Tratta, il progetto antimafia del centro Pio La Torre  «La prostituzione a Palermo frutta 10 milioni l’anno»

«Oggi a Palermo una giovane nigeriana costretta a prostituirsi è riuscita a scappare dalla sua maman e ha chiesto protezione per affrancarsi dallo sfruttamento. Solo a Palermo i proventi della tratta sono di dieci milioni di euro l’anno, ma è un dato sottostimato». È l’annuncio fatto dall’attivista Nino Rocca, nel corso della prima conferenza del progetto antimafia promosso dal centro studi Pio La Torre e dedicata al Ruolo delle mafie e restringimento dei diritti, il sistema della corruzione, della violenza e della tratta. All’incontro, al cinema Rouge et noir di Palermo, sarebbe dovuta intervenire, oltre al sociologo Alberto Vannucci dell’Università di Pisa, Osas, una delle donne nigeriane che è riuscita ad affrancarsi dallo sfruttamento della prostituzione e presidentessa del gruppo donne di Benin City di Palermo. Ma la fuga odierna della giovane nigeriana l’ha costretta ad attivare una serie di misure di protezione urgenti previste in questi casi. L’associazione Donne di Benin City ha annunciato una serie di iniziative, a partire da questo sabato, in occasione della giornata europea contro la tratta alle 10 alla Chiesa di San Giovanni Decollato di Palermo per discutere dello sfruttamento delle minori nigeriane. La stessa sera, alle 22, in via Filippo Juvara, ci sarà un momento di preghiera, seguito da una fiaccolata in ricordo di Loveth, la nigeriana che fu trovata seminuda senza vita vicino a dei cassonetti del capoluogo. Il 18 ottobre alle 16 alla Favorita il gruppo Donne di Benin City si raccoglierà in un momento di preghiera in ricordo di un’altra vittima, Favour, nel luogo dove è stata avvistata l’ultima volta prima di essere uccisa da un cliente.

Alla conferenza, un messaggio di saluto e vicinanza è stato inviato dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli: «Insegnare a individuare il male ed educare ad agire nel rispetto delle regole, del lecito e del giusto è fondamentale. La scuola è un presidio di legalità, – ha detto – uno spazio del sapere che scardina le paure in cui si annidano e trovano terreno fertile i poteri criminali». La Fedeli ha poi riconosciuto il «grande impegno nella promozione della cultura della legalità» del centro studi, sottolineando come la missione «debba essere quella di educare e formare cittadini avvertiti, perché una vita nella legalità è una vita libera da coercizioni, privilegi e corruzione è che guarda all’interesse generale. Oggi – ha concluso Fedeli – state creando gli anticorpi e gli antidoti di contrasto alla criminalità organizzata, alla violenza e alla corruzione. Noi siamo al vostro fianco».

Ma è Vannucci a fare il punto su un malcostume che ha radici lontane: «In Italia il fatturato della corruzione ammonta a diverse decine di miliardi di euro, soltanto le linee ad alta velocità da noi sono costate il 600 per cento in più rispetto agli altri Paesi, questo è il costo della corruzione che alimenta gli appartenenti a una oligarchia criminale ai danni della collettività», ha detto Vannucci, rivolgendosi ai ragazzi che hanno posto anche in videoconferenza delle domande, ha ricordato i vari tentativi di «annacquare dei provvedimenti e le recenti polemiche seguite all’approvazione del codice antimafia. Sono misure condivisibili e da rafforzare – ha detto – eppure già si pensa ad attenuarle». Il sociologo ha poi citato un quadro del 1338 di Ambrogio Lorenzetti Allegoria ed effetti del cattivo governo fino all’Apologo dell’onestà scritto da Italo Calvino nel 1980, 12 anni prima di Tangentopoli, dove Calvino descrive uno «scambio di favori illeciti, in un sistema circolare non privo di una sua armonia», in un «saccheggio continuo delle risorse collettive».


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