Aveva 54 anni e si occupava per il gruppo Artsana, ideatore del marchio Chicco, del controllo qualità dei prodotti. Viveva nella capitale bengalese da anni, e prima ancora la sua attività professionale si era concentrata in Sri Lanka. Secondo la Farnesina, si trovava all'Holey artisan bakery quando è entrato il commando di jihadisti
Una catanese tra le vittime dell’attentato a Dacca È Adele Puglisi, da anni in Bangladesh per lavoro
È Adele Puglisi, 54 anni, una delle vittime dell’attentato di ieri a Dacca, in Bangladesh. A confermarlo sono gli uffici della Farnesina, che danno per certo il nome della catanese tra quelli delle venti persone uccise dai terroristi all’interno di un locale, l’Holey artisan bakery, nella capitale bengalese. Per stasera era fissato il suo ritorno a Catania, dove ad attenderla avrebbe trovato gli amici e il fratello.
Dei dodici cittadini italiani presenti nel ristorante, nove sono stati colpiti nel corso dell’irruzione di un commando di jihadisti. Che hanno scelto, anche stavolta, un quartiere diplomatico. Puglisi lavorava per l’azienda lombarda Artsana, ideatrice del marchio Chicco, e si occupava del controllo qualità dei prodotti con funzioni manageriali. Assieme a lei, a Dacca sono morti Nadia Benedetti (imprenditrice tessile di Viterbo), Cristian Rossi (47enne manager di Feletto Umberto, a Udine), Marco Tondat (imprenditore tessile di Cordovado, a Pordenone), Claudia D’Antona (di Torino), Simona Monte (33enne di Magliano Sabina, a Rieti).
Già da ieri gli amici avevano cominciato a temere per il coinvolgimento di Adele Puglisi negli attentati rivendicati dall’Islamic state. Chi la conosceva la ricorda come una donna sempre in viaggio: aveva vissuto per lungo tempo in Olanda con il marito, e nel 2010 aveva trascorso un periodo di lavoro in Sri Lanka. Ma tornava spesso in Sicilia. Soprattutto ultimamente, anche grazie a una casa che dava in affitto nella zona di Punta Secca, a Santa Croce Camerina (nel Ragusano).
Di recente aveva firmato una petizione indirizzata all’ordine dei giornalisti per chiedere la radiazione di Maurizio Belpietro. «È vergognoso», scriveva lei commentando il titolo «Bastardi islamici» dopo gli attentati di novembre a Parigi. L’unità di crisi della Farnesina fa sapere che i familiari sono già stati contattati, sebbene sia ancora troppo presto per sapere quando potranno essere rimpatriati i corpi delle vittime.