Un fuoriclasse intriso di passione

Giuseppe Fava, giornalista e scrittore. Uomo, padre, sportivo. Gli piaceva vivere intensamente nella realtà con sfumature da sognatore. Un artista incapace di concepire il male in una terra che dal male per tanti aspetti è più martoriata di altre. Un amico con un concetto alto dell’amicizia. Lavoratore instancabile, senza superbia ma con umiltà talvolta spavalda. Rispettoso degli umili, intriso di socialità. Non un santo né beato, ma capace di guidare professionalmente con l’intuito di chi conobbe il sacrificio e le durezze giovanili di una vita scorsa tra la fine della guerra e il dopo.

Pippo Fava meritava di vivere il lungo tempo dell’ottimismo, quello che assegna il compito di essere d’aiuto agli altri. La sua morte, uno choc. La notizia in quel gennaio del 1984 mi colpì a tardissima sera. Accorsi veloce alla vicina redazione della RAI di Catania dove all’epoca ero “inviato speciale”. Addolorato e quasi incredulo, fornii le prime notizie al TG1 del giovane Enrico Mentana e al TG2 di Michele Mangiafuoco, anche lui allievo prediletto di Pippo.
Sono passati ventotto anni. Una intera generazione, con i giovani sempre meno giovani che non lo conobbero in vita e noi “meno giovani” che ricordiamo e rimpiangiamo: i capelli sempre più grigi, in una città come Catania più dura oggi di un tempo. La mafia è apparentemente sommersa e quindi più insidiosa; la corruzione corre, la povertà aumenta e chi può, fra i ventenni – trentenni , vola via.
Oggi Giuseppe Fava sarebbe stato in modo ancor più lucente, un faro.
I figli di Pippo, Elena e Claudio, sono sempre protagonisti di civiltà professionale nei settori della medicina, Elena, e del giornalismo e della politica, Claudio.
Il mio rapido approccio al ricordo umano di Pippo Fava chiede scusa a quanti avrebbero voluto un approfondimento. Spero ci sia tempo nel prossimo futuro. Pippo era un mondo. Da anni mi manca il suo “Mariolino” e le nostre partite a calcio: pulizia e divertimento allo stato puro. Un uomo di classe, un fuoriclasse della vita, un passionale ma vero. Chi lo ha conosciuto e frequentato e amato, non dimenticherà, non può dimenticare.

 


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Giuseppe fava, giornalista e scrittore. Uomo, padre, sportivo. Gli piaceva vivere intensamente nella realtà con sfumature da sognatore. Un artista incapace di concepire il male in una terra che dal male per tanti aspetti è più martoriata di altre. Un amico con un concetto alto dell’amicizia. Lavoratore instancabile, senza superbia ma con umiltà talvolta spavalda. Rispettoso degli umili, intriso di socialità. Non un santo né beato, ma capace di guidare professionalmente con l’intuito di chi conobbe il sacrificio e le durezze giovanili di una vita scorsa tra la fine della guerra e il dopo.

Giuseppe fava, giornalista e scrittore. Uomo, padre, sportivo. Gli piaceva vivere intensamente nella realtà con sfumature da sognatore. Un artista incapace di concepire il male in una terra che dal male per tanti aspetti è più martoriata di altre. Un amico con un concetto alto dell’amicizia. Lavoratore instancabile, senza superbia ma con umiltà talvolta spavalda. Rispettoso degli umili, intriso di socialità. Non un santo né beato, ma capace di guidare professionalmente con l’intuito di chi conobbe il sacrificio e le durezze giovanili di una vita scorsa tra la fine della guerra e il dopo.

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