A Sciacca ormai è un ‘tutti contro tutti’

Anni fa avevano destato scandalo a Roma alcuni ministri del governo Prodi scesi in piazza per protestare contro l’esecutivo di cui essi stessi facevano parte. A Sciacca sta succedendo perfino di peggio. Da mesi gli assessori della giunta comunale attaccano continuamente il loro sindaco, l’indipendente Vito Bono. Fanno perfino di più: litigano tra di loro. E il tappo ora rischia di saltare. Ma che succede? Semplice: c’è la rincorsa alla “visibilità”. Le poltrone, tanto per intenderci. E dire che c’è stata una verifica, al termine della quale a Bono i coordinatori dei partiti (Pd, Mpa, Fli, Api) avevano detto che “era tutto a posto”. In realtà non era vero.
A rimettere tutto in discussione è stata la legge regionale entrata in vigore il primo gennaio, che ha costretto un assessore (Fabio Leonte, Pd) a fare le valige. In consiglio siede infatti il fratello di sua moglie. Per la legge è affinità di secondo grado. Uno dei due doveva andare via. Se n’è andato l’assessore: “Io sono stato nominato, mio cognato è stato eletto”, ha detto. Tanto più che il cognato è dell’opposizione di centrodestra. Chiedergli il sacrificio di dimettersi? “Non ci ho pensato nemmeno per un secondo”, ha detto Leonte. “Una legge folle”, ha detto il sindaco. Che non si capacita ancora di aver dovuto fare a meno di un assessore politicamente esperto (assai più di lui), tecnicamente in gamba.
Una legge sostenuta all’Ars dallo stesso Partito democratico. “Non è affatto una legge folle, ci siamo adeguati ad una norma nazionale”, ha risposto il deputato regionale piddìno Vincenzo Marinello. Folle o non folle, la legge stabilisce anche l’obbligo di nominare un assessore donna. Il Pd avrebbe voluto fare una sostituzione in corsa. Il nome ce l’aveva pronto: quello di Tiziana Russo, avvocato, ex Italia dei Valori. Tutto, però, è rimasto in sospeso, perché nel frattempo la questione si è complicata. Futuro e Libertà vorrebbe un altro assessore. A fargli spazio dovrebbe essere l’Mpa. Le due parti politiche stanno litigando, e di brutto. Il leader dell’Api, Nuccio Cusumano, sta tentando di mediare tra i deputati regionali Roberto Di Mauro (Mpa) e Luigi Gentile (Fli). Loro, i capoccioni, sarebbero perfino disponibili ad accordarsi. Ma i loro luogotenenti di Sciacca non vogliono saperne. “E’ una questione di pari dignità”, evidenziano rivendicando un’altra poltrona gli amici di Gianfranco Fini. “Non è accettabile una trattativa sulle poltrone”, ribattono quelli di Raffaele Lombardo.
Ad aggravare il problema è la spaccatura interna al Partito democratico, che non è ancora riuscito a riprendersi dalla batosta della fuga di Cusumano da Rutelli. L’ex segretario cittadino del Pd, Giuseppe Coco, vuole staccare la spina al sindaco, accusato apertamente di non avere spina dorsale, di vivere alla giornata, di tirare a campare. “Pur con tutti i problemi economici siamo riusciti ad ottenere un sacco di finanziamenti europei”, replica il sindaco. Il quale è visibilmente stanco, e si vanta sempre di non appartenere a nessun partito, pur essendo un esponente del centrosinistra. Lui vorrebbe mandare tutti al diavolo, ma nel 2009 fu eletto sindaco al primo turno, col 52% dei voti. E’ questo che lo frena. Ormai però sembra approssimarsi il crepuscolo. Vito Bono ha chiesto ai partiti di prendere una decisione: “O dentro, o fuori”.
L’opposizione di centrodestra non vuole presentare una mozione di sfiducia. Ma se nella maggioranza prendesse corpo una mozione di sfiducia, il Pdl la voterebbe. In questo bailamme c’è un partito, Italia dei Valori, in cui milita un ex sindaco di Sciacca. Si chiama Pippo Turco. Manniniano della prima ora, alla fine degli anni ’80 faceva il bello e il cattivo tempo. Oggi è passato con Di Pietro. “L’ho fatto perché questa città non la difende nessuno”, ha detto Turco. Dice che a difenderla ci sta pensando lui. Sì, ma rischia di pagare un prezzo carissimo. Perché Turco ha un caratteraccio, e quando critica il sindaco non sa nemmeno cosa gli scappi dalla bocca. Risultato: tre querele per diffamazione aggravata a suo carico, e il sindaco che dopo l’ultima lite si è sentito male.

 


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Anni fa avevano destato scandalo a roma alcuni ministri del governo prodi scesi in piazza per protestare contro l’esecutivo di cui essi stessi facevano parte. A sciacca sta succedendo perfino di peggio. Da mesi gli assessori della giunta comunale attaccano continuamente il loro sindaco, l’indipendente vito bono. Fanno perfino di più: litigano tra di loro. E il tappo ora rischia di saltare. Ma che succede? semplice: c’è la rincorsa alla “visibilità”. Le poltrone, tanto per intenderci. E dire che c’è stata una verifica, al termine della quale a bono i coordinatori dei partiti (pd, mpa, fli, api) avevano detto che “era tutto a posto”. In realtà non era vero.

Anni fa avevano destato scandalo a roma alcuni ministri del governo prodi scesi in piazza per protestare contro l’esecutivo di cui essi stessi facevano parte. A sciacca sta succedendo perfino di peggio. Da mesi gli assessori della giunta comunale attaccano continuamente il loro sindaco, l’indipendente vito bono. Fanno perfino di più: litigano tra di loro. E il tappo ora rischia di saltare. Ma che succede? semplice: c’è la rincorsa alla “visibilità”. Le poltrone, tanto per intenderci. E dire che c’è stata una verifica, al termine della quale a bono i coordinatori dei partiti (pd, mpa, fli, api) avevano detto che “era tutto a posto”. In realtà non era vero.

Anni fa avevano destato scandalo a roma alcuni ministri del governo prodi scesi in piazza per protestare contro l’esecutivo di cui essi stessi facevano parte. A sciacca sta succedendo perfino di peggio. Da mesi gli assessori della giunta comunale attaccano continuamente il loro sindaco, l’indipendente vito bono. Fanno perfino di più: litigano tra di loro. E il tappo ora rischia di saltare. Ma che succede? semplice: c’è la rincorsa alla “visibilità”. Le poltrone, tanto per intenderci. E dire che c’è stata una verifica, al termine della quale a bono i coordinatori dei partiti (pd, mpa, fli, api) avevano detto che “era tutto a posto”. In realtà non era vero.

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