L'anno zero del calcio italiano sarà anche e soprattutto l'annus horribilis dell'attaccamento dei tifosi allo sport più bello del mondo
‘Vorrei vedere voi, traditi dagli eroi’
Oggi o al massimo martedì ci sarà latto numero 2 di quello che ormai anche i bambini riconoscono come il “processo a Calciopoli“. Di nuovo tutti i coinvolti dello scandalo del pallone siederanno nella megasala dello stadio Olimpico per attendere la seconda decisiva sentenza. Dunque il processo dappello potrà modificare il drammatico primo grado che ha spedito in serie B 3 delle stagionate 7 sorelle (+ il Milan castrato in serie A)?
Proprio a causa de Le magnifiche Sette, e delle loro manovre economiche, giusto qualche anno fa, il movimento calcistico ha visto modificare i suoi connotati a colpi di diritti tv oligarchici, gestione del servizio arbitrale “pilotato” già di base insozzato da pressioni di tipo politico, calciomercato domino, tra plusvalenze e conduzione controllata delle carriere dei giocatori. Dunque, il processo dappello, oggi, potrà modificare il drammatico primo grado di giudizio? Sì, può darsi, ma non è importante, perché solo il tempo, un lungo lasso di tempo, invece, potrà modificare lamarezza, la rabbia e la spossatezza dei tifosi italiani passati dalla coppa più importante del mondo a questo Luglio di porcherie.
Qualcuno ha parlato della caduta dei sogni della gente, qualcun altro ha sottolineato come la faccenda più grave di tutto il calderone bollente sia il mondo del pallone che perde definitivamente i suoi eroi/idoli/macchiette, il suo romanticismo, le sue frizioni di ottusa – ma esilarante – partigianeria, il suo carattere scanzonato da bar dello sport, la facciata più goliardica-folkloristica delle gerarchie del campionato ed, infine, i miti, i cari vecchi miti. Così la Juventus non potrà più fregiarsi gran vanto per anni dei tifosi bianconeri – di non essere mai finta in serie B; la Panini dovrà inventarsi qualcosa per la vendita delle sue storiche figurine, la corsa allo scudetto perderà lattesissimo e coloratissimo derby di Roma, il conteggio dei campionati vinti diventa complicato se la Juve da 29 ritorna a 27, LInter sembra giungere, facendo pochino a dir il vero, a quota 14 e se il Milan passa dal rivendicare 2 scudetti, a detta del suo presidente sottrattigli, fino a sgomitare per un umile posto Uefa che il giudice Ruperto non è riuscito a scippargli neanche con 44 punti di penalizzazione. Nel frattempo qualcuno dice che dovremmo ritornare ai tempi in cui le partite si seguivano alla radio con tutto il calcio minuto per minuto e a quegli anni in cui, milioni di italiani, cominciavano a palpitare quando la lancetta dellorologio segnava le 18.10 per 90simo minuto.
E allora forse è tutta colpa degli antenati di Sky: Tele+ e Stream. E’ tutta colpa della mutazione dei club in società, da società a Spa e poi via verso le quote di Borsa. E allora, forse, è tutta colpa di Cecchi Gori che voleva comprarsi i diritti del calcio in TV. E tutta colpa di unincallita nostalgia che ci riporta ai “3 stranieri per squadra”, a quelle maglie che non cambiavano mai, ai numeri dall1 al 16, agli arbitri sconosciuti con le giacchette nere, alle mascotte così ridicole, ma così popolari: il diavolo, la zebra, il serpente. Forse è colpa della Champion’s Leage che “uccise” la goffa Coppa dei Campioni, ma anche la Coppa delle Coppe che, assieme alla Mitropa e alla Coppa anglo-italiana sarà dimenticata del tutto nel tempo. Forse è colpa delle pubblicità della Nike che fanno ridere, soridere, stupire, ma che poi si squagliano al sole come plastica sciolta. E allora è forse tutta colpa di Moggi che non aveva abbastanza telefonini svizzeri. Ma se la colpa è di Moggi è anche di tutti quelli che sapevano e non hanno detto mai nulla e di quelli che adesso vomitano giustizia come fossero illuminati dalla Madonna, ma anche di quelli che il calcio è malato, e di quelli che “oh, caspita, ma cosa mi dici mai”. Colpa di quelli che guastano le feste dei bambini anche loro oramai consapevoli di cosa sia Calciopoli e del fatto che una squadra di arbitri da tribunale, stavolta incorruttibili, hanno sancito il triplice fischio finale di un’epoca calcistica intera. Ma allora vuoi vedere che la colpa è solo di quelli che ci hanno creduto, si sono appassionati e – ingenuamente – hanno dato tutto il proprio credito, incondizionatamente, al mondo del pallone?
E allora signore e signori: il processo d’appello potrà modificare la drammatica sentenza della scorsa settimana? Forse quella della giustizia ordinaria sì, ma quella dei tifosi, traditi dai propri eroi, assolutamente no.