Agitazione, mancanza di concentazione, insonnia, tensione muscolare, ma anche disturbi più gravi e vere e proprie patologie. A causarle è il nemico numero uno della modernità: lo stress. Che però «non è un fenomeno sempre negativo», e non va demonizzato. Basta distinguere tra quello buono e quello cattivo ed imparare a gestirlo. Nella vita, nel lavoro e anche durante gli esami universitari. CTzen ne ha parlato con la piscologa Lucia Scafidi, che nelle scorse settimane ha tenuto un incontro di approfondimento proprio su questo tema
Università, i consigli per gestire lo stress «Cibo buono, colleghi e pochi caffè»
Lavorare (o studiare) per molte ore al giorno, dormire poco, mangiare male e in maniera disordinata, non prendersi mai del tempo per se stessi e per i propri interessi. Ma anche litigare con persone care, perdere il posto di lavoro o ancora restare imbottigliati nel rumoroso traffico cittadino. Sono solo alcune delle principali cause di stress, un fenomeno con cui, oggi più che mai, convivono gran parte delle persone. E che, se non affrontato e gestito in maniera corretta o prolungato nel tempo, può causare una lunga serie di disagi e disturbi, che possono addirittura trasformarsi in patologie. Eppure lo stress, nonostante l’opinione difusa che tende a demonizzarlo, non fa sempre male, ma può essere anche buono e contribuire a farci riuscire con successo in quello che facciamo.
CTzen ha discusso di questi – e di moltri altri aspetti della vita under pressure – con Lucia Scafidi, psicologa esperta di tematiche legate alla comunità. Secondo cui «se da un lato, un certo livello di stress è fisiologico nella vita quotidiana, dallaltro, una carenza sarebbe deleteria poiché mancherebbero gli stimoli necessari per sopravvivere e per adattarci ai continui cambiamenti che la vita impone». Basta imparare a rispondere alle pressioni nel modo giusto. Anche in ambito lavorativo e durante gli studi universitari. Un tema approfondito nelle scorse settimane anche nel corso di un incontro dal titolo Gestisci lo stress!, organizzato dall’Aspic, l’associazione per lo sviluppo psicologico dellindividuo e della comunità di Catania, in via D’Amico 165, che da anni promuove iniziative scientifiche e culturali, tra cui incontri a carattere divulgativo su vari temi inerenti l’ambito psicologico, e tenuto proprio dalla dottoressa Scafidi.
Dottoressa Scafidi, cos’è esattamente quello che chiamiamo stress?
«E’ uno stato di disequilibrio tra le richieste che provengono dallambiente esterno che ci sta intorno o da fattori interni che riguardano la persona e la sua capacità di adattamento a determinate situazioni, in termini di risorse disponibili in un dato momento della vita. Se le nostre risposte non risultano adeguate alle richieste, ecco che si presenta un disagio, che viene chiamato stress».
Quali sono i fattori comuni che possono determinarlo?
«Di solito è causato da pressioni interne o esterne, come eventi critici che riguardano la sfera affettiva (perdita di persone care) e professionale (perdita del lavoro o condizioni particolarmente disagiose o difficili), o i rapporti interpersonali (litigi con il partner, con gli amici o con semplici conoscenti). Oppure ancora, grande causa di stress sono alcuni fattori ambientali come, ad esempio, l’inquinamento acustico».
Da cosa dipende la nostra risposta alle situazioni stressanti?
«Il modo in cui rispondiamo dipende da vari fattori. Un ruolo importante è giocato dalla valutazione che facciamo dellevento stressante, dal significato che gli attribuiamo e dalle esperienze passate. Quando le risposte della persona, in un dato momento della sua vita, non sono adeguate per fronteggiare efficacemente le richieste esterne, lo stress può essere male accolto e debilitante».
E’ vero che, nonostante l’accezione negativa del termine, lo stress non è sempre un nemico?
«Verissimo. Lo stress non è un fenomeno sempre negativo. Studi in materia, condotti dall’endocrinologo Hans Selye, confermano questa teoria, che ne evidenzia linevitabilità e al tempo stesso la necessità per le nostre vite. Secondo lo studioso, infatti, se da un lato un certo livello di stress è fisiologico nella quotidianità, dallaltro, una carenza sarebbe deleteria poiché mancherebbero gli stimoli necessari per sopravvivere e per adattarci ai continui cambiamenti che la vita impone. Infatti, la moderna concezione del fenomeno ne identifica due tipi: stress buono e stress cattivo».
