Il principale nemico dello sviluppo portuale siciliano? Secondo Francesco Russo, professore dell’università Mediterranea di Reggio Calabria, è la politica. «Catania è fuori dalla Rete Core, perché la nostra Regione si è sempre dimostrata inadeguata nel presentare a Bruxelles dei progetti concreti». E Augusta, invece, «prima faceva parte della classifica Comprehensive, e si è distinta per una straordinaria crescita in ambito portuale, anche perché, a mio avviso, non è mai stata sotto i riflettori della politica». È quanto ha dichiarato il docente durante l’incontro Porto dello Ionio, un mare di opportunità organizzato dal Tavolo per le imprese lo scorso venerdì.
Che il settore possa risollevare le sorti dell’economia siciliana è un dato di fatto. «I porti e gli aeroporti funzionano, ma non sono collegati, dunque, il sistema logistico dei trasporti chiaramente annaspa – riassume Carlo Alberto Tregua, fondatore del Quotidiano di Sicilia – La palla al piede della Sicilia è proprio il ceto politico che finora non è stato in grado di cambiare le cose». Una visione condivisa anche da Paolo Ferrandino, segretario generale di Assoporti. «I porti funzionano – ha ribadito – ma è necessario che si massimizzi il loro ruolo strategico in unottica di sviluppo. Il vero salto di qualità consiste nel fare sistema, attraverso una piena interazione fra strutture portuali e strutture terresti in una logica ineludibile di contenimento della spesa».
La colpa più grande dei vertici regionali, ma anche nazionali, è non aver mai messo in pratica una riforma del settore: «Da più di dieci anni se ne parla, ma ancora la stiamo aspettando – ha affermato Enrico Maria Pujia, dirigente del ministero delle Infrastrutture e commissario straordinario dell’autorità portuale di Augusta – Il sogno di divenire la prima piattaforma del Mediterraneo non potrà mai realizzarsi senza un intervento strutturale e culturale». E, così facendo, «in unottica di governance integrata il nostro paese risulta deficitario, perché contravviene alle direttive europee. Non dobbiamo competere tra di noi, ma con gli altri paesi. Se vogliamo davvero mettere in atto strategie di ampio respiro, dobbiamo allontanare i criteri campanilistici», ha concluso. Un network formato dai porti della Sicilia Orientale – Catania, Messina, Siracusa, Augusta, Pozzallo e Gela -, dunque. Una visione condivisa anche dal commissario etneo, Cosimo Aiello: «Occorre una sinergia tesa a potenziare tra loro le autorità portuali, senza rivalità, sfruttando le vocazioni che ciascuna di loro può avere, con il fine ultimo di aumentare le opportunità di occupazione e ricchezza».
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