A dicembre 2015 Dino Barbarossa, project manager del polo educativo di Librino, cambia le serrature della struttura alla periferia Sud di Catania. «Non è dato comprendere a quale titolo», denuncia la rappresentante legale dell'associazione Amici di villa Fazio. «Non ho fatto nulla di ciò di cui mi si accusa», replica lui
Villa Fazio, indagini sul responsabile Barbarossa Denunciato da associazione per violenza privata
Quella all’interno di villa Fazio «è stata un’esperienza importante, di fatto conclusasi a causa della condotta di Dino Barbarossa». È così che comincia la denuncia «per il reato di violenza privata» che l’associazione Amici di villa Fazio ha presentato nei confronti di Barbarossa, responsabile del polo educativo nel quartiere di Librino. A gestire la struttura è il consorzio Sol.co., che l’ha avuta in affidamento dal Comune di Catania ormai due anni fa. Con un contratto scaduto il 31 maggio di quest’anno e non rinnovato. Un fatto al quale si aggiunge che, in base a quanto sostiene l’associazione, «Barbarossa non ricopre alcuna carica nell’ambito del consorzio». «Ho agito su impulso dei rappresentanti legali – si difende lui – Coordino il progetto di Librino, ho la responsabilità tecnica di quella struttura».
È il 30 ottobre 2014 quando Sol.co. entra effettivamente in possesso di villa Fazio, una struttura comunale nel quartiere alla periferia Sud di Catania, ristrutturata con un finanziamento di circa 600mila euro di fondi europei. Il progetto prevede che il bene venga dato in affidamento al consorzio, vincitore della gara d’appalto, il quale poi avrebbe stipulato dei protocolli d’intesa con altre associazioni. L’obiettivo dichiarato era che potessero, tutti insieme, mantenere villa Fazio piena di attività per giovani e giovanissimi del quartiere. A dicembre dello stesso anno, proprio con questo scopo, nasce Amici di villa Fazio: «Nell’ottica della riqualificazione urbana – dicono – tutte le azioni sono pensate principalmente all’interno della VI circoscrizione della città». Quella di Librino, quartiere in cui sostengono di poter contare su «circa 200 associati».
La collaborazione tra i volontari e Dino Barbarossa prosegue fino al 10 dicembre 2015. Quando lui invia «una email con la quale dichiarava di stare provvedendo a modificare la serratura delle chiavi di accesso a villa Fazio». All’interno della quale si trovano anche alcuni computer donati dalla St microelectronics all’associazione. «Non è dato comprendere – scrive Genny Mangiameli, rappresentante legale degli Amici – a quale titolo un soggetto che non riveste incarichi di rappresentanza» nel consorzio Sol.co. possa prendere decisioni di quel tipo. È per questo che, per Mangiameli, Barbarossa avrebbe «agito con violenza (il cambio di serratura), impedendoci l’esercizio di un nostro diritto». «Al di la però degli aspetti penalistici – continua la denuncia – quello che appare intollerabile è la gestione personalistica di un bene comune, ristrutturato con fondi pubblici, dato in affidamento a una associazione ma di fatto gestito da un soggetto».
«Io non ho fatto nulla di ciò di cui vengo accusato – replica Barbarossa – Ho presentato una controquerela per diffamazione». In base al suo racconto «quella di cambiare le serrature è stata una scelta del consorzio, arrivata dopo un periodo di effrazioni e furti». Reati a cui non si fa riferimento nello scambio di email con cui si comunica l’intervento sulle porte di villa Fazio, e che arriva invece dopo una polemica virtuale con i coordinatori delle associazioni di volontariato che operano nella struttura. Questo elemento, però, secondo Barbarossa, non avrebbe influito sulla decisione. «Mancavano pochi giorni alla fine dell’anno e Sol.co., come sempre, avrebbe annullato gli accordi per rinnovarli a partire da gennaio – spiega – Per questo si è ritenuto opportuno non dare le chiavi ad altri e preparare un calendario concordato». A gennaio 2016, dice Dino Barbarossa, tutte le associazioni sono state invitate a sottoscrivere nuovamente il protocollo d’intesa con il consorzio. Ma Amici di villa Fazio avrebbe preferito non farlo. «Al momento ci sono 12 associazioni che condividono la vita dell’immobile, tra le quali la mia: sono presidente della fondazione Èbbene – dice – Noi pensiamo a quella struttura e l’abbiamo sempre pensata come un bene pubblico».
Il fatto di non essere tra i legali rappresentanti del consorzio Sol.co., poi, secondo lui non sarebbe stato un ostacolo a comunicare le decisioni prese da altri. «Di villa Fazio mi occupo io – sostiene – Tutto quello che riguarda le attività del progetto educativo passa da me, io sono tecnicamente il responsabile di ciò che si fa là dentro». Compreso accompagnare il ferramenta. E questa responsabilità continuerebbe anche adesso che il contratto è scaduto. «Il decreto di finanziamento – afferma – prevede che il bene riqualificato permanga nella sua destinazione d’uso e con continuità di gestione per altri cinque anni». Quindi dovrebbe restare al consorzio per cui lui lavora almeno fino al 2021, indipendentemente dagli accordi sottoscritti con Palazzo degli elefanti. «Al momento stiamo mantenendo lo stato di fatto, senza alcuna proroga – conclude Dino Barbarossa – Abbiamo fatto programmi per attività sia di medio sia di lungo termine, quando sapremo cosa intende fare l’amministrazione comunale valuteremo come comportarci».