Viaggio tra media, fotografia e storia

Strana e variopinta ciurma quella che nella giornata di venerdì 24 febbraio ha per prima solcato il mare del Salone del Libro di Viaggio. L’equipaggio, tutto schierato sul ponte, era composto da: una fotografa straniera, una timida libraia, un internauta motociclista, uno scrittore errante, una cinofila romantica ed una professoressa di storia. Al comando del vascello stava il professorone chiamato per l’occasione a dirigere gli impavidi esploratori del libro di viaggio, ciascuno con la propria esperienza. Tutti lupi di mare.

 

Primo convegno ad essere ospitato alle ore 11 nella sala Grand Tour è stato “Libri al seguito, raccontare, mostrare, guidare.” Peppino Ortoleva, docente di storia dei mass media a Torino e tra i principali promotori dell’evento, ha condotto magistralmente l’interessante e serrata discussione, facendo vivere a chi ascoltava un’esperienza pluridisciplinare che si è avvalsa degli interventi di personalità di spicco in quelli che sono i settori che accolgono la tematica del viaggio e della letteratura da viaggio.

 

Ortoleva, dopo aver presentato al pubblico i relatori del convegno, introduce l’argomento parlando della concorrenza tra nuovi media e libro. Per Peppino Ortoleva, una reale conflittualità non esiste. Sebbene infatti il settore dell’editoria stia conoscendo un periodo di crisi per il calo di lettura, il segmento della letteratura di viaggio sta invece crescendo. Due i settori che interessano la scrittura di viaggio e che spesso s’intrecciano: racconti/resoconti di viaggiatori e guide turistiche. Molti tour operator scelgono di regalare al cliente libri e brochure informative, piuttosto che borsoni e altre tipologie di gadget. Questo perché si comincia ad uscire da un ottica del consumo turistico, per entrare in quella più romantica del viaggiatore erudito. Il libro di viaggio può assolvere allora a tre diverse funzioni: preparare e informare il viaggiatore prima della partenza, accompagnarlo durante il viaggio, infine divenire souvenir o approfondimento a ciò che si è visto.

 

Dalla televisione proviene uno spunto di analisi: nella trasmissione “Viaggio di Soldati lungo la valle del Po’”, il viaggio era programmato ex ante e veniva proposto un modo di viaggiare che i telespettatori avrebbero dovuto prendere ad esempio. In “Turisti per caso”, si arriva ad una nuova era del turismo, il post-turismo. Non cambiano i modi di viaggiare, ma le identità: il turista non intende essere più considerato tale. Vuole invece vivere i luoghi in maniera del tutto personale e spontanea.

 

Si arriva a parlare poi di guide turistiche. Ciò che caratterizzava le guide del Touring Club era la successione delle informazioni. Tale modello, veniva inconsciamente applicato dal turista alla propria esperienza di viaggio, vivendo spazi, tradizioni, cultura, come fossero pagine da sfogliare una dopo l’altra. Nella nuova concezione del libro di viaggio, la multisensorialità della guida turistica costituisce una pre-narrazzione di un’esperienza (non L’Esperienza). I libri contengono sempre più informazioni che provengono da fonti diverse e che investono più campi del sapere: arte, moda, storia, tradizioni, cultura, gastronomia, ecc…

 

Non esiste un lettore ideale dei libri di viaggio, ma una sommatoria di lettori ciascuno con il prorpio modo soggettivo di vedere il mondo.

 

La parola passa a Monika Bulaj, scrittrice e fotografa, che sostiene tenacemente la tesi della proporzionata commistione di testo e fotografia. Per raccontare la sua esperienza di fotografa viaggiatrice, mostra al pubblico degli scatti molto affascinanti che ripercorrono, in maniera del tutto personale, le tre grandi religioni: ebraismo, islam e cristianesimo. Le foto sono raggruppate per tema: genti, vuoto, libro, veli, cammino, tocco, sacrificio, sacerdoti, danza, morti e notte. Foto d’autore che ritraggono moschee affollatissime, spazi di preghiera nel deserto, sacrifici collettivi, scuole di corano, chador, preghiere per i morti, ecc…

 

