Niente esame ma soltanto dichiarazioni spontanee. È stata questa la scelta difensiva del deputato regionale Toti Lombardo, imputato con l’accusa di voto di scambio semplice insieme al padre, l’ex presidente della Regione Sicilia, Raffaele. Il vecchio e il nuovo volto dell’autonomismo sono finiti al centro delle indagini per la tornata elettorale che nel 2012 ha sancito il passaggio di testimone tra i Lombardo nei palazzi palermitani dell’amministrazione isolana.
Al centro delle dichiarazioni al giudice monocratico Laura Benanti, ci sono stati i rapporti intrattenuti con Ernesto Privitera, storico militante del Movimento per le autonomie ed ex consigliere di municipalità, finito però sotto accusa per essere riuscito a ottenere l’assunzione del cognato Giuseppe Giuffrida. Un posto di lavoro, quello nella ditta di nettezza urbana Ipi srl, ottenuto, secondo l’accusa, grazie alla spinta dei Lombardo.
«Mi ricordi di lui — racconta Toti Lombardo riferendosi a Privitera — per il legame che aveva anche con mio nonno Giuseppe». Affermazioni che fanno da rima a quanto sostenuto da Raffaele Lombardo nella precedente udienza. L’ex leader, si era infatti presentato in aula munito di una copia del quotidiano La Sicilia degli anni ’70 in cui il padre veniva citato tra i candidati della Democrazia cristiana al Comune di Catania. Una militanza che già all’epoca, secondo Lombardo, godeva già dell’appoggio del padre di Privitera.
In questo circolo di generazioni e conoscenze sono finiti alla sbarra come imputati, oltre ai Lombardo e a Privitera, anche Giuffrida e il cugino Angelo Marino. L’assunzione del cognato dell’allora consigliere di municipalità si concretizzò il 18 marzo 2013 nella ditta Ipi srl, società che – insieme alla Oikos – dal 2010 si occupa del servizio di nettezza urbana a Catania.
In aula Toti Lombardo prova a spiegare il clima di quell’elezioni. «La situazione politica era difficile — spiega — e io ero oggetto di ironia ma non mi sentivo il trota. A spingere per la mia candidatura furono mio padre e il senatore Giovanni Pistorio, ma il voto su di me non è stata imposto agli altri». Per chiarire questo passaggio l’imputato fa anche alcuni nomi: «Roberto Commercio (ex parlamentare Mpa, ndr) sosteneva Calanducci mentre Guglielmo Scammacca (ex deputato regionale Mpa, ndr) sosteneva la lista Futuro e libertà con Marco Consoli (attuale vice sindaco di Catania transitato al Megafono, ndr)».
A tornare sulle dinamiche del voto saranno, nella prossima udienza, alcuni testimoni chiamati dalla difesa dei Lombardo. A sfilare davanti il giudice ci saranno l’ex consigliere provinciale Elio Tagliaferro, e l’attuale direttore dell’azienda sanitaria provinciale etnea Francesco Luca. Con loro l’ex vice sindaco di Catania Mario Chisari e l’ex sottosegretario Giuseppe Reina.
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