Tutto quello che sappiamo sul bambino morto dopo essere precipitato in un pozzo a Palazzolo

Un pozzo artesiano con un diametro di circa un metro, profondo 15 metri e per metà pieno di acqua e di fango. È da lì che il nucleo speleo-alpino-fluviale dei vigili del fuoco ha recuperato il corpo senza vita di Vincenzo, il bambino di dieci anni di Palazzolo Acreide morto alla fine di una mattinata di un campo estivo organizzato da Anffas Doniamo sorrisi. La fondazione che, a livello territoriale, si occupa di organizzare attività per persone e bambini con disabilità. «Una giornata di spensieratezza finita in tragedia», commenta a MeridioNews Salvatore Gallo, sindaco della cittadina montana in provincia di Siracusa. La procura ha aperto un’inchiesta a carico di ignoti, in cui si ipotizza il reato di omicidio colposo. Sono in corso le indagini dei carabinieri per ricostruire la dinamica di quanto avvenuto tra le campagne di contrada Falabia e per individuare le eventuali responsabilità: per questo l’intera area è stata sequestrata ed è stata disposta l’autopsia sul cadavere del bimbo. Vano è stato il tentativo di un’operatrice 54enne che si è calata nel pozzo con una corda per cercare di salvare il bambino. Appena si è diffusa la notizia della tragedia, sono stati anche annullati i festeggiamenti per San Paolo apostolo, che è uno dei patroni di Palazzolo Acreide.

Sedioline a dimensione di bambino con seduta di legno e gambe di ferro disposte in semicerchio in una parte del terreno; alcune sparse pure vicino al pozzo, attaccato a un abbeveratoio, con dietro anche due altalene colorate. «Lì da anni si svolgono in piena sicurezza i campi estivi organizzati da questa onlus – chiarisce il primo cittadino al nostro giornale – con un progetto sperimentale di inclusione sociale. In quel terreno con fattoria vengono organizzate attività con gli animali ed escursioni nella natura, dedicate a bambini disabili e non». Tra la ventina di bambini iscritti al grest c’era anche Vincenzo, fratello di un bimbo disabile. «Mi ricordo ancora che ero presente il giorno in cui i genitori, che conosco – sottolinea il sindaco Gallo – sono venuti per iscrivere i bambini al campo estivo».

La giornata di attività era quasi conclusa quando, verso l’ora di pranzo, il bambino è precipitato nel pozzo. L’allarme è scattato poco prima delle 13. La dinamica non è ancora chiara e per ricostruirla sta lavorando anche la Scientifica. «A me risulta che il pozzo fosse chiuso con un lucchetto – assicura il primo cittadino – E, da ciò mi hanno riferito, quando il bimbo alto e robusto vi è salito sopra la lamiera avrebbe ceduto». Intanto i carabinieri stanno indagando anche per capire se quel pozzo artesiano fosse segnalato. «Sentire la parola “omicidio” mi fa male e fa male a tutta la comunità palazzolese», aggiunge il sindaco, che era presente durante le operazioni dei pompieri che hanno estratto dal pozzo l’operatrice ferita e il corpo senza vita del bambino. «Accanto a me c’erano i genitori: l’attesa è stata straziante. La madre aveva già capito tutto e parlava a voce alta con il figlio. Una scena che – confida Gallo – mi fa ancora rabbrividire. Nel momento di una simile tragedia – continua – posso solo dire che i soccorsi sono stati tempestivi ed encomiabile il gesto dell’operatrice». Tutta la scena sarebbe avvenuta davanti agli altri bambini e agli animatori del grest.

Non appena la notizia si è diffusa nella comunità locale, che conta poco più di ottomila abitanti, il parroco Marco Politini e il comitato di San Paolo apostolo – uno dei santi patroni di Palazzolo Acreide – hanno deciso di sospendere tutti i festeggiamenti già in programma proprio a partire da domani. «Con questa decisione – comunicano il sacerdote e i componenti del comitato – siamo certi di interpretare il sentimento di cordoglio collettivo per la perdita del piccolo Vincenzo. Così esprimiamo la nostra vicinanza alla famiglia». Restano confermati soltanto gli appuntamenti liturgici e per questa sera alle 22 è stata organizzata in chiesa una veglia di preghiera per il bambino. Quella di Vincenzo ha riportato subito alla mente la storia – simile – di Alfredo Rampi. Il bambino di sei anni che nel 1981 cadde in un pozzo artesiano a Vermicino (vicino Roma, nel Lazio) e morì dopo 60 ore di interventi per provare a riportarlo in superficie.


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