A seguire Sergio Ramazzotti, giornalista radiofonico e scrittore. Proprio come l’autentico viaggiatore che disdegna l’autobus per camminare a piedi e sporcarsi le scarpe, Ramazzotti scende dal palchetto dove sedevano tutti i relatori, per parlare a tu per tu con il pubblico. L’esuberanza di scatto diventa saggezza quando dice di preferire le esperienze dirette avute con la gente viaggiando, che le nozioni impartite dai docenti universitari. Il mondo vuole essere scoperto, ma non trafugato, come invece spesso facciamo nello scattare foto. Quello è solo un pretesto per dire “Io c’ero!”. E intanto al soggetto che fotografiamo gli rubiamo l’anima. I turisti di massa per Ramazzotti costituiscono un grottesco esercito, riconoscibile da un’uniforme (cappello, bermuda, zainetto), dai mezzi di trasporto usati, dalle armi che porta con sé (fotocamere e videocamere). Proprio come i soldati veri, i turisti di massa stravolgono i luoghi che visitano, cambiandone cultura e tradizioni. Il vero viaggiatore è invece colui che vive il viaggio come un’avventura – che poi è anche metafora della vita stessa – in cui possono succedere sia cose positive che negative. Non a caso, afferma lo scrittore, viaggiare in inglese si dice travel che somiglia al siciliano travagghiari, allo spagnolo trabajo e al francese travail. Il viaggio non è un anestetico per sconfiggere le ansie del lavoro, ma è fatica!

 

Giorgio Pagnini ha poi parlato del legame tra viaggio e web. Internet diventa per le piccole comunità una finestra sul mondo, diventa spazio che raccoglie le esperienze di viaggio di svariate persone, diventa database di rotte e itinerari già percorsi da altri, con tanto di cartografie, studio dei rilievi geografici, grafici di velocità di crociera e coordinate GPS. Tramite Google Earth, che mette a disposizione gratuitamente foto del pianeta scattate da satelliti, possiamo poi viaggiare in ogni angolo della Terra. Non c’è luogo inesplorato o inesplorabile.

 

Anna Cavallotto, editrice e libraia, ha poi riferito sui comportamenti di consumo di libri di viaggio. Il pubblico non è uniforme, comprende sia turisti di massa, che turisti colti. Le collane che trattano il tema del viaggio sono decisamente aumentate. E si sta sviluppando sempre più la tendenza ad acquistare, anche dopo il viaggio, raccolte di illustrazioni e libri di narrativa.

 

L’intervento di Lidia Rizzo è specifico al settore cinematografico. Avendo fatto parte della film commission di Catania, ha potuto verificare come i film possano costituire un modo alternativo di viaggiare. Le persone non si spostano, perché è il film, girato in luoghi lontani, ad andare da loro. Su questa scia, una coproduzione italo-cinese ha esportato il made in Sicily (gastronomia, prodotti tipici, tradizioni, monumenti, ecc…) tramite CCTV1, la tv più seguita la mondo per numero di utenti.

 

A chiudere in bellezza il convegno ci pensa la professoressa Lina Scalisi, docente di storia all’Università di Catania, che parla della Sicilia come perfetta alchimia tra natura e storia, molto sfaccettata e difficile da descrivere in poco tempo. Su di un punto la Scalisi è irremovibile: non possiamo più vedere e mostrare la Sicilia mitica del Grand Tour. Esiste anche la Sicilia storica, carica di eventi. La Sicilia non è terra di rovine, ma laboratorio dove tutto è successo e ancora molto può succedere. E allora bisogna abbandonare di netto la Sicilia mafiosa, quella del Gattopardo, in direzione di un sincretismo culturale che stimoli il dialogo con l’Islam. In via definitiva non esistono, una volta per tutte, dei modi per capire la Sicilia, sicuramente però esistono delle cose da evitare, come guardare alla Sicilia con lo sguardo del viaggiatore del ‘700, perché a quel tempo gli interessi erano diversi. E non bisogna fermarsi, come fece Goethe, alle sole opere classiche, restando fedeli alla dottrina del Winkelmann.

 

E’ a qualche metro sotto le rovine e appena dietro i monumenti che si cela la memoria storica della Sicilia che andrebbe rievocata in spazi nuovi e reinterpretata alla luce delle testimonianze storiche.


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