Trivelle in Sicilia, mezzo Parlamento è contrario «Crocetta e Renzi non rovineranno il nostro mare»

I comitatini – come li aveva definiti Matteo Renzi – sono riusciti a mettere d’accordo mezzo Parlamento. Contro il governo e in particolare contro l’articolo 38 dello Sblocca Italia. Quello che scippa alle Regioni la competenza sulle autorizzazioni alle trivellazioni per la ricerca di gas e petrolio e ne semplifica l’iter. Oggi in Senato, insieme alle associazioni ambientaliste (Legambiente, Wwf, Greenpeace), si sono ritrovati dalla stessa parte della barricata Movimento cinque stelle, Sel, Forza Italia e Gal. Un coordinamento unico che, come spiega la deputata di Sel Loredana De Petris, è pronto «a mettere in campo tutti gli strumenti, non solo politici ma anche le diffide affinché il governo non rilasci altre autorizzazioni. Da un lato – spiega – ci muoviamo per ridurre il danno dall’altra rilanciamo la difesa di una moratoria per tutto il Mediterraneo».

I primi risultati concreti di questo ampio fronte anti-trivelle si sono già visti il 3 marzo, quando il Senato ha approvato un emendamento che vieta la tecnica esplosiva in mare per la ricerca di idrocarburi (la cosiddetta air gun) introducendo un nuovo reato. In più impegna il governo a non concedere ulteriori autorizzazioni. Perché, sostengono, lo Sblocca Italia non tiene conto delle più stringenti direttive europee in materia di ricerca, estrazione e stoccaggio di idrocarburi. Norme comunitarie a cui l’Italia deve adeguarsi entro agosto del 2015, pena l’apertura di nuove procedure di infrazione da parte dell’Unione europea.

Un lasso di tempo preoccupa gli ambientalisti. Il timore è che il governo usi questo interregno per concedere le autorizzazioni chieste da diverse multinazionali. Da quando è stato approvato lo Sblocca Italia, la competenza per il rilascio della Valutazione d’impatto ambientale spetta al ministero dell’Ambiente. Che ne ha già concessa una alla Transunion nel novembre scorso per le trivellazioni nel Canale di Sicilia. 

«L’Italia – spiega Massimo Fundarò, coordinatore siciliano di Sel – è l’unico Paese dove lo studio d’impatto ambientale è fornito direttamente dalle multinazionali e non da un ente indipendente».  Spetta invece al ministero dello Sviluppo economico l’autorizzazione definitiva. «Il prossimo passo – aggiunge Fundarò – sarà diffidare i dirigenti del ministero dello Sviluppo economico di procedere a nuove autorizzazioni perché, andando contro una direttiva europea, rischierebbero di configurare anche un danno erariale».

Uno degli obiettivi è arrivare a un referendum. «L’augurio – afferma Antonio Scavone, capogruppo al Senato di Gal (Grandi autonomie e libertà) – è che tutti voi vogliate contribuire all’istituzione di un Comitato promotore per un referendum abrogativo dell’articolo 38 dello Sblocca Italia, a cui noi stiamo già lavorando». «In Italia – continua Scavone – prima dello Sblocca Italia, per le trivellazioni c’era una normativa rigorosa che prevedeva ben tre step per ottenere un’autorizzazione per le trivellazioni. Oggi si prevede uno step unico».

Associazioni e partiti vigileranno sulla moratoria che impegna il governo a non rilasciare più autorizzazioni. «Non consentiremo a Crocetta e Renzi di rovinare il nostro mare e ipotecare il futuro dei nostri figli», conclude il coordinatore di Sel Sicilia. 


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