«No alla violenza sulle donne». Scritto in maiuscolo e con una mano a palmo aperto in segno di respingimento di ogni sorta di abuso verso il genere femminile. Questa la grafica che era stata scelta come messaggio antiviolenza dal Troina, società in cui Giovanni Padovani militava in quel momento, e che il 27enne aveva utilizzato come base di partenza per un fotomontaggio che includeva anche una propria immagine con pallone tra i piedi. A corredo un breve post in cui faceva propria l’azione di sensibilizzazione. Campeggia ancora sulla pagina Instagram di Giovanni Padovani questo messaggio che adesso sa di beffa e ipocrisia. Il post è del 21 novembre scorso. Ben prima della fine della storia del 27enne, calciatore e modello, con la 56enne Alessandra Matteuzzi, uccisa dall’uomo a martellate nella serata di martedì. Una contraddizione netta che conferma come ci sia ancora tanto da fare per prevenire e impedire crimini che nella maggioranza dei casi vengono perpetrati da persone già vicine alle vittime.
Un gesto, quello dell’uomo, che ha lasciato sotto choc il mondo del calcio siciliano. Padovani, infatti, era sì nativo di Senigallia, ma nell’ultima stagione era approdato nell’isola per la sua professione di calciatore, che lo aveva portato a vestire diverse maglie di club siciliani, negli ultimi due anni in serie D: nello scorso campionato, dal Troina era poi passato al Giarre. I noti problemi del club jonico, con Padovani, che risulterebbe essere uno dei tesserati ancora non pagati per le prestazioni della scorsa stagione, avevano spinto il giocatore a cambiare casacca, accasandosi alla Sancataldese. La società nissena, nella giornata di ieri, ha pubblicato un messaggio sui propri canali social ufficiali, condannando ogni violenza e femminicidio ed esprimendo cordoglio e vicinanza alla famiglia della vittima. Il club verdeamaranto, inoltre, ha precisato come il giocatore fosse stato messo fuori rosa già sabato scorso, 20 agosto, perché allontanatosi ingiustificatamente.
La permanenza professionale in Sicilia di Padovani, secondo quanto riferito dai parenti della vittima, aveva creato qualche difficoltà nel rapporto con la donna. Una relazione nata circa un anno fa e subito logorata dalla distanza, con i due costretti a vedersi saltuariamente. La volontà della donna di troncare il rapporto aveva scatenato, da inizio anno, la persecuzione dell’ex partner, che si era reso autore di gesti intimidatori: dal versamento di zucchero nel serbatoio dell’auto della vittima all’irruzione nel terrazzo di casa della donna, arrampicandosi esternamente, tramite la grondaia.
Sono ancora i social a lasciare traccia di questa orribile vicenda. Padovani aveva affidato ai propri canali uno sfogo nel quale lamentava presunte manipolazioni e tradimenti e che si concludeva con una frase – «credo sia giunto il momento di andarsene» – che fa pensare a un tragico commiato, giunto solo per la ex compagna. Matteuzzi aveva denunciato le persecuzioni di Padovani a fine luglio, ma le lungaggini burocratiche non avevano ancora permesso l’attivazione di quelle misure di protezione necessarie.
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