Vite da salvare, incontro su attività di salvataggio «Vogliamo fare chiarezza su chi opera in mare»

Cosa sta succedendo nelle acque del Mediterraneo? Dopo inchieste e sospetti sul ruolo delle organizzazioni non governative nel soccorso dei migranti, sono poche le navi rimaste, insieme a qualche peschereccio, a sorvegliare le coste e a prestare assistenza umanitaria durante gli sbarchi. «Solo due», secondo Renato Camarda, membro del coordinamento catanese di Libera e coordinatore territoriale delle iniziative di Banca Etica. Così, per fare il punto sulle esperienze di queste organizzazioni, si terrà domani a Catania, nella Parrocchia Santissimo Crocefisso dei Miracoli, l’incontro pubblico Vite da salvare, promosso e organizzato da Libera, Pax Christi e Banca Etica.

Fino a questa estate erano nove le navi impegnate nel Canale di Sicilia a intervenire lì dove da sola non riusciva ad arrivare Triton, operazione finanziata dall’Unione Europea, a cui partecipano ventinove Paesi, che prevede il controllo delle acque internazionali fino a trenta miglia dalle coste italiane, con lo scopo principale di controllare la frontiera. «Molte di queste navi sono andate via dal Mediterraneo perché i responsabili delle organizzazioni e i loro operatori erano indignati – commenta Camarda -. Non si possono cucire addosso a questi soggetti accuse che non hanno nessun fondamento e che hanno prodotto il solo risultato di creare caos dove la situazione era già drammatica».

Quali le accuse? Nel 2016 si sono susseguiti indagini e sospetti nei confronti delle Ong operanti nel Mediterraneo. Dal rapporto stilato da Frontex, l’agenzia per il controllo delle frontiere europee, emergevano accuse nei confronti di diverse organizzazioni umanitarie di aver indirettamente aiutato gli scafisti. In particolare, nel rapporto di febbraio, Frontex sosteneva che l’attività delle Ong a ridosso della costa libica producesse «conseguenze non volute» e che il rischio fosse quello di «attrarre i trafficanti». Successivamente alcune inchieste venivano aperte dalle procure di Trapani e Catania, e intanto da Luigi Di Maio, Movimento 5 stelle, quelle navi venivano definite taxi del mare.

Le audizioni in commissione Difesa al Senato si sono concluse con l’esclusione di qualsiasi tipo di collusione tra le Ong e i trafficanti. Il codice di condotta voluto dal ministro dell’interno Marco Minniti è stato firmato da tutte le Ong tranne Medici senza Frontiere. Una di loro, la tedesca Iuventa, è sotto sequestro a Trapani per le indagini in corso. Save the Children è rimasta in mare fino al 30 ottobre, poi la nave Vox Hestia è rientrata in porto. «Noi, come singoli e come associazioni, ci siamo interessati a questo tema e ci incontreremo domani per fare chiarezza» spiega Camarda.

All’incontro parteciperanno attori e testimoni diretti delle attività di salvataggio in mare. Saranno presenti Nicoletta Dentico, già responsabile Medici Senza Frontiere, suor Mary Anne Nwiboko che si occupa della tutela e dell’accoglienza delle ragazze nigeriane coinvolte nelle tratte delle prostitute bambine. Daniele Biella, giornalista e scrittore che ha visto da vicino il lavoro delle Ong e la magistrata Simona Ragazzi. L’incontro si inserisce nel ciclo di eventi dell’iniziativa Cento passi verso il 21 marzo, data in cui sarà celebrata in tutta Italia la memoria delle vittime di tutte le mafie e che «quest’anno vede a Catania la sua manifestazione principale a livello regionale», conclude l’esponente di Libera.


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