L’Ars si prepara a designare i grandi elettori E a decidere sul nuovo mutuo miliardario

Riprende a pieno ritmo l’attività parlamentare a Palazzo Reale di Palermo, sede dell’Assemblea regionale siciliana. Oltre alla terza Commissione legislativa chiamata a riesaminare il disegno di legge sulle Camere di Commercio, c’è l’Aula, convocata oggi pomeriggio. Due gli argomenti all’ordine del giorno: la designazione dei tre grandi elettori che parteciperanno all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e il disegno di legge sul mutuo da quasi un miliardo e 800 milioni di euro.

La designazione dei tre grandi elettori è prevista dalla Costituzione del nostro Paese. Le Regioni, in occasione dell’elezione del nuovo capo dello Stato, sono chiamate a indicare tre grandi elettori (fa eccezione la Val d’Aosta, che designa un solo grande elettore). In Sicilia, per tradizione, vengono sempre designati il presidente della Regione, il presidente dell’Ars e un esponente dell’opposizione (questo perché, di solito, capo della Giunta regionale e presidente del Parlamento dell’Isola vengono espressi dalla maggioranza). Questa volta, però, non possono essere escluse sorprese. Vediamo il perché.

Intanto il governo di Rosario Crocetta, in Aula, non può contare su una salda maggioranza. Quando hanno presentato una mozione di sfiducia contro di lui, il governatore ha racimolato 44 voti in suo favore, ovvero due voti in meno della maggioranza semplice (46 voti su 90, che è il numero degli attuali parlamentari dell’Ars). A questo si aggiunge che Crocetta non è molto popolare tra i deputati di Sala d’Ercole, visto che in due anni ha più volte polemizzato con il Parlamento dell’isola. Insomma, non può essere esclusa qualche sorpresa (una sua esclusione dal terzetto di parlamentari regionali da inviare a Roma per l’elezione del nuovo capo dello Stato sarebbe clamorosa).

Ricordiamo che per eleggere i tre grandi elettori si vota con la scheda. Ogni deputato dell’Ars può esprimere fino a tre preferenze. I primi tre nomi eletti saranno quelli che si recheranno a Roma dove, in seduta comune con i deputati e i senatori, eleggeranno il nuovo presidente della Repubblica.

Un altro argomento di una certa rilevanza politica è il mutuo. Non più di due miliardi di euro, ma di un miliardo e 700 milioni di euro e rotti. Si tratta di un nuovo indebitamento necessario per ridare liquidità al sistema, rimasto a secco dopo i tagli operati dal governo Renzi: quasi quattro miliardi di euro mettendo assieme gli accantonamenti operati nel 2015 e, quest’anno, i tagli dei fondi Pac e i mancati riconoscimenti delle risorse previste dalla legge nazionale sul federalismo fiscale. Sul mutuo pesa l’incognita della Cassa depositi e prestiti, che tiene bloccato alla Regione un mutuo da circa 370 milioni di euro dal 2013 e due mutui (uno da 55 milioni e il secondo da 90 milioni di euro) dallo scorso anno.   


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