Sono scesi in campo insieme i volontari e i detenuti per ripulire la spiaggia di Avola (in provincia di Siracusa) e creare delle comunità più inclusive. Un’azione simbolica e concreta al tempo stesso, che unisce il rispetto per la natura alla possibilità di riscatto personale. L’iniziativa è nata dalla collaborazione tra Plastic free onlus, l’organizzazione […]
Ad Avola detenuti e volontari ripuliscono le spiagge: «Un’esperienza di libertà e di umanità»
Sono scesi in campo insieme i volontari e i detenuti per ripulire la spiaggia di Avola (in provincia di Siracusa) e creare delle comunità più inclusive. Un’azione simbolica e concreta al tempo stesso, che unisce il rispetto per la natura alla possibilità di riscatto personale. L’iniziativa è nata dalla collaborazione tra Plastic free onlus, l’organizzazione impegnata nel contrasto all’inquinamento da plastica, e Seconda chance, un’associazione dedicata al reinserimento socio-lavorativo dei detenuti in permesso premio provenienti da istituti penitenziari di tutta Italia.
«Seconda Chance è sempre più un punto di riferimento per la popolazione carceraria che cerca una via per reinserirsi – dichiara Flavia Filippi, presidente e fondatrice dell’associazione – Non si tratta solo di uscire per un paio d’ore a pulire. Queste giornate sono esperienze di comunità: si lavora insieme, si pranza insieme, spesso con i familiari, si condivide un momento di libertà e di umanità prima di rientrare in carcere. È il primo anno – aggiunge – in cui collaborano così tanti istituti penitenziari e questo ci rende orgogliosi: oggi abbiamo una rete attiva in tutta Italia e oltre 520 offerte di lavoro già attivate per i nostri beneficiari».
Ed è un orgoglio condiviso. «Noi ci teniamo a collaborare con Seconda Chance – afferma a MeridioNews Fabio Pipitone, referente regionale di Plastic Free – perché contribuiamo a dare una seconda possibilità a chi cerca un riscatto dalla vita. Una persona che ha sbagliato non deve essere condannata per sempre, è giusto che paghi per i suoi errori, ma è necessaria una seconda possibilità, non con le parole ma con i fatti. Noi – continua – cerchiamo di fare toccare loro con mano tutto questo. Inoltre, sono loro stessi che ci danno un riscontro positivo di questo progetto perché ci dicono soprattutto di essersi sentiti utili».
Plastic Free è presente in Sicilia, con 106 referenti, dal 2019 con tantissimi progetti: solo dall’inizio di quest’anno a oggi sono stati organizzati nell’Isola 43 tra clean up e passeggiate ecologiche con la partecipazione di 1934 volontari e la rimozione di 29.649 chili di plastica e rifiuti dall’ambiente. A ciò si aggiungono le 40 sensibilizzazioni nelle scuole durante le quali sono stati coinvolti 2195 studenti di tutte le età. Inoltre, tre le sensibilizzazioni cittadine con 155 persone interessate. Sono stati siglati 43 protocolli d’intesa con le amministrazioni locali. E in Sicilia sono stati premiati 14 comuni Plastic Free 2025 nella cerimonia che si è tenuta a Napoli l 8 marzo.
«Le zone in cui operiamo di più sono quelle dell’entroterra – spiega Pipitone al nostro giornale – le strade statali che spesso sembrano terre di nessuno». Sull’Isola, però, le zone più inquinate sono quelle più turistiche e i territori costieri. «Molti rifiuti arrivano dal mare – aggiunge – Troviamo bidoni della nafta, bottiglie, casse, polistirolo delle esche usate dai pescatori, reti in disuso». A questi materiali, si aggiunge poi spazzatura di ogni tipo. «Quando incrociamo rifiuti pericolosi – precisa il referente di Plastic Free – blocchiamo i volontari e facciamo una segnalazione. Nella fase post-Covid abbiamo raccolto una quantità imbarazzante di prodotti sanitari». Passato il coronavirus, sono cambiate le tipologie di rifiuti ma non è diminuita la quantità.
«Il nostro intervento è un campanello d’allarme. Ma siamo convinti che tutto debba partire dai più giovani». Motivo per cui Plastic Free si impegna molto nei progetti nelle scuole per coinvolgere e sensibilizzare soprattutto le nuove generazioni. «Stiamo con il Parlamento sia italiano che europeo e stiamo portando avanti un progetto di riduzione della plastica che deve essere del 90 per cento entro il 2030. Il problema è la plastica monouso – conclude Pipitone – Non tutta la plastica in generale. Per esempio, anche se un bidone è di plastica ma lo si utilizza per dieci anni, allora è una soluzione sostenibile».