I loschi affari dell’acqua privatizzata

La gestione pubblica dell’acqua, che il Governo Lombardo fino ad oggi ha ignorato, torna prepotentemente alla ribalta con la manifestazione di domani mattina che andrà in scena a Palermo, davanti la sede dell’Assemblea regionale siciliana. E’ indicativo che a manifestare – oltre ad alcuni movimenti politici – ci siano circa cento sindaci siciliani. La prova che, nella nostra Isola, è tutt’ora in corso un’operazione truffaldina tesa a scaricare sui Comuni (in prima battuta) e sui cittadini siciliani (in seconda battuta con un aumento delle bollette) i costi impropri di una gestione che, nella nostra regione, per volere del Governo e dell’Ars, continua a restare privata in barba agli esiti di un referendum popolare che risale a un anno fa, quando i cittadini italiani hanno votato in massa per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua.

In questo articolo – con fatti concreti – proveremo a dimostrare la profonda scorrettezza del Governo regionale retto da Raffaele Lombardo e l’altrettanto profonda disonestà intellettuale del gruppo dirigente del Pd siciliano che, di fatto, appoggia questo esecutivo dal 2008, all’inzio sottobanco, poi apertamente.

In Sicilia la cosiddetta privatizzazione dell’acqua è stata una follia. Sulla base di scelte politiche volute dai soliti affaristi del centrodestra, è stata creata una società per azioni – Sicilacque – della quale la Regione siciliana è solo azionista di minoranza. Con scelte che definire prive di senso logico è poco, nel giro di qualche anno, la stessa Regione ha ceduto a una società privata grandi infrastrutture idriche per le quali, dagli anni ‘50 fino ai nostri gioni, sono stati spesi – spesso impropriamente – centinaia di miliardi di vecchie lire e poi decine e decine di milioni di euro. Lo ripetiamo, una follia.

La società siciliana – e non la politica siciliana – ha provato ha opporsi a questo esproprio. Molti sindaci hanno detto “no” a quella che, di fatto, è una grande ingiustizia. Perché il meccanismo messo in atto per depredare Comuni e cittadini siciliani è semplicissimo. I privati si prendono dighe acquedotti e quant’altro e, in cambio, rifilano bollette carissime agli stessi cittadini. In mezzo ci dovrebbero essere pure gli investimenti sulle reti idriche. Che avrebbero dovuto essere realizzati dagli stessi privati. Prelevando i soldi, neanche a dirlo!, dalle tasche dei cittadini.

Il meccanismo si è inceppato perché, come già ricordato, la società civile siciliana (che poi, in realtà, è tutta la società civile italiana che si è ribellata alla privatizzazione dell’acqua volta dai Governi Berlusconi) si è ribellata. Come già ricordato, molti sindaci si sono opposti alla privatizzazione del servizio idrico. E una certa opposizione è stata messa orgogliosamente in atto anche da alcuni funzionari dell’Eas, l’Ente acquedotti siciliani, un Ente che – tolti i politici che hanno usato l’Eas come ‘fabbrica di tangenti’ (soprattutto negli anni ‘80) – ha svolto un ruolo positivo nell’interesse dei cittadini siciliani (al netto, sempre, dalle gestioni politiche che hanno quasi sempre considerato l’Eas una ‘mammella’ da mungere).

Così, in Sicilia, da quattro anni assistiamo a una battaglia sociale e civile. Da una parte i sindaci e i cittadini, che non si vogliono fare espropriare le infrastrutture dai privati. Dall’altra parte i privati che, in forza delle leggi volute dai Governi Berlusconi, provano a impossessarsi dela gestione idrica e delle infrastrutture.

Non è questa la sede per approfondire la questione dei cosiddetti Ato idrici. In questa fase ci preme ricordare che,in materia di mala-gestione idrica, un capitolo importante – per gli effetti sconvolgenti che ha avuto e continua ad avere – si registra nell’Agrigentino. Dove i privati, particolarmente agguerriti – anche perché appoggiati dai ‘Professionisti dell’antimafia’ di questa provincia – hanno fatto letteralmente fuori i sindaci ribelli e si sono impadroniti del servizio idrico, rifilando ai cittadini bollette salatissime. E’ la storia incredibile di Girgenti acque che questo giornale ha spesso raccontato.

