Alcuni episodi di frizioni tra guardie private e personale sanitario spingono la dirigenza del Pronto soccorso a rivolgersi alla Direzione generale. Causando polemiche da parte della ditta di sicurezza. La stessa che era in servizio durante le aggressioni degli ultimi mesi
Vittorio Emanuele, tensione tra medici e vigilantes Primario: «Qui dobbiamo stare con gli occhi aperti»
Dopo le violenze e le polemiche, il pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania torna a far parlare di sé. Nei giorni scorsi, a cavallo tra la fine di febbraio e i primi di marzo, si sarebbero verificati alcuni disordini legati a ingressi incontrollati di parenti e amici di pazienti da visitare, che avrebbero provocato le ire del personale sanitario. Secondo il quale la gestione della sicurezza da parte della ditta di vigilanza privata Sicurtransport spa sarebbe stata insufficiente. L’azienda, il cui amministratore delegato è il vicepresidente di Confindustria Palermo Luciano Basile, era già finita al centro delle cronache dopo le due aggressioni avvenute a distanza di pochi mesi all’interno del reparto d’urgenza: quella della dottoressa Angela Strazzanti, spintonata da una donna per non aver modificato un referto in modo illecito; e quella del collega Rosario Puleo, pestato da un commando di sette persone il primo giorno del 2017 per non aver voluto rivelare alcuni dati sensibili.
Secondo alcune indiscrezioni gli avvenimenti avrebbero portato il primario Giuseppe Carpinteri a rivolgersi direttamente al Direttore generale del Policlinico, Paolo Cantaro, lamentando le inefficienze delle squadre in servizio, soprattutto nelle ore notturne. Il dirigente avrebbe sostanzialmente denunciato la mancanza di sensibilità al problema dell’incolumità di medici e infermieri e alcuni atteggiamenti di ostruzionismo e mancata collaborazione con questi ultimi. «Dobbiamo sempre stare con gli occhi aperti – spiega il medico a MeridioNews – dopo che succedono le cose si abbassa un po’ la guardia. Con i braccialetti verdi si sta cercando di avere maggiori controlli, ma ci sono persone che non rispettano nulla». Sui fatti in questione, Carpinteri spiega inoltre: «Non sono stati episodi eclatanti ma casi di nervosismo sedati prima che potessero finire peggio».
«Noi segnaliamo costantemente i fatti che possono suscitare allarme – continua il medico – Siamo continuamente sottoposti a gente che pretende di saltare il turno, che non vuole aspettare, che viene pretendendo cambiamenti di certificati». E sul lavoro delle guardie private, in particolare: «Quando c’è tensione, bisogna trovare il giusto equilibrio. Non posso accusare i vigilantes in toto – smorza – Mi metto nei loro panni, bisogna trovare il mix tra buonsenso e perfetto ordine». Una condizione molto difficile soprattutto quando si opera all’interno di «locali di attesa angusti e non sufficienti, che sicuramente non agevolano». Sulle regole d’ingaggio il professionista chiarisce: «Il loro ruolo è quello di collaborare col personale per far rispettare le regole. Nella sala d’attesa, per esempio, non devono sostare i familiari perché ci sono persone che stanno poco bene, ed è consentito l’ingresso solo a chi è autorizzato. Un fatto che non viene rispettato sempre ma – conclude – buttare tutti fuori significherebbe innescare una miccia».
Dopo essere venuti a conoscenza dell’invio della comunicazione in Direzione generale, la sera del 2 marzo e per tutto il turno di notte, dall’ospedale fanno sapere che i dipendenti della ditta in servizio nei locali di via Plebiscito avrebbero inscenato una sorta di protesta lasciando passare chiunque all’interno del pronto soccorso. Non solo i parenti dei pazienti, a cui solitamente viene assegnato un braccialetto verde come lasciapassare (solo uno, ndr). Ma c’è di più. Come raccontano dal presidio sanitario, i vigilantes avrebbero filmato medici e infermieri con i propri cellulari come probabile gesto di sfida. «Chi dovrebbe proteggerci ed essere dalla nostra parte ci rema contro e crea situazioni onestamente intollerabili – denunciano – è la lotta di tutti contro tutti, non ce la facciamo più».
Ad annunciare provvedimenti disciplinari dopo gli accadimenti del primo gennaio era stato lo stesso Paolo Cantaro che aveva addirittura chiesto la fine del contratto per la ditta palermitana. «Ho sentito i vertici della ditta e, prima di tutto, ho chiesto che i loro dipendenti del Vittorio vengano immediatamente trasferiti – dichiarava il manager a MeridioNews il 6 gennaio scorso – In secondo luogo ho chiesto di risolvere il contratto». «Non abbiamo intenzione di vedere lo stesso personale che non ha svolto il proprio lavoro nei nostri edifici – concludeva amareggiato – Se fossero stati realmente vigilanti non si sarebbe verificato nulla». Soluzione che, però, nonostante la volontà di Cantaro, non è mai stata portata avanti. Anche se Giuseppe Carpinteri chiarisce: «So che questa cosa sta procedendo, ma andrà per le lunghe, stiamo parlando di un contratto milionario. Per quanto riguarda la squadra è stata cambiata in parte, direi un 50 per cento, ma in generale – conclude – dobbiamo stare tutti molto attenti, è un lavoro duro anche per loro».