Unict, arriva la web tv d’Ateneo La prima iniziativa sarà il premio Escher

Una tv «che sia finanziariamente sostenibile e che, come avviene in molti altri atenei, veda soprattutto il coinvolgimento diretto dei nostri studenti, per contribuire a strutturare, mediante una comunicazione efficace, i più favorevoli rapporti e scambi tra università, territorio e cittadini». Il rettore Giacomo Pignataro lo aveva promesso un anno fa e tra pochi giorni – giovedì il taglio del nastro – la web tv dell’università di Catania si appresta a partire con un nuovo piano editoriale, assente fino a pochi mesi fa per la «diffidenza della precedente amministrazione dell’ateneo (guidata da Antonino Recca, ndr)», afferma Luciano Granozzi, delegato alla Comunicazione. Zammù TV si aggiunge alla sorella radiofonica radio Zammù e all’Agenda (il sito che raccoglie le segnalazioni degli eventi culturali di Unict) in un unico portale, Zammù multimedia. «Si tratta di un unico brand, che vuole essere uno specchio dell’università di Catania non soltanto come istituzione ma come comunità di persone: ricercatori e studenti, ex studenti, studenti futuri», precisa il docente.

Uno spazio virtuale nel quale «mettere insieme, con un dosaggio non indigesto, i video utili per la didattica online e per l’orientamento alla scelta del corso di laurea e i prodotti multimediali capaci di rispecchiare le diverse forme di creatività giovanile, con un forte impulso alle attività culturali». Caposaldo l’unione tra cultura e intrattenimento, «due forme di approccio che non si escludono reciprocamente». Anche in ottica internazionale. «Guardando oltre i confini italiani, è facile accorgersi che tutte le grandi università assegnano uno spazio rilevante alle attività extracurriculari di tipo artistico e culturale, oltre che a quelle sportive – sostiene Granozzi – La passione per i new media, la musica, le arti visive, il teatro, il cinema costituisce un aspetto irrinunciabile del fare comunità e coinvolge studenti e docenti su un piano di parità». E, inoltre, «l’interesse per le attività culturali così intese non riguarda soltanto le facoltà che hanno specifici insegnamenti legati a questi ambiti: non credo affatto che gli iscritti a Giurisprudenza, Ingegneria, Medicina siano meno competenti e appassionati di musica rispetto a quelli di Lettere o di Scienze della Formazione».

I due media «non sono un house organ, non siamo affatto una radio e una web tv aziendale, ma un centro di produzione multimediale aperto e, per di più, disinteressato». Particolare attenzione è data anche a quella che potrebbe essere la concorrenza: «Il sito è pubblicato sotto licenza creative commons », afferma Luciano Granozzi. Che lancia un appello: «Ci rivolgiamo alle redazioni dei webmagazine grandi e piccoli. Se riterrete interessanti i video, le photogallery, i file audio e gli articoli prodotti da Zammù multimedia, riprendeteli, commentateli o criticateli. Sarà il modo migliore di aiutarci». Con un’impostazione da laboratorio universitario, «il carattere non commerciale del centro di produzione multimediale permette di dedicare uno spazio considerevole alla sperimentazione di nuove idee, di questioni chiave e di talenti emergenti». Come spesso è accaduto in passato, oggi «l’università non può vivere rinchiusa in se stessa, dovrebbe portare cultura dove non ce n’è. Mi riferisco soprattutto all’attenzione che va prestata alla città invisibile che è il titolo di uno dei nostri progetti: i quartieri degradati, le periferie solitarie e incomunicanti, i giovani a rischio».

Il fulcro del progetto sono gli studenti, «coinvolti a due livelli. Il primo e il più immediato è quello dell’user?generated contentZammù multimedia è il luogo ideale per accogliere e dare visibilita? ai materiali video prodotti indipendentemente dagli utenti». Una delle sezioni – «denominata scherzosamente Amici miei» – serve a segnalare i contenuti prodotti dai videomaker più promettenti. E il docente rilancia: «Siamo disposti a valutare forme di collaborazione per sostenere progetti low cost mettendo a disposizione le nostre attrezzature tecniche». Spazi e strumenti offerti per «collegarsi con le tante associazioni e gruppi studenteschi già operanti orientandoli il più possibile su progetti comuni». Il secondo livello riguarda la formazione. «Intendiamo attivare dei laboratori permanenti nell’ambito delle altre attività formative, rivolti agli studenti di tutti i dipartimenti». Molteplici i campi sui quali operare, in modo da coinvolgere il massimo numero di giovani: televisione, radio, giornalismo e new media, informatica ed editoria multimediale, valorizzazione della ricerca, tecnica cinematografica, fotografia, grafica. «Ci si potra? avvalere sia delle competenze didattiche interne, sia del rapporto con altre istituzioni tra cui l’Accademia di Belle Arti, sia delle collaborazioni instaurate con enti, fondazioni e associazioni culturali». Il gruppo, così costituito, sarà «l’elemento di base del centro di produzione multimediale dell’universita? di Catania».

L’idea di una televisione online incardinata all’interno dell’ateneo è un progetto che parte da lontano. L’idea nasce già nel 2003 dallo stesso Granozzi assieme al professore Enrico Escher, docente e giornalista scomparso nel 2009, nell’ambito della creazione della testata Step1 (da cui parte l’esperienza di CTzen). «Enrico ci manca – ammette il coordinatore – Le sue intuizioni continuano a ispirare il lavoro che abbiamo ripreso dopo un periodo di interruzione dovuto alla diffidenza della precedente amministrazione dell’ateneo». E proprio nel nome del professionista catanese partirà la prima iniziativa ufficiale di Zammù Tv. «Verrà annunciata il prossimo 12 luglio, nel quinto anniversario della sua scomparsa: inizieremo con un Premio Enrico Escher».


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