Una protesta che non ci convince

da Corrado Mirto, Arturo Frasca e Giuseppe Scianò
riceviamo e volentieri pubblichiamo

In Sicilia, dal 16 al 20 gennaio prossimi, andrà in scena la protesta del cosiddetto ‘Movimento dei Forconi’ che, insieme all’Associazione degli Autotrasportatori Siciliani e con l’appoggio dichiarato di tante SIGLE e di tanti movimenti che si AUTODEFINISCONO SICILIANISTI (inseriti o meno in aree governative regionali o locali), minaccia di paralizzare letteralmente la Sicilia (addirittura!).
Con tutto il dovuto rispetto per le altrui opinioni e posizioni, (rispetto che ci ha SEMPRE caratterizzato e contraddistinto!), gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu “Sicilia Indipinnenti” NON possiamo essere d’accordo, per tutta una serie di considerazioni, e NON ADERIAMO, quindi, alle MANIFESTAZIONI preannunciate.
Ai trasportatori, ai camionisti, a tutti gli operatori dei difficili collegamenti stradali, ferroviari, navali ed aerei, noi esprimiamo la nostra totale solidarietà, perché ben conosciamo le difficoltà, i sacrifici, i rischi, le responsabilità che il loro lavoro comporta. Ed è proprio per questo motivo che li esortiamo a NON prendersela con lavoratori, imprenditori e cittadini della società civile e della Sicilia produttiva.

Ci riferiamo, in particolare, agli agricoltori, come quelli delle nove province della Sicilia, i quali, se non hanno la possibilità di mandare celermente sul mercato i loro prodotti, rischiano di non venderli più, con la conseguenza di lasciare spazio alla concorrenza. Non solo: accade che il ritardo di pochi giorni provochi danni spesso irreparabili, molto maggiori del valore monetario di tutta la loro merce invenduta.
Le rivendicazioni degli Autotrasportatori Siciliani stanno via via diventando anche le rivendicazioni di tutto il Popolo Siciliano. Sarebbe un peccato che questo “idillio”, questa “sinergia” venisse interrotta bruscamente, per calcoli politici che non ci riguardano.
Qual è la differenza fra questa e le altre manifestazioni di protesta che si svolgono nel Centro e nel Nord-Italia (e qualche volta anche al SUD)? Non si capisce, perché nessuno ce lo spiega esaurientemente! E visto che gli stessi organizzatori parlano di “rivendicazione dei diritti”, rivendichiamo il nostro DIRITTO a prendere e ad affermare una chiara, libera e differente posizione.
Abbiamo letto e sentito di “stanchezza” per il “disinteresse” ed il “maltrattamento” da parte delle istituzioni. Abbiamo letto e sentito di “piattaforme rivendicative” riguardanti la produzione di energia in Sicilia e, in primis, dei prodotti petroliferi. Abbiamo letto e sentito dell’amara consapevolezza che, da noi, benzina e gasolio sono PARADOSSALMENTE più cari che altrove, con l’incommensurabile aggravante dei casi di malattie e di morti a Gela, a Milazzo e nel triangolo petrolchimico siracusano tra Augusta, Melilli e Priolo. Casi di cui sempre troppo poco si parla! Abbiamo letto e sentito della presa d’atto che lo Statuto Siciliano è stato, sostanzialmente, tradito! E via dicendo.
A ben vedere, gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu dovremmo compiacerci ed anche … rilassarci. Ma così non è. Da sempre, infatti, il FNS mette il dito nella piaga di un eufemistico “disinteresse” da parte delle istituzioni nei confronti dei gravi problemi che attanagliano la Sicilia, dall’atavica crisi occupazionale alla disgregazione del già di per sé debole tessuto economico e sociale. Da sempre addita, come PRINCIPALE causa dei nostri mali, una classe politica siciliana ASCARIZZATA e non all’altezza. Spesso addirittura asservita agli interessi dei partiti dominanti e dei potentati economici mai, o quasi mai, siciliani, capaci solo di sfruttare le nostre ricchezze ed il nostro territorio, MASSACRANDONE il tessuto economico e sociale, a prescindere dalla denominazione adottata ed anche dalle IDEOLOGIE. Da sempre urla l’FNS, spesso voce solitaria ma non ISOLATA, contro lo SFRUTTAMENTO delle risorse energetiche, per la DEFISCALIZZAZIONE dei prodotti petroliferi, affinché restino finalmente in Sicilia gli introiti fiscali connessi alle produzioni (ed agli scempi) che qui si compiono. Da sempre lamenta la mancanza di una STRATEGIA veramente siciliana per il rilancio dell’economia in Sicilia.

