Vittoria, agricoltura insostenibile nelle serre «A farne le spese sono agricoltori e prodotti»

Stavolta vi racconto questa esperienza. Per lavoro mi capita anche di entrare nelle serre, nei luoghi da cui viene prodotto il “cibo” in maniera industriale. Questa esperienza la dovrebbero fare tutti i consumatori, ma nessuno di noi si chiede da dove viene quell’alimento che abbiamo acquistato e quanta strada ha fatto prima di arrivare nelle nostre mani. Andiamo sempre di fretta, la vita frenetica ci distoglie dai bisogni veri che sono l’accesso al cibo e l’accesso all’acqua potabile. Però il tempo per stare seduti ore in macchina ogni giorno o per fare file snervanti al supermercato lo troviamo sempre. Non tutti sanno che l’agricoltore è costretto oggi a fare i salti mortali per tirare a campare perché già solo una serra ha un costo di 100mila euro.

Qui ne vedete a decine, e quindi pensate quanto sia esposto un agricoltore alle banche, visto che per pagare spesso accende mutui con rate costanti che non risentono delle oscillazioni dei mercati ortofrutticoli. Sentire questi discorsi dagli agricoltori mi ha fatto capire molte cose. Oltre al mutuo l’agricoltore “industriale” e l’agricoltore “biologico” intensivo ha a suo carico il costo dei semi che non può più autoriprodursi per una legge Europea assurda che sta rendendo schiavi coloro che da secoli invece hanno prodotto cibo in quantità e di ottima qualità. Rendere sterili i semi vuol dire creare la fame nel mondo ed andare contro uno dei principi base della vita che è la Fertilità. Ma torniamo all’aspetto economico, anche se a mio avviso sarebbe l’aspetto meno interessante. L’agricoltore ha sulle spalle anche il costo dei teloni di plastica delle serre che deve mettere e togliere ogni anno, il costo del telone che mette a terra per ridurre gli infestanti, il costo dei fitofarmaci e dei diserbanti che deve usare per “prevenire” le malattie. Tutte materie di derivazione petrolchimica e che quindi risentono delle oscillazioni del costo del petrolio.

Questa foto mi fa impressione. Guardate le dimensioni delle foglie, impressionanti. Queste sono melanzane e, come vedete, il grado di maturazione non è uniforme. Ma l’agricoltore spesso deve necessariamente spruzzare fitofarmaci anche se dovrà raccogliere dopo pochi giorni. Come vedete c’è plastica sopra e plastica sotto, vedete tutti quei fili per tenere le piante, tutto lavoro manuale che costringe l’agricoltore a stare in campagna a lavorare per ore ed ore. E mi viene da pensare che senso ha usare tutta questa chimica industriale, che senso ha far diventare l’agricoltura un’industria, se il suo principale attore, l’agricoltore, non ha migliorato le sue condizioni lavorative? Anzi, le ha peggiorate notevolemente. Stare chiusi nella plastica è una sensazione stranissima, manca il respiro, specie nei periodi più caldi quando gli agricoltori non possono stare dentro le serre e quindi montano la mattina alle cinque e staccano alle dieci e poi riprendono nel pomeriggio fino a sera. E’ una sensazione asfissiante.

Qui invece i pomodori, anche in questo caso c’è un lavoro manuale impressionante. Che poi la necessità di usare diserbanti e pesticidi nasce dall’uso di semi standardizzati. Un tempo e per secoli infatti si sono usati semi autoriprodotti che si adattavano alle diverse condizioni climatiche e si modificavano geneticamente in modo naturale e diventavano resistenti ai parassiti. Oggi invece lo stesso seme viene seminato in Sicilia o in India e questo genera la necessità di usare antiparassitari e le piante sono più soggette a malattie. E infatti capita che nonostante tutta la chimica che si usa le piante si ammalino lo stesso.

Un’altra assurdità è il periodo di semina per melanzane, zucchine, pomodori e peperoni, che avviene a settembre, e la produzione continua fino a giugno-luglio, mentre naturalmente si dovrebbe seminare intorno a febbraio-marzo, avere il massimo della produzione ad agosto-settembre e finire la produzione massimo a novembre. Questo avviene anche per il biologico e per me è un’assurdità perché biologico deve voler dire anche rispetto della stagionalità. Per questo mi fa innervosire vedere pomodoro o melanzane biologiche tutto l’anno. E per questo che sconsiglio vivamente di acquistarle tutto l’anno.

