Mafia, al via processo a imprenditore Scimonelli Accusato di omicidio, è vicino a Messina Denaro

Udienza lampo, questa mattina, per il processo che vede alla sbarra il partannese Domenico Scimonelli di 50 anni, accusato di essere il mandante di un omicidio avvenuto nel 2009. Collegato in videoconferenza dal carcere di Cuneo, l’ex imprenditore, considerato dagli investigatori uno dei fedelissimi di Matteo Messina Denaro, ha chiesto al presidente della corte d’Assise, Franco Messina, di essere trasferito presso le carceri di Trapani o Palermo per poter seguire da vicino le udienze viste le critiche condizioni di salute. I giudici si sono riservati di decidere. 

Il processo entrerà nel vivo il 5 di aprile con i primi testi dell’accusa: i marescialli De Filippi e Daidone, che hanno gestito le prime fasi delle indagini. La vicenda risale al maggio del 2009, quando il pregiudicato Salvatore Lombardo venne freddato con due colpi di fucile, davanti al bar Smart Cafè di Partanna. Un omicidio che assunse subito i contorni del giallo. Per anni, gli investigatori hanno brancolato nel buio. Nessun movente, nessun assassino. La svolta al cold case arriva nel 2015, quando gli uomini della Squadra mobile di Trapani di concerto con i carabinieri, indagando sulla primula rossa di Castelvetrano, arrivano a Scimonelli, indicato come il mandante del delitto, ad Attilio Fogazza e Nicolò Nicolosi accusati di essere gli esecutori materiali. 

Sono proprio le dichiarazioni dei due presunti killer a inchiodare l’ex imprenditore. In particolare Fogazza avrebbe confermato la presenza dell’uomo sulla scena del crimine. «Era avanti a bordo della sua auto – dichiara ai magistrati – e ha visto tutto dallo specchietto retrovisore». Secondo la ricostruzione fornita dagli investigatori, a sancire la condanna a morte di Lombardo sarebbe stato il furto di un furgone carico di merce, destinato al supermercato Despar di proprietà di Scimonelli. Fogazza e Nicolosi hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Con l’udienza di fronte al gup del tribunale di Trapani è fissata per il prossimo 24 marzo.

Chi è Domenico Scimonelli
Passione per la politica e per il vino. Domenico, detto Mimmo, Scimonelli è parecchio conosciuto nella zona del Belice. La sua azienda vinicola Occhio di sole è stata anche premiata al Vinitaly. Arrestato nell’agosto del 2015 nell’ambito dell’operazione Ermes e condannato in primo grado a 17 anni di reclusione, nel luglio dello scorso anno è stato raggiunto da un provvedimento di sequestro di beni, eseguito dagli agenti della divisione anticrimine della questura di Trapani, di concerto con la guardia di finanza per tre milioni di euro. L’ex imprenditore ha contribuito alla creazione di un consorzio vitivinicolo e ha fatto parte del consiglio nazionale della Democrazia cristiana di Angelo Sandri. Scimonelli era già rimasto invischiato in affari di mafia nel 1998, nell’ambito dell’operazione Progetto Belice, culminata nel 2003 in una condanna in appello a tre anni e sei mesi per associazione mafiosa, incendio e danneggiamenti

È considerato uno degli uomini più vicini al latitante Matteo Messina Denaro. Per gli inquirenti avrebbe aiutato economicamente il latitante. Il collaboratore di giustizia Attilio Fogazza, a parte rivelare ai magistrati i particolari dell’omicidio Lombardo, ha anche parlato dei rapporti tra Scimonelli e il boss di Castelvetrano. «Nel 2008 – ha dichiarato Fogazza – mi disse che con Matteo Messina Denaro erano amici di infanzia andavano insieme a Triscina e ne conosceva la famiglia. Nel 2010, disse di averlo incontrato al porto vecchio di Mazara. Mi raccontò: “Mi sono visto cu u siccu”. È nervoso perché cominciano a mancare i soldi e non può pagare chi è in carcere. Poi – continua Fogazza nel suo racconto – alla Despar fu un ammanco di 150 mila euro. Io sapevo che li aveva dati a Matteo Messina Denaro. Nel 2012, Scimonelli mi chiese un’auto in prestito, come faceva quando nei suoi movimenti non voleva dare nell’occhio. Io gli diedi una Punto. Tornò con l’auto, le scarpe e i jeans tutti sporchi di fango. Gli ho chiesto: “Ma dove sei stato?” E lui mi rispose che aveva incontrato Matteo Messina Denaro lungo la strada vecchia tra Mazara e Salemi. Un giorno, al bar, sul giornale c’era la foto di Matteo Messina Denaro e lui mi disse: “E quando lo prendono? È completamente cambiato“.    


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