Unione Europea al servizio delle multinazionali

Nelle scorse puntate si è parlato di alcuni degli sprechi di risorse (prelevate dalle tasche degli ignari anche perché poco o male informarti contribuenti) da parte dell’Unione Europea (le trovate in allegato). Ad esempio, se è pur vero che il compenso degli europarlamentari è equiparato a quello dei deputati dei singoli Stati Europei (creando in questo modo una incomprensibile disparità), poche volte si è parlato dei compensi dei membri della Commissione Europea.

Il salario più alto spetta al presidente della Commissione, José Manuel Barroso, e al presidente del Consiglio, Herman Van Rompuy, che guadagnano 24.874,62 euro al mese. I normali commissari incassano ‘solo’ 20.278,23 euro al mese. Ovviamente, benefit a parte. In generale, il personale della ‘macchina’ Europea, composto da circa 55 mila persone, costa ai contribuenti circa 8,36 miliardi di euro all’anno. Senza contare che, anche nell’Unione Europea, si sono verificati casi di assenteismo, sempre per voler usare un eufemismo, da far rabbrividire alcuni esemplari di HOMO POLITICUS italiano. (a sinistra, foto tratta da economia.panorama.it)

Pare, infatti, che l’indipendentista inglese, Nigel Garage, in tre anni non si sia mai presentato alla Commissione Pesca, di cui dovrebbe essere membro. Al punto da costringere un altro eurodeputato, il liberal-democratico Guy Verhofstadt, a dire di lui che “l’unico vero spreco dell’Europa è lo stipendio che lei si concede”.(Ansa)

Come se non bastasse, e qui viene il bello, tra le spese per la gestione delle sedi ce ne sono alcune a dir poco strane come, ad esempio, lo stoccaggio – fra tutte le cantine delle istituzioni Europee – di 47 mila bottiglie di vino.

Ricordate quando, nel 2009, Berlusconi decise di riunire il Governo in Abruzzo subito dopo il terremoto che lo aveva colpito, con un grosso ritorno mediatico (per lui e per il suo partito), ma con costi (per i contribuenti) non indifferenti? Ebbene, non è stato il solo a fare una cosa simile. Gli europarlamentari si riuniscono per tre settimane al mese a Strasburgo. Poi, per l’ultima settimana, vanno tutti a Bruxelles, in “missione plenaria”.

Niente da dire, a parte il fatto che per farlo vengono trasferiti tutti i documenti del l’Europarlamento con l’utilizzo di ben sette Tir, che trasportano oltre 1.500 casse piene di dossier, fascicoli ed interi archivi, con un costo, che per le dodici sessioni all’anno ammonta a circa 200 milioni di euro.

Ovviamente, senza considerare i costi della “missione” e le spese per la sede “doppione” dove, anche quando non ci sono sedute (nove mesi l’anno), i contatori girano, le bollette arrivano, il personale addetto alla manutenzione ed alla sorveglianza continua a lavorare e ad essere pagato… da noi!

Gli unici a felicitarsi della transumanza pare siano i gestori dei ristoranti e degli hotel che, in quel periodo, fanno letteralmente lievitare i prezzi di beni e servizi. Durante la sessione plenaria, i prezzi delle stanze di albergo aumentano quasi del 100 per cento. Per non parlare di quelli di bar e ristorazione. L’argomento non è nuovo ed è stato più volte affrontato dai membri del Parlamento che, infatti, hanno deciso per non rendersi ridicoli oltre ogni limite, di sospendere dal giugno 2013 questa prassi ridicola (sempre che la Francia non decida di porre il proprio veto alla decisione…).

In realtà, le spese riportate nel bilancio del Parlamento Europeo, nonostante la pronta giustificazione della Commissione che ha rassicurato i contribuenti che solo una percentuale minore (circa il 6%, stando a quanto affermano loro) delle risorse vengono destinate alla gestione, non finiscono mai di lasciare a bocca aperta. Se il mantenimento delle sedi del Parlamento Europeo (e relative sedi diplomatiche) è da tempo assurto a simbolo dello spreco “made in UE”, non si può purtroppo affermare che sia l’unico.

Ad esempio, del nutrito elenco di spese “allegre” finanziate dall’Europa (dati OpenEurope “EU Waste”) fanno parte i 411 mila euro destinati dal Fondo Europeo di sviluppo regionale a una società ungherese per migliorare “lo stile di vita e le condizioni dei cani”. E ancora, alla società Biribines Limousines sarebbero stati destinati 5,25 i milioni di euro per “trasportare gli eurodeputati in giro per Strasburgo” e oltre 5 i milioni di euro sarebbero stati spesi per l’acquisto del “Foyer Européen” in Lussemburgo che oggi ospita il Centro culturale delle istituzioni europee cui hanno accesso i dipendenti dell’UE e che comprende, tra le altre cose, un ristorante, un club dedicato alle danze scozzesi (in Lussemburgo?!) e uno all’assaggio dei vini.