In questa storia dell’acqua privatizzata ci si sarebbe aspettati una difesa dei cittadini da parte non del Governo Lombardo – che essendo un uomo di centrodestra non può non appoggiare i privati – ma dal Pd, che dal 2010 è organicamente, con propri uomini, dentro la giunta Lombardo.

Dal Pd, per esempio, ci si sarebbe aspettati un’azione politica forte in provincia di Agrigento. Dove i privati – come già ricordato – si sono impossessati della gestione pubblica dell’acqua e anche delle sorgenti dei Monti Sicani (leggere Nestlè). Invece, a parte qualche velata protesta dell’onorevole Giovanni Panepinto, il Pd siciliano è rimasto zitto, avallando, di fatto, la privatizzazione dell’acqua voluta dai Governi Berlusconi e avallata dal Governo Lombardo.

Questi, onorevole Cracolici e onorevole Lumia, sono i fatti. Quando questo giornale contesta il Governo Lombardo lo fa sui fatti. Quando chiamiamo in causa il Pd siciliano che ha governato direttamente la Regione in questi ultimi due anni e mezzo lo facciamo sui fatti: per esempio, sull’acqua.

Domani – leggiamo nei comunicati – a manifestare per il ritorno all’acqua pubblica ci sarà anche il Movimento ‘Un’altra storia’ di Rita Borsellino. Proprio la signora Borsellino che nel febbraio scorso, da candidata a sindaco di Palermo, non voleva saperne di appoggiare il Governo Lombardo. Proprio perché non condivideva la sua politica: a cominciare, supponiamo, dalla privatizzazione del servizi idrico. Una gestione privata dell’acqua che il Pd siciliano ha condiviso: non a caso, alle primarie del 4 marzo scorso, ha organizzato l’ ‘agguato’ a Rita Borsellino perché, se eletta, avrebbe messo in discussione gli intrighi del Governo Lombardo-Pd (cosa che è avvenuta lo stesso con l’elezione di Leoluca Orlando: con effetti, per il Pd siciliano, ancora più ‘sgradevoli’: la dimostrazione che gli attuali dirigenti del Pd siciliano non sono affatto lungimiranti: anzi).

Questi sono i fatti, onorevole Cracolici e onorevole Lumia. I fatti nudi e crudi. Oggettivi. Ed è inutile che adesso vi preparate a lasciare il Governo Lombardo per riciclarvi in uno schieramento di sinistra. Perché di personaggi come voi – e del vostro ‘bel’ Pd siciliano – uno schieramento alternativo alla gestione della Regione degli ultimi quattro anni non sa cosa farsene.

Sull’acqua, da parte del Pd siciliano, ci si sarebbe aspettati una battaglia politica e culturale. Soprattutto dopo il referendum popolare del giugno dello scorso anno. Invece, nulla di nulla. Solo silenzi e affari. C’erano problemi di natura civilistica perché già erano stati siglati i contratti? Bene. Questi problemi si sarebbero potuti affrontare. Sarebbe bastata la volontà politica. Che non c’è stata. Anche perché, come già ricordato, la privatizzazione dell’acqua è stata un’operazione voluta dalla Regione e inposta ai Comuni. Che, in molti casi, come già detto, non si sonopiegati a questi dicktat.

In provincia di Agrigento i potenti che stanno dietro il business dell’acqua privatizzata – tanto per continuare con questo esempio- hanno fatto fuori (politicamente, s’intende) l’ex sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto (che peraltro è un collaboratore del nostro giornale). A Racalmuto il Comune è stato sciolto per mafia. Hanno anche organizzato una ‘pupiata’ con ministri e autorità. Dove si è parlato di legalità, ma non del fatto che stanno massacrando i cittadini della provincia di Agrigento con bollette salatissime. E sempre ad Agrigento un fiume di denaro pubblico – forse più di 50 milioni di euro – verrà erogato ai privati per rifare le reti idriche. Un altro grande affare che favorirà i privati.

Su questa vicenda dell’acqua ci saremmo aspettati anche una battaglia civile da parte di Confindustria Sicilia. Ma questa battaglia civile, chissà perché, non l’abbiamo vista. Non l’abbiamo vista con la gestione di Ivano Lo Bello. E continuiamo a non vederla con la gestione di Antonello Montante.

Foto di primapagina tratta da marinaonline.it

 

 


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