In Sicilia gli specialisti sono 416 rispetto ai 786 posti da coprire. Sullo sfondo la mancanza di assunzioni, stipendi troppo bassi ed episodi di violenza. «Per la Sanità è uno tsunami che coinvolge anche i pazienti», afferma Giuseppe Bonsignore di Cimo
Pronto soccorso, tra aggressioni e mancanza di personale «Situazione destinata a peggiorare. A rimetterci è l’utenza»
«Niente cure gratis ai violenti». Quella lanciata nel corso di Direttora D’Aria, su Radio Fantastica, da Toti Amato, presidente dell’ordine dei medici della provincia di Palermo, vuole essere una provocazione, ma anche un’esortazione per mettere la politica di fronte a un problema che ormai piega la Sanità: ovvero quello dell’aggressione a medici e operatori dei Pronto soccorso. A questo si aggiunge la mancanza di personale, non reclutato per la carenza di concorsi o perché le condizioni a cui è sottoposto un medico di un reparto d’emergenza oggi sono al limite della sopportazione. «Bisogna che chi sia deputato a decidere faccia qualcosa in più. Per un medico del Pronto soccorso significa andare a lavorare non sapendo come finisce la giornata». Le prime battute di Amato bastano già a fotografare un quadro chiaro ma altrettanto critico di quello che attraversa il settore. Stando ai fatti di cronaca registrati negli ultimi anni in Sicilia, nel giro di pochi anni le aggressioni ai medici in Sicilia non si sono mai fermate. Senza contare gli episodi che non vengono denunciati: di minore entità, certo, ma che, sommati. mettono il personale in una condizione di forte pressione e stress lavorativo.
Nell’Isola, gli ultimi due casi eclatanti si sono registrati a Palermo. Lo scorso 11 luglio un medico del Policlinico è stato preso a calci e pugni perché si sarebbe rifiutato di effettuare una visita fuori dall’orario stabilito. Sempre a Palermo, lo scorso giugno è stato aggredito un medico del Pronto soccorso Villa Sofia. Mentre, a maggio al Cannizzaro di Catania, un uomo è stato accusato di lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale, l’uomo sarebbe andato in escandescenza per aver atteso troppo tempo. Il 19 settembre 2016 una dottoressa del Pronto soccorso del Cannizzaro è stata picchiata perché nel referto aveva scritto che un uomo si era allontanato dal reparto. Il primo gennaio 2017, all’ex ospedale Vittorio Emanuele, un commando di persone era entrato nel nosocomio distruggendo parti della struttura perché esigevano le generalità di una donna che nel pomeriggio aveva avuto un incidente con un pregiudicato: tutto con la complicità di un barelliere, che ha avuto una condanna a due anni e due mesi. Sempre nel 2017 una dottoressa della Guardia medica di Trecastagni è stata aggredita in piena notte e poi violentata. Nel 2019 un medico è stato preso a calci e pugni per i tempi di attesa troppo lunghi. Il 15 settembre 2021, la Guardia medica di Portopalo è stata distrutta con un’ascia.
La lista degli eventi spiacevoli, aumentati subito con la fine delle restrizioni dovute al Coronavirus, sarebbe lunga ma le risposte da parte delle istituzioni, finora, non sarebbero state tantissime. «È un fatto di educazione, prima di tutto, dove tutti devono fare la loro parte. Compresa la stampa e i programmi della televisione, dove sembra che tutto si debba risolvere sempre in polemica – spiega Amato – Poi bisogna rivedere l’aspetto delle nostre strutture ospedaliere, guardie mediche comprese, con percorsi d’accesso ben precisi e controllati. Inoltre il ministero ha tolto le forze dell’ordine a presidiare, lasciando la gestione alla vigilanza privata, determinando un aggravio per gli ospedali. Le figure vanno reintrodotte». E, non ultimo, c’è il problema proprio della carenza di personale, una delle lacune principali del settore che, di riflesso, si ripercuote sui servizi e quindi sulla capacità di soddisfare le richieste dell’utenza. In Sicilia si stimano poco più del 50 per cento dei medici al Pronto soccorso rispetto a quelli che servono. La motivazione sta nella mancanza di assunzioni ma, come fa notare anche il presidente dell’ordine «nel blocco della spesa per il personale e specialmente per gli specialisti che devono prendere servizio nei Pronto soccorso – osserva – con remunerazioni basse e medici sottopagati» a fronte di orari e mansioni stressanti. Il numero di operatori è veramente insufficiente».
Proprio sulla carenza di personale, il 12 luglio si è tenuta una conferenza a Villa Maginisi a cui, insieme allo stesso Amato, hanno partecipato Giuseppe Bonsignore e Benedetto Spampinato rispettivamente segretario regionale e presidente regionale della federazione di Cimo (Comitato italiano medici ospedalieri). All’incontro ha preso parte anche l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza. «Quello del personale rischia di essere uno tsunami – dice Bonsignore – Il problema è nazionale, ma noi ci concentriamo sul focus della Sicilia, dove su 786 posti di medici previsti nei Pronto soccorso, ce ne sono 416. Quando finisce un turno, in mancanza di medici, un altro specialista, che sai un cardiologo o uno pneumologo, presta servizio. È un allarme che lanciamo da dieci anni, ma la situazione è destinata a peggiorare».
Anche Bonsignore si concentra sul problema delle assunzioni. «Paghiamo anni di università a numero chiuso e di insufficienti borse di studio – aggiunge – Nonostante tutto, quando un giovane medico decide di stare al Pronto soccorso deve essere preoccupato di essere preso a calci e pugni, pur essendo sottopagato». Nel frattempo l’assessore Razza ha preso nota delle criticità fatte emergere durante la conferenza. «I medici stanno stringendo la cinghia da tempo. Razza ha ascoltato le nostre proposte – chiosa Bonsignore – Per alcune è disposto a venirci incontro, per altre è più complicato agire, considerato anche che siamo alla fine della legislatura. Fatto sta che si deve porre rimedio a una situazione destinata sempre di più a peggiorare».