Vedere il simbolo della propria vita di studente, della fatica, delle notti insonni, di anni di studio e del denaro che c’è voluto per laurearsi, essere letteralmente buttato dalla finestra non è piacevole. Lo sanno bene gli studenti dell’università di Catania – specialmente quelli che studiano al monastero dei Benedettini, sede della facoltà di Lettere e Filosofia e fino a poco tempo fa anche di Lingue – che in questi giorni stanno vedendo circolare su Facebook una foto che ritrae un uomo mentre getta da uno dei balconi del monastero alcuni volumi di tesi di laurea verso il cassone di un camion.
Sul famoso social network è montata l’indignazione di studenti e alumni. Qualcuno si chiede se il gesto, certamente poco discreto, è l’operazione necessaria al trasloco di qualche professore o invece prassi generale. «Ma che dovrebbero farsene i professori delle nostre tesi? Tanto vale saperlo, stampare le copie necessarie alla burocrazia, rigorosamente in cartoncino, e tenere quella in pelle per noi, tanto per fare due foto», commenta scoraggiata una studentessa sulla bacheca del portale Liveunict. Già, perché perdere tempo e denaro per scegliere rilegature in similpelle, pelle o perfino in seta?
Certamente, però, non è la prima volta che gli universitari etnei hanno modo di rendersi conto che il frutto dei loro studi e ricerche fa una fine poco dignitosa. Come dimostra il filmato pubblicato su Sudpress nel dicembre del 2010, girato proprio ai Benedettini. E Catania non è il solo esempio di tesi finite in un cassonetto. L’anno scorso è capitato anche a Bari. C’è infatti anche chi non si stupisce affatto. «La porta, al piano terra, accanto a quella che si vede in foto – commenta qualcuno sotto lo pseudonimo Indignatos – ospita un corridoio accessibile a tutti dove centinaia di tesi sono stipate tra l’umidità e gli escrementi di animali e nessuno si è mai indignato di come sono trattate le tesi. Ora le vedono buttate e tutti si meravigliano»
Abbiamo provato a contattare Enrico Iachello, ex preside della facoltà di Lettere e candidato rettore, oltre che membro del cda dell’università, per chiedergli chi ha autorizzato lo scenografico trasloco e se pensa sia giusto che il lavoro dei suoi studenti finisca nel cassone di un camion come materiale di scarto o tra i corridoi della sua facoltà a marcire, ma senza esito.
Però per qualcuno il problema è più grave di quanto appaia. Non è questione solo di soldi o di carta sprecata. «Ci sono corridoi interi, ai Benedettini – scrive un altro studente – pieni di armadi costipati di tesi. Armadi ovviamente divelti e incustoditi. Innumerevoli volte – racconta – mi è capitato, con imbarazzante facilità, di prendere un paio di tesi e sfogliarle». Il problema per lui è che «questo succede da anni. Solo che – dice – c’è voluto qualcuno che buttasse le tesi da un balcone perché qualcuno si accorgesse di quanto niente vale quello che facciamo».
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