«Ho mandato mia moglie nella baracca in corso dei Martiri, almeno lì ha un tetto e non si bagna». Dino è uno degli ormai ex occupanti del palazzo Bernini, chiuso definitivamente oggi, con tutti gli accessi bloccati. Questa notte si prevede un altro nubifragio in città, e lui la passerà fuori dallo stabile, sotto i portici. «Che altro devo fare?» dice sconsolato. È arrivato qui da un mese, ma dopo la pioggia incessante di oggi ha preferito mandare la moglie e il figlio nato da appena venti settimane in corso dei Martiri, dove paradossalmente una baracca costruita con assi di legno e altri mezzi di fortuna permette di dormire all’asciutto. Cosa che, sotto i portici malandati della palazzina di viale Bernini, non sarà possibile per lui e gli altri che non hanno ancora trovato una sistemazione.
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«Saranno almeno 20 le persone a dormire qui all’aperto questa notte», ci riferisce intanto Federica Frazzetta del collettivo Aleph, che anche oggi è insieme agli ex occupanti. «Gli effetti personali delle persone sfrattate sono sotto l’acqua, e stanotte dovranno dormire su materassi bagnati. Nonostante questo, il palazzo è stato chiuso». L’ultimo accesso è stato murato intorno alle 14 dagli operai della ditta Migifra di Valverde, su mandato del Comune di Catania. E tra mobili e materassi bagnati, c’è qualcuno che approfitta per fare un riposino pomeridiano dopo aver «lavorato questa notte», come riferisce una donna che bada al suo bambino.
Un anticipo di quanto si vedrà questa notte, una situazione che «mi auguro venga risolta
dal Comune di Catania», dichiara il presidente della seconda municipalità Ognina Picanello Alessandro Condorelli, che più volte ha denunciato il degrado dello stabile. «L’idea della nostra denuncia, prima al Comune, poi al Prefetto e infine con la petizione ai cittadini, non era quella di buttare tutti fuori», afferma Condorelli, che rifiuta le accuse di razzismo cadute in questi ultimi giorni sul quartiere. «Il razzismo non c’entra, ci sono state delle coincidenze come l’aumento dei furti e delle auto bruciate che è inevitabile associare a queste persone. A cui comunque si deve trovare un alloggio. Sappiamo bene che il rispetto della legalità nel quartiere non si ristabilisce buttandoli per strada».
Intanto continua l’esodo degli abitanti dal palazzo, verosimilmente verso Corso dei Martiri. «Sono solo sei le persone rispedite in Romania, tre adulti e tre bambini ai quali è stato pagato il biglietto», continua Federica Frazzetta. Lei, militante del collettivo Aleph, ha soltanto una considerazione su quanto successo in viale Bernini: «In sei mesi qui non abbiamo mai visto nessuno, né il Comune né le associazioni, che sono intervenute nelle ultime due settimane». Un’amara sintesi, che testimonia «quanto poco sia stato fatto, per i rumeni, per i bulgari, ma anche per i due africani e la coppia di italiani che abitavano qui».
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