Da sempre denuncia il rischio reale di totale scomparsa del tessuto produttivo siciliano, qualora si decidesse davvero di SVENDERE la Sicilia agli interessi ECONOMICI e FINANZIARI della Cina, trasformandola in un mero “hub” funzionale alle sue mire espansionistiche nel Mediterraneo. Quando si dovrebbe, invece, promuovere e tutelare “a spada tratta” il MADE IN SICILY. Da sempre contesta quelle manifestazioni di piazza che fanno vedere “mobilitazioni” popolari in favore dell’applicazione dello Statuto di Autonomia e che sono spesso semplicemente l’ALIBI per castrare le ASPIRAZIONI e le RIVENDICAZIONI del Popolo Siciliano. E per tacere su altre pericolosissime manovre ANTISICILIANE, come quella di dividere la Sicilia in TRE Regionicchie; o quella di istituire la REGIONICCHIA CALABRO-SICULA dello Stretto, scorporando Messina e la sua provincia dalla Sicilia; o quella di realizzare il PONTE-IMBUTO sullo Stretto di Messina per distruggere la INSULARITA’ e la IDENTITA’ stessa (anche quella geografica) della Sicilia; eccetera, eccetera …

Sissignore, tutto questo e molto altro ancora gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu abbiamo portato e portiamo avanti con assoluta FERMEZZA, COERENZA ed INTRANSIGENZA. Ma sempre con SENSO DI RESPONSABILITA’ e SPIRITO DI SERVIZIO nei confronti della Sicilia e dei Siciliani. E nel RISPETTO delle opinioni e delle posizioni altrui. Può, infatti, apparire sin troppo facile il voler affermare le proprie posizioni, urlando e minacciando. Ben più difficile, ma certamente più gratificante e degno di onore, il sostenere le proprie posizioni SENZA COMPROMESSI, nel pieno RISPETTO di quanti, in buona fede, la pensano diversamente.
L’FNS, insomma, sta da una parte sola: dalla parte del Popolo Siciliano! Ecco, anche e soprattutto per questo non riusciamo ad accettare espressioni che esortino ad “ABBATTERE” un sistema, senza dire quale diverso altro se ne proponga. Non vorremmo, infatti, che questo nuovo sistema possa, a sua volta, ASSASSINARE la nostra economia, senza “cancellare” l’attuale classe politica e SALVANDO, semmai, i gruppi di potere che ci stanno sfruttando.
Espressioni di questo tipo non possono bastare, infatti, se non si precisano con esattezza quali siano i gruppi e quali siano i nomi ed i cognomi dei colpevoli.
Perché chiediamo precisazioni? Semplice: perché non è escluso che alcuni dei “COLPEVOLI” soffino sul fuoco e/o si fingano indignati o “forconi” essi stessi. E magari sono solo FORCHETTONI scontenti … Men che meno possiamo accettare gli inviti e le incitazioni di ben altro e più estremo tenore che si sono letti in questi giorni sulla rete e sui social network. Ci auguriamo siano solo parole e nulla più. Siamo certi, anzi, che sia così. Ma, in ogni caso, niente è più lontano dal modo di agire e di approcciarsi agli altri che ci caratterizza e, pertanto, possiamo e dobbiamo prenderne solamente le dovute distanze.

Tanto premesso e doverosamente precisato, come può pensarsi di fare il BENE della Sicilia, facendo del male ai Siciliani e paralizzandone di fatto il già gracile ed ammalorato tessuto economico e produttivo? Forse che le piccole e non sempre robuste attività imprenditoriali ed artigianali che rappresentano il principale MOTORE della nostra ECONOMIA, fondate spesso sulla rete di trasporti all’interno della Sicilia, o che da essa strettamente dipendono per la diffusione e la commercializzazione dei loro prodotti, trarranno vantaggio da un BLOCCO totale e forzato dei trasporti stessi, che si prevede possa protrarsi per giorni?
Ammesso e non concesso che le manifestazioni riescano e vadano nel senso voluto dagli organizzatori, a chi altri si pensa di nuocere, se non ESCLUSIVAMENTE ai Siciliani stessi? Perdonateci, ma non ci si venga a dire “prima svegliarla e poi cambiarla”! A nostro parere, il risveglio dei Siciliani può e deve passare innanzitutto dalla riconquista della
CONSAPEVOLEZZA della propria identità di Popolo, dalla riscoperta di una STORIA “negata”, non da atteggiamenti estremi, se non addirittura controproducenti. Occorre anche un PROGETTO per il FUTURO. Il CAOS non è una soluzione, anche perché CHI SEMINA VENTO … RACCOGLIE TEMPESTA.
Quali, in fin dei conti, le proposte politiche alternative o migliorative da mettere in campo? Sempre col dovuto rispetto, ci sembrano più DEMAGOGICHE che realisticamente realizzabili interventi che prevedano indiscriminati blocchi di cartelle esattoriali, blocco dei mutui, l’eliminazione degli stipendi o delle pensioni eccedenti i tremila euro e via dicendo. Che la “MALAPOLITICA” ed il “MALOSINDACATO” siano fondamentali concause dell’attuale crisi, non lo si scopre certamente adesso. Quantomeno, NOI non lo scopriamo adesso!

