Circa trecento nuclei familiari si sarebbero allontanati dopo il vasto incendio che ha distrutto l'accampamento. Le istituzioni presenti sul luogo provano a capire come muoversi mentre i pompieri domano i nuovi focolai che si riaccendono per il vento. Rimangono ancora ignote le cause del rogo. Guarda le foto
Zia Lisa, brucia il campo rom vicino al cimitero Consoli: «Nessuna notizia su famiglie nomadi»
Un’enorme distesa in fiamme alle spalle del cimitero comunale di Catania, piena di rifiuti, sterpaglie e casupole abbandonate. Il tutto avvolto da una fitta coltre di fumo che, alimentata dal forte vento che soffia verso il mare, sta creando serie difficoltà ai visitatori del cimitero e alle attività commerciali che si trovano tutte intorno.
Uno scenario post apocalittico si staglia davanti agli occhi di chi osserva uno dei più grandi campi rom del meridione, ora distrutto dall’incendio che da questa notte ha avvolto le baracche dei nomadi per motivi ancora da accertare. «Qui vivono intere famiglie, cucinano, accendono fuochi, fanno quello che vogliono – commenta un cittadino presente sul luogo – non credo proprio che rispettino norme di sicurezza di alcun tipo». Sarebbero infatti circa 300 i nuclei di rom e sinti che risiedono in modo stabile nel terreno, di proprietà di un privato, che però attualmente sono scomparsi senza lasciare traccia.
Una vera e propria comunità che dopo la genesi del rogo avrebbe abbandonato la zona, trovando probabilmente rifugio negli altri due campi catanesi, entrambi a San Giuseppe La Rena. Uno, il più grande, sotto il ponte dell’ex ipermercato Auchan, e l’altro poco più avanti vicino al mercato ortofrutticolo. «Non sappiamo ufficialmente dove siano andati – commenta un ispettore della polizia municipale – si sono dileguati in pochi minuti. Abbiamo provato a capire qualcosa ma l’unica persona che abbiamo visto è un uomo che abbiamo fermato mentre provava a scendere nuovamente tra le costruzioni ormai distrutte». Non hanno traccia delle persone che occupavano l’area neanche il vicesindaco Marco Consoli, l’assessore all’Ambiente Saro D’Agata e il comandante dei vigili urbani Pietro Belfiore, presenti sul luogo per verificare la gravità del danno.
«Ancora non abbiamo notizie – dichiara Marco Consoli a MeridioNews – posso dire però che su mandato del sindaco Enzo Bianco alle 12 abbiamo attivato un tavolo d’emergenza con la protezione civile, i servizi sociali e la polizia municipale. Dobbiamo capire dove si trovano le famiglie che, forse, hanno trovato riparo da amici o parenti negli accampamenti vicini. Stiamo anche attivando un presidio con le associazioni che hanno contatti con queste comunità».
Guardando bene l’enorme distesa, le costruzioni più in alto sono state risparmiate dal fuoco che, con molta probabilità, potrebbe essere partito dal basso per poi diffondersi in breve tempo nella maggior parte dell’area. Forse a causa di una brace accesa per scaldare i pasti, forse in seguito a un cortocircuito di un gruppo elettrogeno mal funzionante, sono molte le ipotesi in questo momento al vaglio delle autorità che stanno effettuando i primi accertamenti. Aiutati dalla polizia municipale e dalla protezione civile, i vigili del fuoco hanno spiegato che «per domare le fiamme sono state impiegate tre squadre che hanno operato senza interruzioni dalla notte scorsa».
Dopo una chiusura temporanea, il cimitero è stato riaperto per favorire la visita ai defunti durante le festività della Madonna del Carmelo. «Il sindaco ha dato disposizione di riaprire – spiega a MeridioNews l’assessore D’Agata – ma rimarrà ancora inaccessibile tutta la parte più vicina alla zona interessata dal rogo, dove si trovano alcune cappelle delle confraternite».