Un altro aspetto da far rabbrividire sono le api indistriali, o meglio i bombi. Per far avvenire l’impollinazione dei fiori servono le api ma poiché le piante sono chiuse nelle serre, le api o i bombi non riescono a far il loro lavoro naturale, che non è quello di fare miele, ma è quello di far avvenire l’impollinazione senza la quale non si avrebbero i frutti. Questo processo avviene o manualmente, sempre a mano dell’agricoltore, o con i bombi.

Questi bombo vengono acquistati in scatole sigillate e non è dato sapere la quantità precisa di animaletti presenti.. E poi incredibile quello che c’è scritto nelle scatole, come se i bombi sapessero leggere.

Le drammaticità sta anche nel fatto che queste scatole e questi bombi, vivendo in un ambiente malsano e pieno di pesticidi, muoiono ogni tre mesi circa e quindi l’agricoltore deve acquistarli di continuo, con un costo anche in questo caso enorme (oltre ovviamente alla vita infelice di questi esseri).

Dopo tutto questo lavoro la domanda nasce spontanea: «Ha già un acquirente per questa merce, giusto? Un contratto stipulato con qualche azienda della grande distribuzione organizzata». E invece no! Loro raccolgono mettono nei bancali e spediscono al mercato ortofrutticolo di Vittoria, da qui il primo intermediario prende in consegna la merce e la rivende per conto dell’agricoltore che se ne torna in campagna a lavorare. Così l’intermediario guardagna subito quanto guadagna l’agricoltore, senza avere investito un centesimo e dando l’elemosina all’agricoltore. Se quel pomodorino o quella melanzana verrà venduta a Torino a cinque euro al chilo, l’agricoltore ci avrà preso 13 centesimi. E in questi 13 centesimi ha tutto caricato: il mutuo della serra, i semi, i bombi, i pesticidi, i diserbanti, la plastica, il filo e, dulcis in fundo, la sua manodopera ed il suo investimento.

Io credo sinceramente che stiamo giocando con il fuoco. In Italia si suicidano gli imprenditori, in India si suicidano gli agricoltori. A breve se si continua così anche gli agricoltori, quei pochi che sono rimasti seguiranno i loro colleghi indiani e gli imprenditori italiani. Noi possiamo fare moltissimo con i nostri acquisti. Voti ogni volta che fai la spesa, dice padre Alex Zantelli. E noi con i nostri acquisti decidiamo a chi far andare i nostri soldi. Cerchiamo di acquistare attraverso i gruppi di acquisto che stanno andando benissimo. Cerchiamo di andare in campagna la domenica dagli agricoltori a vedere cosa vuol dire coltivare e quanto sia bello e genuino farlo con i metodi tradizionali. Il termine cultura viene dal verbo latino colere che vuol dire coltivare. Bisogna tornare a coltivare nel senso più antico del termine.

Vi inserisco un paio di appuntamenti ai quali si può partecipare. Socì usciamo da Internet e ci vediamo nella realtà!

Venerdì 24 Maggio ore 9.00 a Caltagirone Giornata dedicata ai custodi dei semi.

Sabato 25 Maggio giornata contro la Monsanto a Catania al circolo città futura faremo un dibattito sulla linertà dei Semi (Via Gargano, 37).

Domenica 2 Giugno a Villarosa, presso l’Azienda Sangiovannello, giornata in campagna all’insegna dei grani antichi siciliani.

Per info chiedere a info@sangiovannello.it

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Riprendiamo dal blog Impatto zero di Pulviscolo Discolo il resoconto di un tour tra le serre di Vittoria, nel Ragusano. Dove gli ortaggi, per aumentare la produzione, vengono coltivati in maniera industriale e i produttori locali sono costretti a fare i salti morali per riuscire a pagare le spese. Con un guadagno sempre più basso e costi sempre più alti. Senza contare l'impatto ambientale. «In India gli agricoltori si suicidano e, se si continua così, anche quei pochi che sono rimasti in Italia seguiranno i loro colleghi indiani», scrive il nostro blogger

Riprendiamo dal blog Impatto zero di Pulviscolo Discolo il resoconto di un tour tra le serre di Vittoria, nel Ragusano. Dove gli ortaggi, per aumentare la produzione, vengono coltivati in maniera industriale e i produttori locali sono costretti a fare i salti morali per riuscire a pagare le spese. Con un guadagno sempre più basso e costi sempre più alti. Senza contare l'impatto ambientale. «In India gli agricoltori si suicidano e, se si continua così, anche quei pochi che sono rimasti in Italia seguiranno i loro colleghi indiani», scrive il nostro blogger

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