Un insospettabile incaricato alla gestione degli affari dei boss in carcere. Con questa accusa è finito in manette l’avvocato sessantanovenne Marcello Marcatajo, presunto amministratore del patrimonio immobiliare di Vincenzo Graziano e Vito Galatolo, i boss del clan dell’Acquasanta. L’inchiesta, coordinata dal procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Vito Teresi e dai pm Annamaria Picozzi, Amelia Luise, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene e condotta dal Nucleo Speciale della Polizia Valutaria, è culminata con l’arresto di altre otto persone. Su tutti pende a vario titolo l’accusa di associazione mafiosa.
Il nome di Marcatajo, avvocato molto conosciuto nel capoluogo, sarebbe stato confermato da Galatolo, passato tra le fila dei collaboratori di giustizia. Il professionista è stato intercettato per mesi: dalle conversazioni registrate emergono i timori di Marcatajo che, dopo il pentimento del capomafia, era preoccupato di essere arrestato. Secondo gli inquirenti era proprio l’avvocato, supportato da una rete di professionisti, a occuparsi della gestione di numerosi immobili all’Arenella e una particolare operazione immobiliare a Marino, in provincia di Roma. Per la quale, con i noti metodi, i Graziano hanno indotto altri imprenditori edili a rinunciare all’appalto.
Quello delineato dalle indagini è il profilo di una mafia che sente l’esigenza di affidarsi a soggetti terzi per la gestione del patrimonio, mettendo radici nel mondo dei colletti bianchi, utilizzati come vera e propria cassaforte dell’organizzazione, per poter garantire la propria sopravvivenza economica.
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