A sette anni di distanza, la polizia ha risolto il cold case del tentato omicidio di Domenico Cuntuliano. A finire in manette è stato il noto imprenditore edile 52enne Matteo Bucaria. La vittima era stata raggiunta da due colpi di arma da fuoco. Guarda il video
Trapani, pagò killer per uccidere il cognato e avere l’eredità Svolta con la lettera dal carcere dall’esecutore al mandante
A sette anni di distanza la polizia di Trapani ha risolto il cold case del tentato omicidio di Domenico Cuntuliano. A finire in manette oggi è stato il noto imprenditore edile Matteo Bucaria. Nel marzo del 2013 l’uomo aveva commissionato l’eliminazione fisica del cognato, demandandone l’esecuzione a un amico, per potersi assicurare una cospicua eredità e un compenso assicurativo di oltre 600mila euro.
Stando a quanto ricostruito, il
52enne trapanese avrebbe deciso di eliminare il cognato in un momento di difficoltà economiche, poi sfociate anche in una sentenza di condanna per bancarotta. La vittima intuendo che il Bucaria gli stava sottraendo denaro, a più riprese e sempre più insistentemente, aveva chiesto spiegazioni sul reale
ammontare dell’indennizzo assicurativo
e su altre operazioni della sua sfera patrimoniale. In risposta però avrebbe ricevuto solo vaghe indicazioni.
Ci sarebbe questo dietro il progetto
di uccidere Cuntuliano. Per l’esecuzione materiale, Bucaria aveva individuato un suo amico, al quale aveva già consegnato anche un fucile a
canne mozze che deteneva illegalmente.
Due colpi di arma da fuoco vengono sparati in direzione della vittima e lo colpiscono in più parti del corpo provocandogli ferite gravissime ma senza ucciderlo. L’esecutore materiale,
individuato e arrestato, era già stato
condannato a 12 anni di carcere. Sulle motivazioni, però, l’uomo non aveva mai tirato in ballo l’imprenditore e aveva parlato solo di generici dissidi con la vittima.
La svolta è arrivata poi nel settembre del 2019 a partire da un
esposto anonimo. A quel punto erano state riavviate le indagini, coordinate dalla procura di Trapani. La rilettura degli atti processuali, il riascolto delle intercettazioni dell’epoca – con
l’ausilio di più recenti tecnologie e nuove attività tecniche – hanno portato a raccogliere gravi elementi indiziari. L’elemento decisivo è stato poi il
sequestro di una lettera scritta dal carcere dall’autore materiale del delitto al suo
mandante
: nella missiva l’uomo si lamentava del fatto di non avere ricevuto il compenso concordato per l’esecuzione
del crimine, rimarcando di avere bisogno di un’adeguata rendita per sua famiglia nel suo periodo di
carcerazione.
Di fronte a questa evidenza investigativa,
l’esecutore materiale ha poi deciso di collaborare e ha ricostruito tutti i particolari della vicenda che hanno trovato riscontro in quanto già accertato dagli operatori della squadra mobile. Oggi Bucaria è stato arrestato, in esecuzione di un’ordinanza
di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari, con le accuse
di
tentato omicidio aggravato, detenzione e porto abusivo di arma alterata.