Operaio Messinambiente morto, nove rinvii a giudizio Pm: «Con la giusta formazione non sarebbe successo»

Il prossimo 13 gennaio comincerà il processo per la morte dell’operaio di Messinambiente Antonino Tomasello, che perse la vita a Pace il 3 luglio del 2014 mentre lavorava su una spazzatrice. Ieri si è svolta l’udienza preliminare e il gup Daniela Urbani ha deciso di rinviare a giudizio, con l’accusa di omicidio colposo, i nove indagati dell’inchiesta condotta dalla pm Anna Maria Arena, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Antonio Carchietti

Tomasello è morto mentre era in servizio, stava affrontando, a bordo di una spazzatrice, il lungo rettilineo in discesa di via Bertuccio, quando ha perso il controllo del mezzo che si è spostato a destra precipitando nella fiumara, dopo aver oltrepassato il marciapiedi e le aiuole e aver sfondato la ringhiera metallica a protezione del letto del torrente Pace. Il 14 marzo scorso la sostituta Arena ha depositato agli atti una modifica dell’imputazione che ha allargato le responsabilità tecniche in relazione al reato di omicidio colposo, facendo riferimento anche alla manutenzione del mezzo. La magistrata ha sottolineato «la negligenza» per non aver curato «la manutenzione della macchina spazzatrice» su cui si trovava Tomasello, o comunque per non aver vigilato. Responsabilità che, secondo l’accusa, sarebbero da condividere anche con Angelo Silvestri, manutentore esterno per Messinambiente, nei cui confronti si procede separatamente.

Alla base di questa nuova contestazione ci sono i risultati della perizia eseguita dal medico legale Bruno Andò, che ha accertato che l’operaio è morto per le complicanze seguite all’incidente, e non è stato invece stroncato da un malore che poteva avergli fatto perdere il controllo del mezzo. L’esame ha inoltre accertato che il lavoratore – che aveva 59 anni e che per oltre vent’anni aveva lavorato al Comune per poi transitare nel 2000 nella partecipata – non aveva nel suo lavoro alcuna limitazione dovuta a patologie. L’accusa contesta ora ai dirigenti e ai dipendenti di Messinambiente la mancata vigilanza sulle norme di sicurezza poste a protezione del personale che effettua i servizi in strada, in particolare la mancata formazione degli operai al corretto uso dei mezzi, in questo caso specifico la spazzatrice. 

Come sostenuto dalla pm «l’evento, riconducibile alla velocità di marcia e alla perdita temporanea di efficienza dei freni, non si sarebbe verificato qualora il Tomasello fosse stato adeguatamente informato (e addestrato) in ordine alle modalità di conduzione della macchina spazzatrice su tratte in discesa». In particolare, secondo quanto ricostruito durante le indagini, la spazzatrice in discesa avrebbe dovuto muoversi in modalità “condizione di lavoro” con l’azionamento delle turbine, mentre quando è caduto nel torrente, Tomasello guidava in modalità “trasferimento”, sottoponendo i freni a un sovraccarico in discesa. 

Sempre nel corso dell’udienza di ieri il gup Urbani ha estromesso Messinambiente come responsabile civile, ai fini cioè di un futuro risarcimento. Questo perché il legale della partecipata ha eccepito che alla società non è stato garantito il diritto di prendere parte a quegli accertamenti tecnici irripetibili – a cominciare dalle perizie sulla spazzatrice – che sono a base della citazione della società stessa. 

Compariranno davanti al giudice Alessio Ciacci, al tempo commissario di Messinambiente; Natale Cucè, responsabile del Servizio prevenzione e protezione; Filippo Marguccio, responsabile dell’autocentro; Antonino Miloro, direttore tecnico; Armando Di Maria, ex liquidatore; Pietro Arrigo, Roberto Lisi e Cesare Sindoni, addetti al Servizio di prevenzione e protezione; Claudio Sindoni, dirigente responsabile del settore servizi.


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