È possibile visitare l'esposizione al Palazzo centrale dell’ateneo di Catania. «Non è autocelebrativa - spiega il presidente Francesco Priolo - ma un modo per mettere in evidenza che le cose belle si possono fare anche qui in Sicilia». Presente all'inaugurazione anche l'ex premier e costituzionalista Giuliano Amato
Vent’anni di Scuola superiore di Catania in mostra «Luoghi che raccontano generazioni di studenti»
Sono passati vent’anni da quando l’allora rettore dell’università di Catania, Enrico Rizzarelli, si fece promotore della nascita di un consorzio per fondare a Catania, nel cuore del Mediterraneo, un istituto d’istruzione superiore che ricalcasse il modello della Normale di Pisa. Oggi, una mostra curata dalla professoressa Lina Scalisi nel cortile del palazzo Centrale dell’ateneo racconta alla città la storia della Scuola superiore di Catania.
Una mostra «non autocelebrativa – commenta l’attuale presidente Francesco Priolo – ma un modo per mettere in evidenza che le cose qui in Sicilia si possono fare». Il materiale esposto è stato raccolto e organizzato da un’équipe di otto allievi, con l’intento di raccontare la storia e i luoghi che hanno visto avvicendarsi generazioni di studenti. La scelta del posto vuole essere simbolica: il rettorato, nel centro storico, manifesta il radicamento della Scuola nella vita culturale dell’ateneo e della città, in quello che Scalisi definisce «un circolo virtuoso».
Simbolica è stata anche la presenza, all’inaugurazione, di Giuliano Amato. L’ex premier e costituzionalista racconta infatti di essersi formato, negli anni ’50, nel collegio medico-giuridico della Normale da cui sarebbe poi nata la Scuola Sant’Anna, di cui lo stesso Amato sarebbe poi stato presidente. La residenzialità e il carattere interdisciplinare dell’insegnamento sono, secondo Amato, i punti di forza su cui le scuole d’eccellenza in Italia devono puntare.
«Ricordo che per noi studenti l’interdisciplinarità nasceva dalla convivenza. Ci rendevamo conto che tutti noi ci ponevamo le stesse domande, anche se cercavamo le risposte partendo da angolature differenti, ognuno in base alla propria disciplina». E in aggiunta, con una punta di patriottismo: «Era questo in fondo l’Umanesimo italiano, che i secoli dopo l’Illuminismo hanno cancellato. Solo adesso stiamo ricomponendo quel mondo, a beneficio della cultura e della tecnica futura. Restituiamo all’essere umano i polmoni dei suoi orizzonti conoscitivi». La mostra sarà visitabile fino al 15 giugno dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20. A fare da guida saranno gli allievi della Scuola. A partire dal 16 giugno, l’allestimento verrà spostato a villa San Saverio, dove rimarrà fino a dicembre.