L'episodio è accaduto poco prime delle 14 in uno dei semafori più trafficati della città. Un passante a MeridioNews: «L'ha rincorso fin dentro al supermercato con una sbarra di ferro». Sul posto oltre dieci agenti di polizia, personale anche a cavallo
Via Androne, aggredisce lavavetri perché insistente Testimone: «L’ha inseguito, ha minacciato pure me»
Un lavavetri troppo insistente, un uomo che scende dalla macchina impugnando quella che sembrerebbe una spranga di ferro. È quanto accaduto poco prima delle 14 all’incrocio tra via Androne e via Salvatore Tomaselli, a pochi passi dall’ingresso laterale della villa Bellini. L’inseguimento, iniziato al centro della strada, è proseguito fin dentro a un supermercato poco distante, dove i due sarebbero venuti alle mani. Sul posto, pochi minuti dopo, sono arrivate cinque volanti della polizia, due motociclette e due agenti a cavallo. In totale oltre dieci poliziotti. Il migrante, un giovane di nazionalità nigeriana, è stato immobilizzato e, dopo diversi attimi di tensione, portato via da una delle auto.
Dopo un lungo colloquio, invece, è stato fatto salire a bordo di una pattuglia anche il presunto aggressore, al quale, secondo un testimone, è stata sequestrata una sbarra. «Ho assistito alla scena in diretta e sono stato io a chiamare le forze dell’ordine». A parlare a MeridioNews è un uomo originario del Senegal, che da quasi vent’anni vive in Italia. Si trovava sul marciapiede, nei pressi dell’incrocio, quando è avvenuto l’aggressione. «Il ragazzo di colore è fuggito dentro al supermercato, dopo avere visto che l’uomo aveva in mano un oggetto. Da lontano sembrava addirittura un coltello, però mi è stato detto che era un pezzo di ferro», prosegue il testimone.
A scatenare la furiosa reazione sarebbe stata l’eccessiva insistenza del giovane nigeriano, in una delle zone della città tradizionalmente frequentate dai migranti in cerca di qualche spicciolo. «L’uomo si trovava in compagnia di una donna, forse la sua fidanzata – prosegue il testimone oculare -. Il lavavetri ha insistito oltremodo, forse anche perché non parla l’italiano e non ha percepito il netto rifiuto dei due. Però la reazione è stata spropositata, al punto che, sceso dall’auto e accortosi della mia presenza, e forse anche del colore della mia pelle, ha minacciato pure me. Di uccidermi, per poi aggiungere che andremmo tutti arrestati».
Il testimone si sofferma poi sul trattamento che gli agenti avrebbero riservato ai due «Si parla spesso di integrazione, ma non capisco il motivo per cui il lavavetri è stato bloccato, gli è stata fatta togliere la maglietta ed è stato portato via in pochi minuti, senza capire nulla di quanto gli stesse accadendo, considerato che non parlava italiano. Mentre – conclude – all’aggressore è stata concessa la possibilità di fornire la propria versione dei fatti». Quest’ultimo avrebbe raccontato di avere reagito dopo che il lavavetri avrebbe sputato verso la donna che era a bordo dell’auto.