Università, contestata la spesa per i dirigenti «Da tagliare anche consulenze e auto blu»

È guerra di numeri tra i membri del Coordinamento unico d’ateneo e la dirigenza dell’università degli studi di Catania. Al centro del problema la spesa per i dirigenti, ma anche per le auto blu, per collaudi e consulenze e per l’esternalizzazione di servizi. Cifre, quelle che si riferiscono a queste voci di bilancio, considerate troppo alte in un periodo di tagli. È così che «nel clima nazionale di ristrettezze e di revisione della spesa corrente per le istituzioni di ogni ordine e grado, riteniamo doveroso suggerire, in un dibattito franco e aperto – scrivono dal Cuda – alcune linee di possibile e necessario contenimento della spesa del nostro ateneo». Il sito di Unict è la fonte per i dati presi in considerazione, comparati anche con quelli di altre università italiane.

Tra il 2008 e il 2011 «mentre l’ateneo conosceva la peggiore contrazione di finanziamenti alla ricerca e mentre il corpo docente e tecnico amministrativo subiva il blocco stipendiale, del turn-over e degli avanzamenti di carriera – spiegano dal Coordinamento – i compensi dei dirigenti aumentavano fieramente, saldamente nonché progressivamente». Tutti oltre i 100mila euro annui, i più ricchi d’Italia. E pure i più numerosi, secondi per quantità di presenze solo a Bologna. L’università di Catania per gli stipendi dirigenziali spende « l’1,13 per cento del Ffo (Fondo di finanziamento ordinario, ndr), mentre gli atenei che sono avanti nella classifica del Sole 24ore spendono molto meno», si legge ancora sul documento del Cuda. Il Politecnico di Milano – che spende lo 0,69 per cento del Ffo – e l’Università di Trento – con lo 0,78 per cento – rappresentano due esempi. L’accento, in particolare, è messo sul compenso per il direttore amministrativo Lucio Maggio, «duplicato negli anni». E di poco inferiore a quello del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo.

Sotto accusa anche il capitolo collaudi e consulenze. Il rettore Antonino Recca ha deciso di «conferire l’incarico di collaudatore a docenti dell’ateneo e non al personale tecnico dell’ufficio che ha curato la redazione degli elaborati di progetto e ne ha verificato l’effettiva realizzazione», lamenta il Cuda. A scriverlo, in un documento citato dal Coordinamento e indirizzato al dirigente dell’ufficio tecnico, è lo stesso Magnifico il 2 dicembre del 2008: «Al fine di garantire, in misura ancora maggiore, l’efficacia e la trasparenza dell’azione amministrativa in materia di lavori pubblici, per il prosieguo, invito la S.V. ad inviare richieste generiche di nomina di collaudatore, che mi riserverò di scegliere di volta in volta». La normativa in merito, però, vuole che si utilizzino professionisti esterni all’ufficio tecnico solo nel caso in cui questo manchi di professionisti con i giusti requisiti. «Non una prassi, dunque, ma una legge quella che privilegia le figure interne», sottolineano i membri del coordinamento. Anche in questo caso una spesa inutile, perché i professionisti interni verrebbero pagati meno.

Altro capitolo in cui è possibile tagliare secondo i componenti del Coordinamento unico d’ateneo è quello relativo alle auto blu e all’esternalizzazione di servizi. Se per le prime si invita ad un uso ponderato delle stesse, per quanto riguarda i servizi esternalizzati ad essere sotto la lente d’ingrandimento sono quelli di bidellaggio e assistenza e il controllo edifici. «Che impiegherebbero già importi di alcune centinaia di migliaia di euro», scrivono. Se da un lato si riconosce un ruolo di  promozione all’esternalizzazione, «elemento di non poco conto, in ogni stagione e per più ragioni», dall’altro però queste decisioni non «paiono rispondere a quella contrazione generalizzata della spesa dovuta alla scelta di anticipare l’accentramento amministrativo-contabile».

Dal rettorato non hanno nessuna intenzione di risponde al Cuda, finché «non firmeranno i loro documenti, anche solo con un portavoce», fa sapere l’ufficio stampa d’ateneo. Che mette però a disposizione un documento a firma del direttore amministrativo Lucio Maggio in risposta a un docente: un chiarimento, diramato prima della pubblicazione del documento del Cuda, in merito alla spesa per la dirigenza d’ateneo. Il numero dei dirigenti, spiega Maggio, ha avuto una parabola prima crescente e poi decrescente tra il 2008 e il 2012. Partendo da 16 è cresciuto di due unità nel 2009 per arrivare ai 13 attuali. «Se da una parte sono stati attribuiti nuovi incarichi dirigenziali – scrive il direttore amministrativo – dall’altra tale incremento è stato progressivamente compensato dalle cessazioni frattanto intervenute». Maggio specifica inoltre che il rapporto tra i dirigenti dell’ateneo ed il personale tecnico-amministrativo è pari allo 1,08 per cento- 13 dirigenti per 1.200 unità di personale tecnico-amministrativo -, «un rapporto decisamente basso e comunque di gran lunga inferiore a quello presente in altri enti pubblici».

Le nuove nomine, comunque, sono state fatte all’interno dell’organico d’ateneo e, insieme al minor numero degli incarichi stessi, ne deriva che la spesa dal 2009 al 2012 segue la stessa parabola prima crescente e poi decrescente del numero dei dirigenti. E, secondo Lucio Maggio, «risulta essere complessivamente diminuita». Catania, inoltre, precisa il direttore amministrativo «è tra le poche amministrazioni che ha reso pubblica tale
spesa sul proprio sito web istituzionale». I chiarimenti di Maggio non convincono però i membri del Cuda. «Lungi dal chiarire la questione contribuiscono purtroppo a sollevare una lunga lista di ulteriori dubbi» sostengono.

La trasparenza sbandierata non sarebbe poi tale, perché mancano le informazioni sulle assenze dei dirigenti e sulle consulenze. Non solo. Il rapporto tra dirigenti e personale tecnico amministrativo considerato basso da Maggio è invece decisamente alto secondo i membri del Cuda. Non va paragonato, infatti, a quello di altri enti pubblici come regione e provincia, ma ad altri atenei. E dall’ultimo rapporto del Cnvsu – Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario – del Miur,  la media nazionale di tale indice è di 0,53 per cento. Quello di Catania è all’1,08 per cento.

Maggio sorvola, poi, sull’aumento degli stipendi individuali. «Non si capisce – continuano dal Cuda – quali dati il direttore amministrativo abbia utilizzato per fornire le cifre della spesa effettiva, in quanto i dati riportati sul nostro sito web di ateneo, di cui il direttore stesso ha vantato i record di trasparenza forniscono cifre diverse».


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