‘Zenga Iscariota’

Clamoroso colpo di scena in serie A: Walter Zenga è il nuovo allenatore del Palermo”. Si, è successo davvero. Non è uno scherzo o una notizia falsa diffusa dai telegiornali per far alzare gli ascolti. Zenga, ex allenatore di Mascara & company, ha firmato un contratto biennale col Palermo, che include l’opzione per un terzo anno da ct dei rosanero.

Zenga? A Palermo? Nelle case catanesi qualcosa s’è infranto.

Ci riferiamo, inutile dirlo, a quelle case popolate da tifosi. Meglio ancora se tifosi calciofili che ogni domenica pomeriggio riempivano il divano di loro simili, per vedere la partita davanti ad una tv piccolina, vecchia di dieci anni. Tutto per il piacere della condivisione del momento-goal di Mascara da centro campo.

Tra costoro si è diffuso lo sgomento nello scoprire, venerdì scorso, la notizia, con l’articolo determinativo, perché è quella, e tutti avete capito di cosa stiamo parlando (escludete le foto di Berlusconi su El Pais, tanto per evitare equivoci).

Cosa meglio di un episodio di real life – e paragonabile alle immagini che possiamo vedere solo su real tv – potrebbe spiegare al meglio l’angosciosa situazione?

Il fratello di una redattrice di Step1, adolescente e calciofilo come quelli di cui sopra, è stato avvistato mentre si metteva le mani nei capelli, con gli occhi sgranati e il fiato corto.

«Che giorno è oggi?»

Cinque giugno.

«Quindi non è un pesce d’aprile», balbettava impallidito.

«Io mi fidavo, io ci credevo, io l’ammiravo…»

E, invece, l’ha fatto: «Al Palermo. Tra tutte le squadre, ha scelto il Palermo. Ma la cassata la facciamo buona pure qua, non lo sa? Palermo. Fiorentina, Albinoleffe, Sampdoria, Triestina… Gli allenatori li cercano ovunque!».

In poco più di un paio d’ore, la notizia s’era diffusa come l’influenza suina in Messico: un uomo d’onore, un uomo rispettato, s’era macchiato di alto tradimento. Se avesse dichiarato d’essere tifoso del Messina la rabbia sarebbe stata minore.

Le fasi di elaborazione di un lutto pare siano cinque: negazione, rabbia, contrattazione, depressione e, in ultimo, accettazione.

Per certi catanesi adolescenti cresciuti a suon di Calcio Catania e Rossazzurri Alè Alè, l’ultimo stadio, quello che precede il termine della sofferenza, è ancora lontano.

Orientativamente, siamo al secondo, per l’occasione rinominato “se ti acchiappo non sai che ti faccio”.

«Ah, ma se lo incontro per strada, altro che Zenga al Palermo! Gli sputo in un occhio per due anni di fila, con l’opzione per il terzo».

Quando si dice prenderla in maniera matura.

Ma, come di norma avviene in drammatici casi come questo, il dolore, la rabbia e lo sgomento non si limitano ad essere i protagonisti di una sola vicenda… Infatti, l’elaborazione del lutto si è diffusa in pochi istanti fino ad impadronirsi dell’intera popolazione catanese. Fratelli, padri, cugini, zii, vicini di casa e fidanzati non sono più gli stessi: la maggior parte di loro è stata vista avvinta da sintomi simili a quelli del fratello della nostra redattrice, e quasi tutti sono stati visti almeno una volta esibirsi in uno sproloquio a metà tra delirio disperato e auto convincimento per tentare di assimilare un evento negativo, ma accaduto realmente. Ed infine, sui volti di tutti si sono impressi a chiare lettere gli amari segni della delusione.

Camminando per le vie della città etnea si possono ancora incontrare i cuori rossazzuri feriti e capire, in basa ai loro comportamenti, come hanno reagito al forte shock.

Ancora a distanza di giorni dall’aver appreso la trista notizia tutti dicono la loro, e nella maggior parte dei casi sono apprezzamenti poco carini nei confronti dell’ uomo ragno. La discussione si infiamma anche nel muro (del pianto?) sul sito calciocatania.com.

E ci sono anche i superiori, o che per lo meno fanno finta di esserlo, nascondendo il loro sentirsi profondamente traditi dietro un “Ma cosa avete tutti da ridire?!? Zenga non ha fatto niente di male. In fondo il Palermo è una squadra come un’altra…”. E se te lo dice un catanese che fino a ieri magari sventolava orgoglioso uno striscione con su scritto “aoggi si manciuni quagghi arrustuti” riferito ai cugini rosanero, capire che sta mentendo è facile come rubare le caramelle ad un bambino.

Meglio a questo punto la sincerità, come quella ostentata dai vecchietti-commissari tecnici aggiunti del Catania, avvezzi a scambiarsi di solito opinioni sulla loro squadra del cuore, seduti al tavolino di un bar. E così tra un “Iu llava rittu ro primo ionnu ca chistu non era cosa ppi arrusturii! Iu llava ritto ca Pulvirenti sbagghiau a pigghiallu!”, e un “Sinn’ava ghiri giustu giustu a Palermo? Meno male che cercava una squadra migliore del Catania…” , con la pacatezza e la sobrietà che da sempre distingue i loro discorsi, esprimono le loro rassegnate opinioni sulla scelta più o meno condivisibile dell’ ex allenatore del club di piazza Spedini.

Ovviamente ci sono anche i tifosi che l’hanno presa bene, quelli che già si sono rassegnati e quelli sulla buona strada per farlo. D’altronde c’era da aspettarselo, i catanesi sono passionali e la delusione che segue a un tradimento non è affatto facile da mandare giù.


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