Ci dispiace dissentire e dissociarci, ma la visione della politica e del confronto politico che gli Indipendentisti FNS abbiamo sempre cercato ed in cui abbiamo sempre creduto, è ben diversa! E lo affermiamo con l’orgoglio di chi, come detto prima, ha sempre fatto della FERMEZZA, della COERENZA, dell’INTRANSIGENZA, del RISPETTO degli altri, del SENSO DI RESPONSABILITA’ e dello SPIRITO DI SERVIZIO nei confronti della Sicilia e dei Siciliani, le proprie “bandiere”. Non vorremmo che, a forza semplicemente di protestare per ogni cosa, si finisca per protestare per nessuna cosa! … E contro la Sicilia ed i suoi interessi fondamentali (lo ripetiamo con forza). In un articolo del 10 gennaio scorso pubblicato su Osservatorio Sicilia, dall’eloquente titolo “il fallimento del movimento dei forconi”, si lamenta la mancata assunzione di responsabilità, da parte degli agricoltori siciliani, «per aver tenuto l’agricoltura siciliana bloccata, sovvenzionata ed orientata secondo precisi interessi di lobby». Vi si contesta anche la mancanza di una seria imprenditoria e di investimenti nell’innovazione. Vi si critica l’assenza di proposte serie per un’agricoltura che sia all’altezza dei tempi ed il ricorso, troppo spesso, a misure assistenzialistiche e al consociativismo. Non siamo in grado di affermare se l’analisi sopra riportata sia completamente corretta o meno.
Forse, non è nemmeno questo il punto. E’ innanzitutto essenziale, a nostro parere, evitare di nuocere, lo ribadiamo, esclusivamente ai Siciliani ed al debole tessuto economico che li caratterizza. Le “RIVOLUZIONI”, o comunque le si vogliano chiamare, partono da ben più lontano, innanzitutto dalla conoscenza e dalla consapevolezza della STORIA, della propria Storia e della propria IDENTITA’, a maggior ragione se si è trattato, per troppo tempo, di una Storia “NEGATA”. Quindi, da una seria e MATURATA presa di coscienza e da un altrettanto maturo COINVOLGIMENTO.
Solo da quel momento, a nostro parere, potrà essere più facile impegnarsi per cambiare e migliorare lo stato delle cose.
Innanzitutto, CAMBIARE una classe politica troppe volte indegna di rappresentarci. Pretendere il RISPETTO per il nostro ambiente, il nostro territorio, le nostre risorse. Lottare contro le infiltrazioni mafiose nell’economia siciliana.
Lottare contro la corruzione, contro le lottizzazioni, contro il clientelismo, contro l’inefficienza dei servizi pubblici e della burocrazia. TUTELARE il nostro tessuto sociale, economico e produttivo, valorizzando i nostri prodotti tipici e
di qualità e privilegiando, sempre e comunque, il MADE IN SICILY. Impedire che la Sicilia venga SVENDUTA agli interessi ed alle mire espansionistiche commerciali di chicchessia. Potenziare, assistere il settore degli AUTOTRASPORTI e gli operatori, riconoscendone il ruolo ed il valore preziosi per l’Economia, per la qualità della vita e per i collegamenti. Abbattere i costi dei carburanti, dei traghettamenti, dei pernottamenti, dei posteggi, dei Motel, delle stazioni di servizio. Dare corpo, sostanzialmente, ad una seria STRATEGIA veramente siciliana per il rilancio  dell’economia in Sicilia.
Occorre, cioè, una vera e propria RIVOLUZIONE CULTURALE e POLITICA. Non è un percorso breve, necessita di IDEE e di tempo. Una proposta noi l’avremmo: mettiamoci subito a lavorare, rimbocchiamoci le maniche e lasciamo la demagogia e le chiacchiere fuori della porta.

Ci permettiamo di dire, infine, che ogni rivendicazione di grandi dimensioni in Sicilia non può prescindere dalla QUESTIONE SICILIANA, che è la questione di un Popolo, di una Nazione, che è diventata colonia interna dello Stato italiano. Occorre, quindi, una visione generale degli interessi siciliani e non una visione limitata in tutti i sensi.

 


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