Il documento della commissione regionale fa discutere soprattutto sulla possibilità di multe per un parlamentare che non segue la linea del proprio gruppo. Un problema non solo per i trasformisti della politica, ma anche per chi vuole rispettare il proprio elettorato. Dubbi anche sulla norma che vieta ai dipendenti pubblici di rendere pubbliche le informazioni
Il codice etico dell’antimafia regionale Sanzioni pecuniarie per chi lascia il partito
Si può costringere un parlamentare a restare nello stesso partito? Per fortuna, no. Anche se il codice etico approvato all’unanimità dalla commissione antimafia regionale e presentato ieri in conferenza stampa interviene su questo argomento. Appioppando al deputato del Parlamento siciliano che lascia il partito nel quale è stato eletto sanzioni pecuniarie.
Per la cronaca, la Commissione antimafia è presieduta da Nello Musumeci, gran persona per bene, esponente storico della destra siciliana, già presidente della Provincia regionale di Catania. Con tutto il rispetto per Musumeci, nutriamo qualche perplessità sul passaggio del codice etico. È la filosofia di questo provvedimento che non ci convince. Perché nelle democrazie parlamentari gli eletti rispondono direttamente agli elettori e non ai partiti.
Può succedere – e in Italia purtroppo succede spesso, vedi Berlusconi che in queste ore, al Senato, appoggia il governo Renzi (con Forza Italia all’opposizione…) – che i partiti cambino linea politica: e allora che facciamo? Multiamo i deputati che si rifiutano di tradire il proprio elettorato? Onorevole Musumeci, mettiamo che lei, come sta facendo Berlusconi a Roma con Renzi, decida di appoggiare il governo di Rosario Crocetta. Che facciamo, rifiliamo una bella multa ai deputati del suo gruppo che si rifiutano di votare per il governo Crocetta?
Ancora meno ragionevole – per non dire da regime – è un’altra genialata in base alla quale i dipendenti pubblici dovrebbero tenere sempre e comunque la bocca chiusa. Onorevole Musumeci, ci permettiamo di ricordare che un dipendente pubblico lavora per la collettività, cioè per l’amministrazione e non per chi governa i Comuni, la Regione o gli enti pubblici in generale (per la cronaca, il codice etico interviene sui parlamentari, sui dipendenti regionali e, in generale, per tutti gli enti e le società controllate dalla Regione siciliana).
Il discorso non cambia: se un pubblico amministratore (un Sindaco o un governante regionale, ma anche il presidente di una società regionale) si mette a fare cose strane, il dipendente pubblico deve tacere. Sennò voi lo redarguite malamente o, addirittura, lo licenziate? Non vi sembra un po’ strano questo passaggio del codice etico? Lo sappiamo, ci avete lavorato sette mesi in un clima di grande unità di intenti. Ma anche tante persone messe assieme possono deliberare cose sbagliate e voi, tra multe ai deputati troppo liberi e mordacchia ai dipendenti pubblici lo state ampiamente dimostrando.
Diceva Francois de La Rochefoucauld, autore che lei, onorevole Musumeci, dovrebbe conoscere: «Si danno i consigli, ma non si dà la saggezza di seguirli».