Le influenze della lingua araba nel dialetto siciliano «Molte nel commercio, assenti nella vita affettiva»

Un panino ca giuggiulena. È quasi impossibile per un siciliano non aver mai pronunciato questa frase. I semi di sesamo (per chi vive oltre lo Stretto) nel dialetto fanno ancora riecheggiare la radice araba. Un esempio non certo isolato, perché ogni idioma, nazionale o regionale, è anche una composizione di prestiti, trasformazioni linguistiche, evoluzioni lessicali, retaggi e tradizioni. 

La Sicilia, anche per la sua posizione geografica, è stata storicamente terra di conquiste. Greci, latini, arabi, normanni, angioini e spagnoli, che nel corso dei secoli hanno occupato l’Isola, hanno diffuso parole, espressioni e costrutti che, ancora oggi, fanno parte del nostro patrimonio dialettale. Uno studio statistico, fatto su circa cinquemila parole siciliane, indica che oltre il 50 per cento di esse deriva dal latino, il 15 per cento dal greco e solo il 6 per cento dall’arabo e dal francese

Un libro di recente pubblicazione, Cristiani e musulmani nella Sicilia normanna (Edizioni di storia e studi sociali, 2015), ha affrontato il complesso rapporto tra cristiani e musulmani nel Regnum Siciliae degli Altavilla, offrendo anche una prospettiva storico-linguistica sugli arabismi presenti all’interno del dialetto siciliano. «I canali attraverso i quali l’arabo entra in contatto con il siciliano sono sostanzialmente due – spiega Ferdinando Raffaele, coautore del libro e curatore del saggio sui riflessi linguistici degli arabismi romanzi -. Il primo è rappresentato dalla conquista militare della Sicilia da parte degli arabi con il conseguente trasferimento nell’isola di centinaia di migliaia di persone. Delle quali solo una parte parlava l’arabo, mentre la maggior parte era di altre lingue come quella berbera o la persiana. Tuttavia – continua lo studioso – per le varie componenti etnico-linguistiche giunte in Sicilia, l’arabo rappresentava la lingua di cultura, in quanto lingua del libro sacro e della liturgia islamica. Il secondo canale – aggiunge Raffaele – è dato dai commerci che, nonostante lo stato di conflitto tra arabi ed europei, non cessano mai di esistere». 

Oggi l’influenza araba è riscontrabile in circa 300 parole siciliane, molte delle quali riguardano l’agricoltura e le attività ad essa collegate. Gli arabi, infatti, introdussero in Sicilia molte tecniche all’epoca sconosciute, specialmente nel campo dell’irrigazione e della coltivazione di nuove piante. «La lingua araba ha lasciato le tracce più profonde e durature – prosegue Raffaele – anche nel lessico riguardante il commercio, la pesca, l’edilizia e l’artigianato. Di contro, vi sono pochissime tracce nell’ambito del diritto, della norma sociale e della religione e sono quasi del tutto assenti nel lessico dell’interiorità e della vita affettiva». 

La lingua araba è, dunque, penetrata nel lessico materiale e non ha inciso significativamente su quello immateriale. «Questa analisi – conclude Raffaele – confermerebbe che tra la popolazione locale, che parlava il volgare neolatino , e quella arabofona c’è stato un importante rapporto di convivenza ma non quella fusione culturale alla quale fanno riferimento gli studiosi che parlano di sintesi felice, durante il dominio arabo e poi sotto i primi re normanni, tra la popolazione di cultura greco-latina e di religione cristiana e quella di lingua araba e di religione islamica». 

Tra gli arabismi presenti ancor oggi nel siciliano, soprattutto in ambito agricolo, possiamo ricordare: fastuca, che indica sia la pianta che il frutto del pistacchio, dall’arabo fustuq ; gébbia, che è la vasca per la raccolta delle acque, dall’arabo djeb; cantàru, misura di peso pari a cento rotoli, cioè il quintale, dall’arabo qintar ; tùmminu, misura di superficie, dall’arabo tumn che indicava l’ottava parte; càlia , i notissimi ceci abbrustoliti, dall’aggettivo arabo qaliyya cioè fritto o arrostito; zibbìbbu, uva bianca da tavola e il relativo vino, dall’arabo zabib cioè uva passa; giarra, recipiente di terracotta adoperato per conservare i liquidi e soprattutto l’olio, dall’arabo garra; dammùsu, che indicava il carcere, dall’arabo dammus caverna, e tannura, il focolare o forno rustico, dall’arabo tannura

Una citazione particolare merita cabbasìsa, che vuol dire bacca rinomata, dall’arabo habb aziz. Si tratta di una specie di pianta erbacea che produce un tubero commestibile noto come zigolo dolce e dei piccoli frutti ovali ricoperti da una peluria. L’espressione tipica del dialetto palermitano – che rimanda ai genitali maschili – è divenuta famosa grazie allo scrittore Andrea Camilleri che, attraverso il commissario Montalbano, ha contribuito a diffondere un modo di dire prettamente siciliano e di origine araba in tutta Italia. 


Dalla stessa categoria

I più letti

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Bottiglie in plastica del latte che diventano dei colorati maialini-salvadanaio. Ricostruzioni di templi greci che danno nuova vita al cartone pressato di un rivestimento protettivo. Ma anche soluzioni originali di design, come una lampada composta da dischi di pvc, un grande orologio da parete in stile anni ’70 in polistirolo e due sedie perfettamente funzionanti […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]