Il degrado riscontrato dalle deputate palermitane è tale che, affermano, a un certo punto non distinguevano più i detenuti dagli agenti
Tre parlamentari grilline in visita all’Ucciardone Ma direttore e comandante non si fanno trovare
Tre parlamentari nazionali del Movimento 5 stelle si recano in visita al carcere Ucciardone di Palermo. Lo fanno avvertendo prima tutte le autorità. Ma il direttore e il comandante delle guardie carcerarie non si fanno trovare. Forse non se la sono sentiti di tenere la botta, visto che questo luogo di reclusione è un mezzo disastro per i carcerati e per le stesse guardia carcerarie. A visitare il carcere storico del capoluogo dell’Isola sono state le deputate palermitane Chiara di Benedetto, Giulia Di Vita, e Claudia Mannino.
Numerose le note negative finite sui taccuini delle deputate, che cercheranno di andare a fondo alla questione, raccogliendo ulteriori elementi con mirate richieste di accesso agli atti. «Chiederemo le carte al ministero della Giustizia e alla direzione del carcere – dicono – La carenza di personale è evidente e si riverbera anche sulla sicurezza esterna. Un esempio? La recinzione esterna, che ospita sedici postazione non vede mai la presenza di quattro-cinque agenti per turno, che diventano ancora meno in periodi di ferie come questo. Un fatto, quest’ultimo, che non viene assolutamente compensato dalla tecnologia. Non esistono telecamere che vigilano sul perimetro esterno del carcere».
Le tre parlamentari mirano ad avere il quadro completo della dotazione organica del personale, completa delle mansioni svolte anche in rapporto con il numero delle sezioni operative. Nel loro giro ispettivo le deputate grilline hanno avuto modo di notare cavi elettrici e telefonici penzolanti, mura scostate e ricoperti di muffa a causa dell’umidità. E servizi a disposizione del personale veramente carenti. «Hanno l’acqua calda razionata e spazio di servizi degni di scatenare attacchi di claustrofobia. In alcune sezioni si fa addirittura fatica a capire chi è il detenuto o l’agente, vista linaccettabile condizione che relega l’agente penitenziario ad operare per un turno intero nello spazio di sei-sette metri quadrati e senza la possibilità di andare nemmeno in bagno». Da qui, forse, la raffica di richieste di riconoscimento di patologie per cause di servizio. «Ci hanno detto – affermano le parlamentari – che tali patologie sono tantissime. E in stragrande maggioranza per disturbi riconducibili allo stress».
Esaminate le carte, le parlamentari decideranno quali azioni intraprendere. Intanto sulla carenza di personale da qualche giorno i deputati M5s alla Camera hanno presentato un’interrogazione. Tra le note negative raccolte dalle deputate anche i numerosi spazi non utilizzati, in netta controtendenza con l’andazzo nazionale. «È un paradosso – commentano – mentre ferve il dibattito sulle carceri affollate e su provvedimenti svuota carceri, qui ci si permette di aver sezioni chiuse o in eterna manutenzione. Per non parlare dellarea dellex cucina, abbandonata a se stessa».
Proprio su questo versante il M5s si era mosso in passato, presentando all’allora ministro Anna Maria Cancellieri un piano carceri alternativo che mirava proprio al recupero di spazi inutilizzati con costi dimezzati rispetti ai piani del ministro. Tra le iniziative delle deputate in cantiere c’è anche l’ipotesi di contattare e sensibilizzare le associazioni che lavorano coi detenuti per coinvolgerle nella rieducazione del detenuto, cui la carenza di personale spesso si frappone.
Ad accogliere le parlamentari, non è stato il direttore del carcere e nemmeno il comandante, ma un facente funzioni. «Visto che erano stati avvisati per tempo – commentano le parlamentari – questa cosa si poteva evitare, dal momento che durante l’ispezione molte nostre domande sono rimaste inevase perché chi ci ha ricevuto non era al corrente di molte cose».