Quali sono le differenze?
«Lo stress buono è causato da un’esperienza voluta, ed è molto comune in ambito lavoratito. Ad esempio, capita molto spesso di essere sotto pressione per ottenere qualcosa che ci sta particolarmente a cuore, da cui però ricaviamo gratificazione, ed anche una sensazione di euforia. La stessa cosa capita anche quando sappiamo di essere in grado di poterlo gestire e questa è sicuramente una situzione positiva per l’individuo stressato. Lo stress cattivo, invece, è provocato da esperienze non volute o da più fattori stressanti che si presentano simultaneamente. Questi, al contrario dei primi, sono eventi che determinano un logorìo significativo nella persona che, se prolungati nel tempo, possono causare anche diversi disagi o addirittura, nei casi più estremi, disturbi e patologie».
A che tipo di disturbi va incontro la persona affetta da stress cattivo?
«I principali problemi possono essere di tre tipi. Nei casi più comuni di stress intenso e prolungato nel tempo, parliamo di effetti sulle funzioni cognitive, anche importanti, come ad esempio problemi di attenzione e concentrazione, vuoti di memoria, fino ai casi più estremi, in cui possono presentasi anche disturbi del pensiero o comportamenti deliranti. Un altro campo interessanto dall’eccesso di stress è quello emotivo. Qui riscontriamo agitazione, irritabilità, ansia, abbassamento dell’autostima, oppure comportamenti bizzarri ed insonnia. Fino ad arrivare ai disagi di tipo fisico, come tensione muscolare, emicrania, tachicardia e problemi cardiovascolari o ai reni».
Se si è particolarmente sotto pressione o si conduce una vita frenetica e disordinata – variabili abbastanza comuni al giorno d’oggi – cosa si può fare per evitare di incorrere in questo tipo di problemi?
«Prima di tutto si deve pensare alla prevenzione. E mantenere uno stato di salute ottimale. Ci sono alcune accortezze che possiamo adottare nell’ambito della nostra quotidianità per prevenire l’eccesso di stress. Per prima cosa, impegnarci a dedicare più tempo a noi stessi e ai nostri interessi. Ritagliarsi regolarmente degli spazi per fare quello che ci piace, per rilassarci o in cui goderci momenti di svago e del sano divertimento, è fondamentale per vivere meglio e ricaricarci positivamente. Un altro consiglio è quello di curare l’alimentazione, mangiando regolarmente e adottando una dieta sana. E poi dormire con regolarità e praticare una moderata attività fisica».
Una tra le catogorie più soggette a stress, soprattutto in perido pre-esami come questo, è quella degli studenti universitari.
«Al di là dell’esame in sè, lo studente deve affrontare un lungo percorso che può essere molto faticoso, in cui può soffrire di intensi stati di agitazione. Ricordiamo che l’ansia da esami non è altro che una forma di ansia da prestazione che, in casi estremi già di tipo patologico, può portare ad un rifiuto dello studio o addirittura all’abbandono del percorso universitario».
Come ci si deve comportare per gestire al meglio lo stress quando si passa tanto tempo sui libri e per vincere ansia e paure?
«Anche qui, basta adottare alcuni semplici accorgimenti nella vita di tutti i giorni, che sono poi le regole fondamentali non solo per combattere l’eccesso di stress, ma anche per vivere meglio. Mangiare bene e regolarmente, evitando pasti pesanti prima di affrontare tante ore sui libri o subito prima di un esame, e soprattutto non abusare di sostanze eccitanti come il caffè che, contrariamente a quanto si crede, servono solo ad inficiare negativamente le prestazioni e ad ostacolare la concentrazione. E poi, studiare sì, senza però sottoporsi a tour de force dell’ultimo minuto. Meglio mettere a punto un metodo di studio strutturato secondo un calendario e concedersi delle pause frequenti. Infine, per i più ansiosi, può essere utile studiare in gruppo: il confronto con i colleghi aiuta a contenere gli stati di agitazione».
[Foto di Fukecha Nabil]