Vanno avanti le indagini sull’infanticidio di Elena Del Pozzo Legale: «In carcere la madre sta acquisendo consapevolezza»

«Come è facile immaginare, non sta bene. Anche perché questa
è la fase in cui sta acquisendo consapevolezza». È l’avvocato Gabriele Celesti a riferire a MeridioNews come sta passando queste prime settimane da detenuta, in isolamento nel carcere di piazza Lanza, a Catania, Martina Patti. La 23enne accusata dell’omicidio pluriaggravato e dell’occultamento del cadavere di sua figlia Elena Del Pozzo, la bambina che tra qualche giorno avrebbe compiuto cinque anni. Dopo avere denunciato ai carabinieri un falso rapimento da parte di un commando di uomini incappucciati, armati e con i guanti, la donna ha confessato solo dopo molte ore di interrogatorio, quando gli inquirenti l’hanno messa di fronte alle immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona. Di quella scena descritta, con dovizia di particolari, non c’è traccia. Di recente, invece, sono emersi dei video che permettono di ricostruire alcuni spostamenti che Patti avrebbe fatto la mattina dell’infanticidio e di cui non avrebbe mai fatto menzione in nessuna delle sue dichiarazioni. 

A mandare in onda le immagini è stata la trasmissione televisiva
Quarto grado di Mediaset. «Mi chiedo – sottolinea il difensore – come abbiano fatto dal programma a entrare in possesso di quei documenti in una fase in cui le indagini sono ancora in corso». Le telecamere di un’abitazione privata la mattina del 13 giugno riprendono diversi passaggi di Patti sia in macchina che a piedi lungo via Filippo Turati, la strada che collega la villetta in cui la donna vive al terreno incolto in cui l’indomani mattina verrà ritrovato il cadavere della bimba. La prima inquadratura interessante è delle 8.54: Patti percorre la carreggiata in auto verso casa, dove sta tornando dopo una festa di compleanno. Dieci minuti dopo un altro passaggio in direzione opposta. La macchina si ferma in fondo, in uno spiazzo davanti al campo del ritrovamento. Nonostante sia parzialmente coperta da alcune siepi, gli inquirenti avrebbero individuato un riflesso di colore bianco che indicherebbe l’apertura del bagagliaio. L’ipotesi è che quello possa essere il momento in cui la donna ha scaricato dall’auto la pala e la zappa, attrezzi che verranno poi trovati accanto alla fossa scavata. 

Qualche minuto dopo, la donna riparte alla guida della sua
Fiat 500. Sono le 9.14 quando lungo quella stessa strada viene ripresa vestita con abiti sportivi e scarpe bianche da ginnastica (tutto sequestrato per essere analizzato) mentre fa jogging. Una corsetta che si blocca di nuovo nello stesso punto: la donna si ferma ed entra sempre in quel terreno incolto dove poi è stato ritrovato il cadavere della figlia. Questa volta, stando ai video registrati, lì sarebbe rimasta per una quarantina di minuti. Poi alle 9.55 torna di nuovo correndo verso la villetta. Per gli inquirenti, quello potrebbe essere il lasso di tempo in cui Patti ha scavato la buca dove ha poi parzialmente interrato il corpo della bambina chiuso dentro cinque sacchi neri di plastica uno sopra l’altro. La figlia è ancora all’asilo dove, quella mattina, l’ha accompagnata la nonna paterna a casa della quale Elena aveva dormito la notte precedente. Alle 13, Patti va a prenderla e lei le corre incontro e le salta al collo per abbracciarla. Tornano a casa intorno alle 13.30 e mentre la madre stira, la bimba guarda i cartoni animati dal suo cellulare e mangia un budino al cioccolato. Una ventina di minuti dopo, sempre lo stesso occhio elettronico riprende di nuovo l’auto con Martina alla guida e Elena sul sedile posteriore. È questa l’ultima immagine della bambina viva

Le indagini proseguono in varie direzioni con diversi punti che restano ancora da chiarire: l’arma del delitto (presumibilmente un coltello da cucina) deve ancora essere ritrovata; non è ancora stato individuato il luogo in cui Elena è stata uccisa (l’auto e la casa sono state escluse e la madre continua a sostenere che tutto è avvenuto in quel terreno, dove però non sono state trovate tracce di sangue compatibili, se non quelle dentro i sacchi). Inoltre la procura, oltre all’autopsia, ha richiesto che vengano effettuati anche degli esami tossicologici per chiarire se la bambina sia stata stordita prima di essere ammazzata; infine resta da chiarire l’eventuale complicità di altre persone nelle varie fasi del delitto. L’avvocata nominata di recente dalla famiglia Del Pozzo – Barbara Ronsivalle – sta leggendo tutti gli atti, in attesa degli esiti di diversi esami. Il legale difensore di Martina Patti continua ad avere con lei incontri in carcere: «Ovviamente – sottolinea il legale a MeridioNews – sul contenuto delle conversazioni che ho con la mia assistita, mantengo il massimo riserbo, come farei con ogni altro caso anche meno mediatico. Per qualsiasi altro passo – conclude – dobbiamo prima aspettare che le indagini si chiudano».  


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