Trapani, commissari Bankitalia alla banca di Paceco Accusata di essere riferimento per mafiosi e massoni

Una banca «diventata punto di riferimento di ambienti massonici e facoltosi», a servizio di soggetti appartenenti e vicini alla mafia trapanese, liberi di contrarre mutui ed eseguire operazioni finanziarie nonostante le condanne. Queste sono le accuse nei confronti della banca Dino Grammatico di Pacecocommissariata – primo caso in Italia per un istituto di credito – lo scorso novembre. Adesso, come anticipato dal Giornale di Sicilia, arrivano i commissari inviati dalla Banca d’Italia. 

Due commissari straordinari e un comitato di sorveglianza si sono sostituiti agli organi societari, che non potranno partecipare al procedimento in cui si dovrà decidere se confiscare le azioni e il patrimonio dell’istituto. Nel procedimento aperto a Trapani, Bankitalia si è costituita attraverso l’avvocato Massimo Motisi, che, assieme al pm Francesco Gualtieri, ha ottenuto l’estromissione dei rappresentanti degli organi sociali ormai sciolti. Gli amministratori nominati dal tribunale sono Andrea Dara e Marco D’Alia. 

Negli ultimi anni per due volte la Banca d’Italia, che ha ruolo di vigilanza sugli istituti di credito di tutta Italia, ha effettuato ispezioni alla banca di Paceco, e in entrambi i casi sono emerse pesanti criticità. Secondo l’ente, «gli organi amministrativi e di controllo non avevano mai assicurato il rispetto della normativa in materia di antiriciclaggio, favorendo una notevole permeabilità a eventuali operazioni illecite e comunque alla possibilità di erogare finanziamenti di varia natura senza un minimo esito dei rimborsi delle somme erogate di controllo». In sostanza si sarebbero stipulati mutui senza garanzie, esponendo l’istituto al rischio di danni economici.

In particolare le indagini hanno dimostrato la libertà di movimento di cui avrebbe goduto all’interno della banca Filippo Coppola, condannato per associazione mafiosa, indicato come vicino ai boss Vincenzo Virga e Matteo Messina Denaro. Coppola è detto u prufissuri perché in passato è stato insegnante di Lettere e preside dell’istituto tecnico Giovanni Gentile di Trapani. Secondo gli inquirenti, Coppola «ha continuato a operare nel mercato usufruendo dei servizi della banca senza che questa, all’epoca già consapevole delle problematiche che rivestivano la sua persona, effettuasse alcuna segnalazione agli organi competenti».  

A seguito delle verifiche dei militari, inoltre, su 1.600 soci sarebbero 357 quelli con precedenti penali. E di questi undici (Giuseppe Coppola, Paolo Cardella, Francesco Spezia, l’ex senatore Pietro Pizzo, Francesco Mineo, Pietro Leo, Antonino Morici, Giuseppe Nicosia, Giorlando Pugliese) sarebbero stati segnalati o condannati per reati di mafia. 

Redazione

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