L'ex preside di Scienze politiche, a meno di 24 ore dal voto che lo vedeva in netto svantaggio rispetto al docente di Scienze della finanza, annuncia con una lettera il ritiro - anche se non formale - della sua candidatura alla carica di magnifico. Con un endorsement che spiana la strada al collega economista. Per la comunità accademica, insieme al vantaggio alla prima tornata elettorale, si tratta di un chiaro segnale di discontinuità con la passata amministrazione, e l'apertura di «una nuova pagina per l'Università di Catania»
Unict, Vecchio lascia in favore di Pignataro I commenti: «L’unico perdente è Recca»
«Un gesto distensivo dopo una campagna elettorale priva di savoir-faire e caratterizzata da colpi bassi notevoli». Ma sopratutto «un primo passo verso un cambiamento culturale all’interno del nostro Ateneo, che speriamo sia duraturo». Così Attilio Scuderi, docente di Letteratura e membro del Coordinamento unico d’Ateneo, commenta a caldo la notizia del ritiro dalla corsa alla carica di rettore del candidato Giuseppe Vecchio, favorito a dare il cambio sulla poltrona di magnifico ad Antonino Recca (da cui era anche appoggiato pubblicamente). Una decisione giunta ieri sera come un fulmine a ciel sereno, a meno di 24 ore dalla prima sorpresa di questa tornata elettorale universitaria: la maggioranza ottenuta alle consultazioni di giovedì da Giacomo Pignataro, che ha sorpassato Vecchio con più di cento voti. Numeri che, a quanto pare, non erano assolutamente previsti tra le mura di palazzo Centrale.
E proprio al collega economista è diretto l’endorsement con cui l’ex preside di Scienze politiche annuncia la fine della sua corsa. Infatti, nonostante non possa formalmente ritirare la candidatura, con una lettera indirizzata al decano e alla comunità accademica, Pippo Vecchio motiva le ragioni della sua scelta, esprimendo «stima e riconoscimento nei confronti del prof. Giacomo Pignataro, che ritengo saprà valorizzare e garantire anche quella parte importante dellelettorato che ha onorato me e il prof. Iachello di un voto che riunisce, comunque, una maggioranza nell’Ateneo e che è ben presente negli organi collegiali». Spianandogli così di fatto la strada alla seconda tornata elettorale, in programma giovedì prossimo.
«Una prima ondata che sta travolgendo il nostro sistema universitario, che speriamo apra una nuova pagina nella storia dell’Università di Catania e della nostra città». Fa eco a quello di Scuderi il commento del politologo Gianni Piazza che, insieme ai colleghi del Cuda, non ha risparmiato negli anni aspre critiche all’amministrazione Recca, sempre definita da loro autoritaria, antidemocratica e poco trasparente. Accogliendo positivamente la notizia del vantaggio elettorale prima, e del campo praticamente libero adesso, per Giacomo Pignatato quale prossimo magnifico. Con un programma in contrapposizione con le scelte del rettore uscente. «Quest’elezione ha segnato la discontinuità con il passato a favore di un un’università aperta al basso, senza tutto il potere nelle mani di una sola persona e libera di esprimere la propria opinione». Elementi che, secondo il docente, fanno parte del progetto di governo del professore di Scienze della finanza. «Adesso comincerà il lavoro difficile e noi del Cuda continueremo a fare i cani da guardia, anche se crediamo che da ora in poi sarà tutto più trasparente», conclude fiducioso.
«Accogliamo con piacere la notizie di Giacomo Pignataro nuovo rettore», dichiara Alberto Marini, presidente dell’associazione studentesca Actea. Anticipando di essere, «come sempre, a disposizione per costruire un rapporto di dialogo costruttivo e continuativo con l’amministrazione dell’Ateneo per mettere lo studente al centro delle problematiche universitarie». Sulla stessa linea anche Salvo Vitale di Axada e Agatino Lanzafame di Arché, che su Facebook aggiunge: «Con questo nobile gesto il professore Vecchio, dimostrando una statura morale e politica diversa rispetto al nostro ormai ex-rettore, pone fine alla stagione dell’arroganza e ad una pagina triste della storia dell’Università di Catania, e da avvio a quella del dialogo e della ricostruzione. Adesso con il professore Pignataro – continua Lanzafame – si apre una nuova pagina per l’Ateneo di Catania. A lui vanno i miei complimenti, con la speranza che gli studenti possano essere i protagonisti di questo nuovo corso». E conclude: «Si sono confrontati due grandi uomini, ha vinto la discontinuità. Il perdente è uno solo: Antonino Recca».
L’uscita di scena di Vecchio dopo i risultati elettorali, però, non ha esattamente il sapore della sorpresa tra alcuni membri della comunità accademica. Al cui interno, infatti, già all’indomani dello spoglio, giravano voci di «spostamenti significativi di preferenze» per la seconda tornata di voti. «Dopo il vantaggio ottenuto giovedì – racconta Attilo Scuderi – in molti si stavano già orientando a votare Pignataro». Cambiamento di rotta che, serpeggiando tra l’elettorato, avrebbe forse indotto l’ex preside di Scienza politiche – prima delle consultazioni considerato il candidato da battere – a cedere il posto all’economista. «A Pippo Vecchio – continua il docente – sono mancati quasi 300 voti, che in questa elezione universitaria sono un’enormità». Numeri che, secondo il docente, fanno registrare «un elemento di novità, ma anche di rottura con la gestione di Recca» e ai tanti episodi controversi che hanno caratterizzato gli ultimi anni del suo mandato. E che hanno portato l’elettorato a fare una scelta diversa. A fare da ago della bilancia il personale tecnico amministrativo – nonostante il peso ponderato delle preferenze – e i ricercatori, e un voto che «stavolta è stato libero».
«Quello che è successo è un cambiamento logico che dipende da un pezzo di opinione che è cambiata», dice Scuderi. «Uno tsunami, se vogliamo, che è l’unico dato da assimilare a Grillo», sottolinea Scuderi, facendo riferimento alle dichiarazioni di giovedì in cui Antonino Recca definiva la maggioranza ottenuta da Pignataro «una forma di grillismo, un voto di protesta contro il governo uscente, in questo caso il mio», a favore di un candidato che rappresenterebbe secondo lui il corrispettivo del Movimento cinque stelle alle elezioni politiche.
«Nell’Università di Catania – continua Scuderi – il partito del rettore ha sempre teso a riprodursi e a riprodurre la sua logica. Ma in questo caso sì è scelto di preferire alla continuità una chiara proposta alternativa di governo, che convinto le persone. Non c’entra niente con Grillo – commenta ancora il ricercatore del Cuda – è un miraggio, una chiara forma di strabismo». A dimostrarlo, secondo il membro del Cuda, anche la bassa percentuale di voti ottenuta dal candidato Enrico Iachello, «che partiva già come espressione di Recca». In favore di «un Ateneo più efficace, democratico, dove sono tutti più liberi e meno sotto pressione». E senza giochi di potere – «i tre endorsment, quello del magnifico uscente e gli altri del prof. Bruno Caruso e del collega candidato Vittorio Calabrese, ritiratosi a poche ore dal voto, sono davvero giovati a Vecchio?» -, si augura. Secondo Scuderi, invece, quello che emerso è un dato positivo. «Un voto ragionato, che ha liberato molte energie. E l’università oggi ha bisogno di queste energie libere».
[Foto di Giofilo]