Da gennaio sono aumentati i senza lavoro nell'Isola, mentre 200mila persone usufruiscono degli ammortizzatori sociali. Un dato che si riflette anche nel grande afflusso di richieste da parte dei siciliani al Piano nazionale Garanzia Giovani, progetto del governo per favorire l'inserimento lavorativo. Se n'è parlato al congresso regionale della Uil Temp
Sicilia, 100mila disoccupati in più nel 2014 Uil: «Il Jobs Act non risolve i problemi»
Centomila disoccupati in più e duecentomila persone sotto ammortizzatori sociali. E’ il quadro desolante del lavoro in Sicilia nei primi cinque mesi del 2014, descritto al congresso del sindacato Uil Temp. Una richiesta di occupazione che si riflette in un altro dato significativo: l’isola è al secondo posto per numero di iscritti al Piano nazionale Garanzia Giovani, progetto volto all’inserimento lavorativo. «In Italia un giovane su due non lavora. Quello di cui ci rendiamo conto è che con le norme non si crea occupazione, dobbiamo investire nel turismo e supportare le imprese per far sì che loccupazione cresca. Non farlo mi sembrerebbe veramente assurdo, da Medioevo». Sono le dichiarazioni rilasciate a CTzen dal segretario generale Uil Temp Magda Maurelli in riferimento alla gravissima crisi occupazionale che incombe sul nostro paese e che ha costituito oggetto di dibattito nell’ambito del congresso del sindacato Uil Temp dal titolo «Precari in Sicilia. Storie di ordinaria quotidianità: proposte per la crisi», tenutosi presso lHotel Parco degli Aragonesi. Il segretario, in particolare, spende parole critiche nei confronti del Jobs act adottato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, in quanto attuerebbe una riforma del lavoro soltanto parziale.
«Loccupazione non si fa solo con proroghe su alcuni contratti spiega Maurelli- la riforma è un concetto nobile, ma rivedendo solo due contratti non può essere definita tale. Siamo lunico Paese che non investe, aspettiamo da anni una riforma che parta dagli ammortizzatori sociali, per questo il Jobs act non ci piace. Vogliamo una riforma per i servizi del lavoro, ma soprattutto capire come un contratto a tempo determinato possa garantire una continuità di reddito. Lapproccio è stato sbagliato», conclude. Unaula gremita quella del congresso regionale tenutosi alla presenza del segretario regionale Claudio Barone, del segretario Uil Catania Angelo Mattone e del segretario siciliano del sindacato Giancarlo Mattone, che ha sancito lapertura dei lavori con una lunga relazione volta a illustrare la preoccupante situazione in cui si trovano i giovani precari. «I nostri sforzi si rivolgono a tutti i giovani competenti afferma – a quelli costretti a inventarsi un lavoro, a tutta quella serie di contratti atipici che spesso celano rapporti di lavoro subordinato».
Il dibattito è proseguito contemplando gli interventi dei vari delegati Uil dislocati sul territorio siciliano, accomunati da un grande rammarico, quello verso la chiusura mostrata dal premier Renzi, duramente criticata anche nel corso dellintervento da Angelo Mattone: «Renzi non ci vuole convocare e rifiuta la concertazione, ma noi abbiamo i lavoratori e i tanti iscritti dalla nostra parte», afferma. «Vogliamo labolizione della Riforma Fornero e della Riforma Brunetta, abbiamo delle idee sulla riforma della pubblica amministrazione e presto le consegneremo alle istituzioni», conclude. Toni forti e concitati quelli dei rappresentanti del sindacato, principalmente a causa di una mancata convergenza con la politica.
Ma è tanta la voglia di mettersi in gioco a sostegno dei lavoratori precari e di coloro in attesa di inserimento, come tiene a sottolineare Mattone: «Solidarietà non è soltanto una parola, deve essere concretizzata continua dobbiamo dare un contributo di grande rilievo, senza padroni e senza padrini». Lobiettivo è quello di attuare interventi forti e mirati, soprattutto alla luce dei significativi dati emersi in seguito all’apertura del Piano nazionale Garanzia Giovani, con la Sicilia seconda – come detto – per numero di iscritti. Un dato che implica il bisogno di supporto, oltre che la necessità di coesione e di ununità di intenti tra i vari sindacati. «Non vi sono altri metodi di lavoro conclude Mattone- se non una contaminazione tra le varie categorie».