Il Consiglio dei ministri ha scelto la data per la consultazione. Che non coinciderà con quella del primo turno delle Amministrative. «Renzi sta giocando sporco, svilendo la democrazia a spese di tutti noi. È chiarissima la sua volontà di scongiurare il quorum referendario», denuncia Greenpeace
Trivelle: no election day, referendum il 17 aprile «Una truffa da 300 milioni coi soldi degli italiani»
Il referendum sulle trivelle si terrà in tutta Italia il 17 aprile. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri. Niente election day, quindi: la decisione sulle regole per l’estrazione di gas e petrolio non avverrà nello stesso giorno delle elezioni amministrative. La scelta del governo Renzi ha subito scatenato la reazione veemente di chi difende il referendum. «È una decisione antidemocratica e scellerata – attacca Greenpeace – una truffa pagata coi soldi degli italiani. Renzi sta giocando sporco, svilendo la democrazia a spese di tutti noi. È chiarissima la sua volontà di scongiurare il quorum referendario, non importa se così si sprecano centinaia di milioni di soldi pubblici per privilegiare i petrolieri».
Inizialmente nove regioni interessate dalla ricerca e dall’estrazione degli idrocarburi – Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise, ma non la Sicilia dove l’Ars ha votato contro – avevano presentato sei quesiti referendari per per abrogare «le norme dello Sblocca Italia che autorizzano la ricerca di petrolio e le trivellazioni nel mare Adriatico e Ionio». Di fronte a questa iniziativa, il governo nazionale ha fatto una parziale marcia indietro, presentando alcuni emendamenti che recepiscono una parte delle richieste del coordinamento No Triv. Alla fine quindi la Corte costituzionale ha dato il via libera solo su un quesito che riguarda l’abrogazione della norma sulla durata delle concessioni. Che al momento prevede che i permessi e le concessioni già rilasciati abbiano la «durata della vita utile del giacimento». Adesso, però, con il parere positivo della Consulta, i cittadini potranno votare per abolire la norma.
Su questo tema, dunque, gli italiani saranno chiamati alle urne il 17 aprile. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha recentemente espresso chiaramente la sua opinione: «La proposta che arriva dal referendum è quella di bloccare tutto. Questo significa migliaia di lavoratori in meno, è un controsenso», ha affermato. Ma adesso lo scontro si sposta sulla data scelta. Il gruppo parlamentare Alternativa Libera ha inviato una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per «chiedere un incontro nel quale discutere della possibilità di celebrare in un’unica data il primo turno delle elezioni amministrative e la consultazione referendaria sulle trivellazioni petrolifere». Critico anche il deputato Pippo Civati, fuoriuscito dal Pd e leader del movimento Possibile: «Il governo è riuscito nel capolavoro di fare una scelta doppiamente sbagliata. Non era facile. Senza accorpare referendum ed elezioni amministrative si spenderanno infatti ben 300 milioni di euro dei contribuenti. E pensare che solo fino a poche settimane fa Renzi avrebbe voluto accorpare referendum costituzionale e amministrative: pare che il premier si trovi a suo agio a sguazzare nelle contraddizioni senza alcun pudore».