«Per cortesia, non facciamo conti alla rovescia. E’ consentito un applauso solo quando sarà raggiunto il quorum». A dirlo, dietro un sorriso ironico, è il decano Mario Marino quando, durante lo spoglio delle schede elettorali, mancano appena una ventina di voti al raggiungimento del quorum di 847 preferenze che decreteranno Giacomo Pignataro il ventisettesimo rettore dell’Università di Catania. Questo perché tra i presenti nell’aula magna del Rettorato l’entusiasmo si frena a fatica. Soprattutto quando il numero in favore del docente di Scienze della finanza si ferma a quota 846. A separarlo dalla vittoria un solo punto – preceduto dalla lettura di una scheda per l’avversario Pippo Vecchio e di una bianca, tra le risate dei presenti – raggiunto il quale gli applausi sono letteralmente esplosi e tutti si sono alzati in piedi per acclamare il nuovo magnifico. Per richiamare la folla all’ordine e poter proseguire con lo spoglio – anche se per pura formalità – il decano ha dovuto suonare due volte il suo campanellino di cerimonia. «Basta, cerchiamo di contenerci», commenta qualcuno in preda all’emozione.
Questo stesso clima, poco dopo, ha salutato il neo-rettore Pignatato al suo arrivo – letteralmente trionfale – a palazzo Centrale. Tra applausi, strette di mano e congratulazioni per la vittoria. Un clima «di serenità» l’ha definito qualcuno tra i presenti, che conferma il consenso e la fiducia ottenuti dal nuovo magnifico in questa tornata elettorale, raccogliendo un numero sorprendente e inaspettato di preferenze già a partire dal primo turno. Un traguardo che lo stesso Pignataro ha definito a caldo «una grande emozione», nonostante il ritiro dalla corsa – anche se non formale – annunciato venerdì scorso da Pippo Vecchio, gli abbia praticamente spianato la strada. E che adesso, ad incarico ottenuto, ne sente già «il peso e la responsabilità». Nonostante il suo insediamento sarà ufficializzato soltanto il primo di novembre, all’indomani della scadenza, fissata per il 31 ottobre, del mandato di Antonino Recca. Una data a cui la comunità accademica guarda già come ad un «rinnovamento».
«Un risultato notevole e importante, non soltanto per i numeri raggiunti durante l’elezione, ma perché dimostra la voglia di cambiamento ben presente nel nostro Ateneo», commenta Antonio Pioletti, docente di Filologia romanza. Un dato che, secondo l’ex preside della facoltà di Lingue, si fa portatore del «desiderio che in questo Ateneo circoli un’aria diversa, con un governo più rispettoso del lavoro di tutti. Ma soprattutto – continua – per dare un’identità all’Università di Catania nello scenario internazionale, a partire dal Mediterraneo, di cui siamo il centro». Riprendendo le parole dello stesso neo-rettore poco dopo la sua proclamazione, il docente si augura un sistema universitario «plurale e aperto alla partecipazione, volontà ben espressa nel suo programma», sottolinea. «C’è molto da lavorare, ma la volontà di affrontare i problemi non manca».
Dello stesso auspicio anche il giurista Vincenzo Di Cataldo, che definisce quello ottenuto dal collega «un ottimo risultato». L’ex preside di Giurisprudenza – che negli ultimi anni ha più volte contestato in prima persona lo Statuto proposto e approvato dall’amministrazione Recca – si definisce «contento, perché Pignataro è una persona seria, un docente che svolge il suo lavoro in maniera seria e che conosce i problemi dell’università perché ci ha sempre lavorato. E che, con l’aiuto di tutti, potrà sicuramente far bene», conclude fiducioso.
«Una vittoria che segna una netta discontinuità con l’amministrazione attuale. Chi ha governato fino ad ora deve prendere atto del risultato e trarne le conseguenze». Gianni Piazza, docente di Scienza politica e membro del Coordinamento unico d’Ateneo, ribadisce la posizione di critica al vecchio governo già espressa nei giorni scorsi. «Adesso si apre una pagina nuova e noi del Cuda continueremo nel nostro ruolo di watchdog. Saremo sempre presenti e continueremo a vigilare – prosegue il professore – perché non pensiamo che un uomo solo possa risolvere tutti i problemi da cui è afflitta l’università. Ma contiamo nell’apertura alla partecipazione». Con l’augurio che «in questa ventata di trasformazione nel nostro Ateneo si possa innescare un cambiamento culturale che riguardi tutti, e che possano cambiare prima di tutto le mentalità. Sarà questo il lavoro difficile». E conclude: «L’università non deve essere un feudo. Né sudditi, né baroni».
«Un segnale di cambiamento rispetto alla precedente gestione», per Nunzio Crimi, ordinario di Malattie respiratorie. Ma anche uno di «innovazione nell’assetto dell’Università di Catania, che il programma di Giacomo Pignataro vorrebbe attuare». Secondo il docente, le difficoltà in cui versa il sistema universitario italiano rendono difficile un processo innovativo, ma bisogna tentare. «Per non restare indietro rispetto agli atenei del Nord, più ricchi di risorse, e rispetto all’Europa per progredire per adeguarsi ai tempi moderni». L’ordinario di Medicina conclude con tre consigli per il nuovo rettore. «Innovazione, ricerca e un occhio in più agli studenti».
Un augurio speciale arriva da parte di Emilio Giardina, ex decano etneo che con il neo-rettore ha in comune l’insegnamento della disciplina di Scienze della finanza e un lungo rapporto di amicizia: «Sono felice per il suo successo, realizzato in maniera così ampia, che dimostra un grande consenso da parte degli elettori. Con l’auspicio che si realizzi quell’unità per il nostro Ateneo di cui il nuovo rettore parla nel suo programma e che più volte ha ribadito in questi giorni. In questi tempi difficili – conclude l’ex docente – è importante che l’Università di Catania sia unita nella sua missione».
Ma i primi auguri ufficiali al nuovo Magnifico catanese sono giunti già ieri sera, poco dopo la fine dello spoglio, da parte di Enrico Iachello, ex avversario alla poltrona più ambita di palazzo Centrale, con un post sul suo blog. «Confido nel fatto che il collega Pignataro saprà mettere a frutto la ritrovata compattezza dellAteneo – scrive il docente di Storia moderna – manifestatasi in questo secondo scrutinio, per mobilitare tutte le energie della comunità universitaria, al fine di affrontare i delicati problemi che ci attendono nell’attuale fase difficile per il Paese e per la sua Università».
[Foto di Old Fogey 1942]
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