2012: anno orribile per chi?

A parte le profezie Maya, il 2012 deve per forza annunciarsi come “annus horribilis”? Con gli amici e parenti, nello scambio di auguri, si ripeteva “che almeno non sia peggiore del 2011”. Le aspettative sono veramente basse.
Il discorso agli italiani del Presidente Giorgio Napolitano aveva un tono da ultima spiaggia: “L’emergenza resta grave e la fiducia rischia di essere oscurata da interrogativi angosciosi che possono tradursi in scoraggiamento e indurre al pessimismo… il debito pubblico che abbiamo accomulato nei decenni pesa come un macigno e ci costa tassi di interesse pericolosamente alti”. Ma nonno Giorgio ha anche spronato: “L’Italia può e deve farcela” perché “siamo convinti che i frutti non mancheranno. I sacrifici non risulteranno inutili. Specie se l’economia riprenderà a crescere: il che dipende da adeguate scelte politiche e imprenditoriali, come da comportamenti diffusi, improntati a laboriosità e dinamismo, capaci di produrre coesione sociale e nazionale”.
Dalla crisi Napolitano è convinto che “la nostra società deve uscirne più severa e più giusta, più dinamica, moralmente e civilmente più viva, più aperta, più coesa”. Senza avere paura dei sacrifici, perché la preoccupazione maggiore degli italiani deve essere “quella di assicurare un futuro ai figli, ai giovani. È questo l’impegno cui non possiamo sottrarci”. Napolitano ha ricordato agli italiani che già in un recente passato hanno affrontato e vinto crisi gravissime grazie allo “slancio costruttivo nel confronto” dei suoi lavoratori che nel fare sacrifici hanno mantenuto “visione e ruolo nazionale” come seppero fare nel secondo dopoguerra e nel tragico 1977 dell’inflazione al 20% e degli attacchi del terrorismo.
Il passaggio che mi è piaciuto di nonno Giorgio è stato l’attacco alla corruzione e l’evasione. “A partire dagli anni Ottanta la spesa pubblica è cresciuta in modo sempre più incontrollato, e ormai insostenibile. E c’è anche chi ne ha tratto e continua a trarne indebito profitto: a ciò si legano strettamente fenomeni di dilagante corruzione e parassitismo, di diffusa illegalità e anche di inquinamento criminale. Né, quando si parla di conti pubblici da raddrizzare, si può fare a meno di mettere nel mirino l’altra grande patologia italiana: una massiccia, distorsiva e ingiustificabile evasione fiscale. Che ci si debba impegnare a fondo per colpire corruzione ed evasione fiscale, è fuori discussione”.
Il vecchio e saggio presidente degli italiani ha cercato di trasmettere agli italiani il messaggio che il tempo del Berlusconismo è finito per sempre e occorrerà più onestà e meno furbizia: solo così per l’Italia il 2012 sarà l’inizio della riscossa.
Ma le sorti dell’Italia non dipenderanno solo dagli italiani, così come quelle dell’Europa non solo dall’Italia; così gli Stati Uniti non saranno i soli responsabili per la stabilitá del resto del mondo. Intanto fa paura vedere che c’è una parte dell’America che, almeno dalla scelta dei temi discussi dai candidati repubblicani per la Casa Bianca, mostra di possedere una visione “primitiva” del mondo che verrà. Per questo l’augurio più grande per il 2012 è che sia l’anno della riconferma di Barack Obama alla presidenza.
Certo che resta difficile augurarsi il “buon anno” quando, per esempio, si guarda al listino della spesa dei Paesi del Golfo Persico sempre piú spaventati dall’Iran: gli Emirati arabi compreranno nel 2012 ben 3,48 miliardi in missili e altra tecnologia militare dagli USA che, a propria volta, hanno appena venduto 30 miliardi di dollari in aerei caccia F-15SA all’Arabia Saudita.
Al Pentagono dicono che queste vendite servono “alla stabilità” della regione… Nell’area del pianeta strategicamente più importante tutto sembra indicare la prossimità di una nuova guerra, solo che con l’Iran non sarà come l’Iraq o l’Afghanistan: preparatevi, se ci sará lo scontro con una delle nazioni più antiche dell’umanità, come minimo si tornerá tutti in bicicletta…
Ma per allentare la presa del pessimismo per il nuovo anno, serve leggere il Christian Science Monitor, storico giornale internazionale di Boston sempre più globale grazie a internet. Il Monitor ha rifiutato il vento negativo della crisi e scommette sul futuro. Avete paura della guerra? In realtà gli esperti ci dicono che se ne combattono sempre meno, le morti in combattimento sono diminuite del 90 per cento negli ultimi 60 anni. E non si parla di sole grandi battaglie, ma anche di guerriglia e terrorismo: nonostante l’11 settembre 2001, gli attacchi sarebbero sempre meno frequenti e fatali.
Ok, ma la crisi economica? Sempre sul Monitor si ricorda che, secondo i dati della Banca Mondiale, il numero di persone che vivevono con meno di 1.25 dollari al giorno si prevede per il 2015 sarà di 883 milioni invece dei 1.4 miliardi del 2005 e dei 1.8 miliardi del 1990. E le previsioni per i Paesi in via di sviluppo nel ridurre la fame, aumentare la scolarizzazione e garantire pieni diritti alle donne sono in continua ascesa. Le donne ora rappresentano il 40 per cento della forza lavoro nel mondo e oltre il 50 per cento della popolazione studentesca universitaria mondiale. Così, alla fine, tutto si collega alla diffusione della democrazia che, con l’esplosione della primavera araba, sta chiudendo l’era dei popoli governati da regimi autoritari.
Insomma, nel mondo non si accetta più nulla che non sia la garanzia delle libertà essenziali. Se l’arrivo del 2012 lo si vede da altri angoli del mondo, il futuro dell’umanità appare ancora all’insegna del progresso.

(Questo articolo esce contemporaneamente su America Oggi).

 

Stefano Vaccara

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