I lavoratori oggi sono scesi di nuovo in piazza. Protestano contro le delocalizzazioni e chiedono «un’assunzione di responsabilità» da parte dell'azienda. Pronti a proteste ad oltranza. In programma un tavolo con l'assessore alle Attività produttive, Giovanna Marano
Vertenza 4U, countdown per salvezza Annunciati 175 esuberi, timore per altri 200
Il conto alla rovescia è partito. Poco più di 50 giorni per scongiurare il licenziamento collettivo. L’orizzonte del 28 giugno per i 375 lavoratori del call center 4U, a Palermo, potrebbe essere nerissimo. Il 31 maggio scade la cassa integrazione in deroga e sono già 175 gli esuberi annunciati dalla società, che denuncia una flessione quasi del 50% dell’attività. La cig era stata avviata a novembre dello scorso anno con scadenza appunto 31 maggio. Le normative vigenti impediscono, però, un’ulteriore proroga con l’impossibilità da parte della società di accedere ad ulteriori ammortizzatori sociali.
Così, senza una soluzione messa in campo in tempi brevissimi, il rischio è quello di «un effetto domino», denunciano i sindacati, che oggi hanno chiamato in piazza i lavoratori. Un ‘presidio’ simbolico si è tenuto sotto la sede dei Monopoli di Stato, in via Terrasanta, per protestare contro la delocalizzazione della commessa di Sisal Match Point a Tirana. A mettere in ginocchio l’azienda, specializzata nell’offerta di servizi di contact center e outsourcing alle imprese, è il calo di commesse e la perdita del fatturato con la conseguente crisi di liquidità.
Ma il timore dei sindacati è che i 175 dipendenti, che per l’azienda sono ‘sacrificabili’ dal 28 giugno siano solo la punta dell’iceberg. Seguiti a ruota dai restanti 200 circa, legati ad una commessa della Wind. “Va trovata subito una soluzione alla vertenza – dice Maurizio Rosso, segretario generale Slc Cgil Palermo -. Non siamo disponibili a perdere nemmeno un solo posto di lavoro. Palermo non può permetterselo”. Anche perché, secondo il leader sindacale quello dei call center è “un settore che può creare sviluppo serio e concreto”. A patto, però, che si investa su “progetti di formazione” e su “piani industriali ben strutturati”. Anche perché, attacca Rosso, “ci troviamo davanti ad imprenditori che hanno avuto risorse e vantaggi e adesso non possono fare le valigie e andare via, dopo i benefici ottenuti. Chiediamo un atto di responsabilità”.
A Palermo i lavoratori del settore dei call center sono 10mila, 20mila in tutta la Sicilia, con un fatturato del comparto che nel mondo si attesta a 2 miliardi e che fa segnare un incoraggiante segno più. Ma in Italia il settore sconta tutte le fragilità di “un sistema non regolamentato – spiega Giuseppe Tumminia, segretario della Uilcom Sicilia –. Il nostro Paese non ha recepito la normativa europea e la legge non ha garantito tutele per i lavoratori”. Il risultato? Che, almeno per quanto riguarda 4U, “il tempo agli sgoccioli. Questo è l’ultimo atto e gli spazi di manovra si restringono” dice. Mercoledì prossimo la vertenza sarà al centro di un tavolo convocato dall’assessore alle Attività produttive del Comune di Palermo, Giovanna Marano. Ma le parti sociali si dicono pronte a chiedere di spostare la questione in prefettura. Di più. Annunciano azioni di protesta ad oltranza. “Ad ogni prima teatrale, ad ogni manifestazione, ad ogni appuntamento importante per la città – dicono – ci saremo. Per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa vertenza”. “Il nostro sarà un crescendo di protesta” avverte Rosso.
I sindacati puntano il dito, soprattutto, sul dramma delle delocalizzazioni. “Il presidio di stamani davanti la sede dei Monopoli pone l’accento su questo aspetto – denuncia Tumminia – Perché Sisal dovrebbe spostare volumi di lavoro in Albania? E’ paradossale l’esportazione all’estero di attività che hanno una licenza pubblica”. All’assessore Marano, ma anche al presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, i sindacati chiedono un pressing anche su Wind. “La società nel caso della vertenza Almaviva si è fatta carico dei lavoratori, applichi la stessa ricetta anche per la più piccola 4U ed assuma una posizione chiara nei tavoli istituzionali. Noi chiediamo il mantenimento dei livelli occupazionali”.
Per Aldo Rizzo della segreteria regionale Ugl comunicazione “oggi qui si gioca una partita importante. A rischio oggi ci sono non solo i 175 posti, di cui parla l’azienda, ma tutti i 375 dipendenti 4U con effetto domino difficilmente controllabile. Dobbiamo assolutamente fare pressione su Wind e Sisal. Le licenze italiane devono restare in Italia ed occorre sensibilizzare le istituzioni locali e poi nostre segreterie nazionali perché la vertenza giunga al Mise”. “Il lavoro deve restare sul territorio palermitano – gli fa eco Francesco Assisi, segretario generale Fistel Cisl – e le professionalità acquisite garantite: non è accettabile che il lavoro che c’è si sposti altrove, magari con tipologie contrattuali a garanzie minori”.