleati nella prossima Assemblea regionale siciliana. Ma ha tutto l’interesse, invece, a logorare il Pd e i suoi candidati. A cominciare proprio da Crocetta.

Quest’ultimo ha impostato una campagna elettorale aggressiva. Forse perché capisce che gli toccherà trascinare le liste che lo sostengono. Non possedendo il carisma e la capacità dialettica di Musumeci, colpisce a testa bassa, come ha fatto con Musumeci e con Miccichè. Se impatterà con Grillo avrà di certo la peggio.

La lista dell’Udc sembra messa bene. Soprattutto per l’ottima ‘campagna acquisti’ (in senso lato).

Solo che in quest’ultimo scorcio di campagna elettorale anche dalle parti dell’Udc stanno cominciando a verificare che certi ‘automatismi’ di stampo centrista neanche in Sicilia funzionano più. In ogni caso, anche questo Partito dovrà rivedere al ribasso le proprie previsioni. Anche perché, al pari del Pd, Grillo avrà tutto l’interesse a logorarlo.

Giafranco Miccichè. Le liste che lo sostengono nella corsa alla guida della Sicilia, come già accennato, ci sembrano più deboli del previsto. Uno dei suoi sostenitori – il presidente della Regione uscente, Raffaele Lombardo – appare molto indebolito. Quest’ultimo – non abbiamo capito se governando il fenomeno o subendolo – si ritrova con personale che è stato a lui molto vicino non soltanto nelle sue liste, ma anche nelle liste dell’Udc, di Crocetta, nelle liste d Futuro e Libertà e perfino nelle liste di Musumeci.

L’alleanza con il Pd e con Confindustria Sicilia – che probabilmente Lombardo in questi anni ha assecondato con la speranza di ottenere in cambio di ‘qualcosa’ che non si è concretizzata – è saltata. Con un’inevitabile accelerazione mediatico-giudiziaria nei suoi confronti: sorte che tocca sempre a chi decide di allontanarsi dal Pd siciliano dopo averci avuto a che fare.

Miccichè – tornando al leader di Grande Sud – può contare su una lista del 7-8 per cento. Il Partito dei siciliani di Lombardo, dato al 15 per cento dai sondaggi e all’8-10 per cento dal Barometro elettorale, esce massacrato dallo scontro con l’asse Pd-Confindustria. Se Lombardo porterà le sue lista al 7-8 per cento – considerata anche la pressione di Grillo – sarà un successo.

Futuro e Libertà, infine. Anche questo partito sostiene Miccichè. Carmelo Briguglio e i suoi dovranno faticare molto per superare il 5 per cento.

Giovanna Marano e Claudio Fava possono contare su due buone liste. La prima lista – quella di Rifondazione comunista, Sel, Verdi, Un’Altra storia di Rita Borsellino e cartelli della sinistra – lavorano ai fianchi del Pd. Mentre la lista di Italia dei Valori si è spostata verso il centro per erodere voti al Cantiere popolare e all’Udc. Entrambe le mosse sembrano giuste.

Se in questa tornata elettorale le due liste che sostengono Giovanna Marano e Fava e la lista dei grillini avranno successo (magari 6-7 per cento a testa le prime due e 15 per cento i seguaci di Grillo), assisteremo a esiti clamorosi: per esempio, un Pd che passa da 36 a 8-10 parlamentari all’Ars.

I grillini, infine. Tutti i sondaggi ufficiali danno per scontato il candidato di questo novo soggetto politico – il già citato Cancellieri – al 10 per cento. Il Barometro elettorale non è di tale avviso. Ci sono sondaggi non ufficiali che, senza la presenza di Grillo, lo danno al 15 per cento.

Il Barometro elettorale non esclude sorprese. Anche clamorose. Perché in questa atmosfera di crisi della politica siciliana si vanno aprendo spazi impensabili. E Grillo potrebbe occuparli. Già nei prossimi giorni, quando il comico genovese comincerà a battere le strade della Sicilia, saremo più precisi.

 


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