Come è emerso da un’indagine condotta dal Financial Times, che ha spulciato i documenti interni della Commissione Europea (EU growth funds lie idle under red tape), l’Unione Europea ha deciso di riutilizzare parte delle somme destinate ai fondi strutturali (di cui abbiamo parlato in un precedente articolo) non spesi per il periodo 2007-2013 (si tratterebbe di 347 miliardi di euro, al 90% non allocati con le misure precedenti). Ebbene, tali somme, in teoria, erano destinate agli Stati dell’UE in difficoltà, ma disposti a co-finanziare progetti.

Il Financial Times invece ha scoperto che ad accaparrarsi parte dei fondi, che sarebbero dovuti andare a piccole-medie imprese ed aree disagiate come le regioni Obiettivo Convergenza ex Obiettivo 1 (vale a dire Sicilia e altre regioni del Meridione d’Italia), sono stati dati ad alcune delle più grosse multinazionali (IBM, Coca Cola, Nokia, Siemens e così via) munite delle risorse richieste dall’Eurocrazia per smobilizzare le somme co-finanziando i progetti.

Altre multinazionali, invece, avrebbero ricevuto i sussidi UE per delocalizzare le proprie fabbriche in zone a più basso costo del lavoro. In più di un caso si sospetta addirittura che decine di milioni di questi fondi siano finiti in tasca alla mafia e alla ‘ndrangheta. (Europe’s hidden billions: Cohesion for a reason).

Alcuni tra i ferventi sostenitori dell’europeismo a tutti i costi (…per i contribuenti, ovviamente…) potrebbero obiettare, a questo punto, che, in realtà, il nostro Paese, in occasione di alcuni eventi calamitosi che si sono verificati negli ultimi dieci anni (il terremoto in Molise del 2002, l’eruzione dell’Etna del 2002, il terremoto in Abruzzo del 2009 e l’alluvione in Veneto del 2010) ha ricevuto parte delle somme erogate come aiuti dall’Unione Europea.

In effetti l’Unione Europea, in un decennio ha stanziato 558,3 milioni di euro per l’insieme delle catastrofi che di sono verificate in Italia su un totale di 13,34 miliardi di danni subiti. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della visita nelle zone colpite dal sisma del vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tafani, e del commissario Europeo per le Politiche regionali, Johannes Hahn, il quale però ha stimato che i danni ammonterebbero a 5 miliardi di euro circa e, di conseguenza, ha concesso un aiuto comunitario nell’ordine di 150-200 milioni prelevandoli dal Fondo di solidarietà.

Ebbene, a fronte di un aiuto concesso all’Italia nell’arco di un decennio, aiuto peraltro di gran lunga inferiore alle aspettative e “dovuto” dall’UE in base a quanto previsto in sede di costituzione del Fondo di solidarietà dell’Unione (Fsue, nato per rispondere alle grandi calamità naturali ed esprimere la solidarietà Europea alle regioni colpite all’interno dell’Ue), la Commissione Europea, nell’ambito della ‘Spring’ facility, per lo sviluppo economico, sociale e dei diritti umani del Marocco”, ha regalato in un solo anno e per di più a un Paese che non fa parte dell’Unione Europea, 270 milioni di euro!

Bruxelles e Rabat ”condividono lo stesso obiettivo, quello di rafforzare le relazioni bilaterali”, ha sottolineato il commissario Europeo alla politica di vicinato, Stefan Fule, in occasione della decima riunione del consiglio di associazione Ue-Marocco.

Come se non bastasse, sempre nel 2012 e sempre al Marocco, l’Unione Europea ha concesso, nell’ambito del programma EuroMedHeritage IV, 1,5 milioni di euro per la realizzazione del progetto Montada che mira a fare scoprire la storia degli edifici e dei siti architettonici di Salé, a sviluppare le capacità necessarie per organizzare le visite guidate e creare un ambiente in grado di soddisfare la domanda dei turisti nelle Medine in Algeria, Marocco e Tunisia.

Mentre l’Unione Europea finanzia lautamente un Paese che non fa parte dell’Unione Europea, Pompei, nonostante l’ultimatum dell’UNESCO che ha concesso tempo solo fino al 2013 per effettuare i lavori di recupero di uno dei siti archeologici più famosi del mondo, cade letteralmente a pezzi. Mentre il commissario europeo si vantava degli aiuti concessi a Paesi extracomunitari, in Italia i suicidi per motivi economici legati alla crisi economica e all’eccessivo carico fiscale sono aumentati del 24,6% dal 2008 al 2010 (fonte CGIA di Mestre – Comitas).

(Terza puntata/continua)

Bruxelles tra armi e ambasciate. Chi paga? Noi!
Da Bruxelles soldi per tutti (tranne che per l’Italia)

 


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