Il presidente della Regione Siciliana sottolinea come in tutti i sondaggi risulti vincente. Eppure fa notare «gli attacchi subiti dal fuoco amico». Non si dimette, ma è pronto a un'eventuale candidatura. «Ho un impegno col popolo siciliano», afferma
Musumeci contro critiche e scelte del governo nazionale «Io un personaggio scomodo in una terra di paradossi»
Solo. Nello Musumeci si presenta da solo per dire che è pronto al passo «di lato per il bene della colazione di centrodestra». Non si dimette, dunque, ma è pronto a mettere da parte la sua ricandidatura alla presidenza della Regione per non dividere la colazione che lo ha sostenuto in questi anni. Si definisce, però, anche «scomodo in una terra di paradossi». Perché, e a più riprese ricorda, «in tutti i sondaggi risulto vincente». Non è quindi preoccupato per i fischi ricevuti al teatro antico di Taormina né per gli attacchi subiti nell’ultimo anno dal «fuoco amico» cioè da alcuni parlamentari all’Assemblea Regionale Siciliana di maggioranza. Piuttosto punta il dito contro il governo nazionale sostenuto dal Movimento 5 Stelle e dal Partito Democratico dimenticando gli alleati Forza Italia e Lega (che in Sicilia si presenta come Prima l’Italia).
Durante i suoi venti minuti, Musumeci non parla mai di resa. Anzi tiene a precisare che non si dimette. «Ho un impegno – ha detto – con il popolo siciliano che servirò rimanendo con la schiena dritta, con lo stesso entusiasmo del primo giorno. Andrò avanti a programmare e aprire nuovi cantieri. La mia è una scelta di responsabilità». Smentisce, anche, qualsiasi richiesta di poltrona a livello nazionale in cambio della sua non ricandidatura. «Non accetto compromessi – ha proseguito – e Giorgia Meloni conosce la mia morale e io la sua fermezza». Toni decisi e cordiali per la sua leader dato che nel frattempo è entrato in Fratelli d’Italia, segnando così un cambio di marcia rispetto ad alcuni anni fa quando lasciò, tra le polemiche, Alleanza Nazionale per inaugurare Alleanza Siciliana e poi Diventerà Bellissima.
Il sipario, quindi, resta aperto. La scena continua ad essere impegnata. «Ogni ulteriore considerazione – sottolinea – sarà resa nota al momento opportuno, in altre occasioni. Mi fa ridere quando si dice che non parlo con i partiti o che non passo la palla, non faccio toccare la palla. Ci sono palle e palle. Di diverso colore. Ci sarà un momento per parlare delle palle. Anche di quelle che sono pericolose toccare. Siamo in Sicilia». Il riferimento, non tanto sottinteso, è alle dichiarazioni del presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gianfranco Micciché, leader azzurro in terra di Sicilia, che aveva detto proprio che Musumeci non passa la palla. Una metafora calcistica, a questo punto, che vedrà la resa dei conti nello spogliatoio e dove si capirà chi ha scassato il centrodestra non a parole ma con i fatti.