Sarebbero 23 i viaggi organizzati dall'Africa verso le coste italiane da un'organizzazione su scala transnazionale dedita al traffico di essere umani con basi logistiche in Lombardia e Lazio. Uno degli organizzatori viveva da richiedente asilo in Germania, dopo essere arrivato in Puglia a settembre. Guarda i video
Traffico di migranti, 11 arresti. Minori prigionieri nel sottotetto Il responsabile della strage con 244 morti viveva in Germania
Lo hanno arrestato a Muncheberg in Germania, nell’abitazione di alcuni familiari, in un sobborgo di poche migliaia di abitanti al confine con la Polonia. Measho Tesfamariam, 29 anni di origini eritree, è ritenuto dagli inquirenti il nome forte dell’organizzazione che avrebbe trafficato essere umani su scala transnazionale operando tra Libia, Italia ed Eritrea. Un trafficante 2.0, appassionato della musica di Michael Jackson e dei film di Sylvester Stallone con tanto di profilo Facebook, come rivelato in un’inchiesta di Fabrizio Gatti per L’Espresso. L’uomo, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Catania alla fine di novembre, è ritenuto il basista di numerose traversate partite dall’Africa sub-sahariana con destinazione Italia.
Sarebbe lui infatti uno degli organizzatori del tragico naufragio avvenuto alla fine di giugno a largo delle coste libiche in cui a perdere la vita sarebbero state 244 persone tra cui numerose donne e bambini, di cui però non sono mai stati recuperati i cadaveri. Sulle responsabilità collegate all’imbarcazione partita dalla Tripolitania nella Libia settentrionale, Measho, in un’intervista, respinse ogni accusa indicando i nomi di tre trafficanti di esseri umani, responsabili a suo dire, di aver riempito la carretta del mare poi affondata. Due sudanesi e un eritreo su cui si potrebbero concentrare nei prossimi giorni ulteriori sviluppi investigativi collegati all’operazione Tokhla (sciacallo in eritreo ndr.) condotta dalla Squadra mobile di Catania e dal Servizio Centrale Operativo su delega della Dda etnea. L’indagine, prese il via lo scorso maggio quando nel porto di Catania a bordo della nave Grecale arrivarono nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum 206 migranti di varie nazionalità insieme a 17 cadaveri tra cui quelli di dodici donne e due bambine. L’uomo della strage, come emergerebbe da alcune intercettazioni telefoniche, sarebbe rimasto in Africa e in particolare in Libia almeno fino al mese di agosto prima d’imbarcarsi egli stesso verso l’Italia. Approdato a settembre nel porto pugliese di Taranto, Tesfamariam è rimasto in Italia prima a Napoli e poi a Bologna per poco tempo, come ricostruito da L’Espresso, per poi spostarsi definitivamente passando per l’Austria verso la Germania, dove è stato accolto come richiedente asilo. Proprio durante il periodo trascorso in Italia, emergono i contatti con alcuni familiari dei dispersi, gli stessi che a ottobre presentarono un esposto alla Procura di Milano accusandolo di essere il responsabile della scomparsa.
Avviate le procedure per l’estradizione con la collaborazione della Polizia federale tedesca, Tesfamariam potrebbe arrivare in Italia nei prossimi giorni. Oltre alla città di Catania, sono stati individuati alcuni sodali dell’organizzazione in Lombardia e Lazio. I compiti principali sarebbero stati quelli di offrire supporto logistico a migranti e scafisti con l’obiettivo di spostarsi prima dalla Sicilia, verso l’Italia settentrionale e poi verso il nord Europa, Germania e Svezia in particolare. «I mezzi con cui avvengono questi trasferimenti – spiega Antonio Salvago dirigente della Squadra mobile di Catania – sono principalmente i treni e gli autobus privati».
Tra gli arrestati c’è anche un’uomo, Yemane Andemariam, accusato di sequestro di persona e favoreggiamento della permanenza clandestina in Italia. All’interno di un vano-sottotetto nella centrale via di Prima, nel quartiere San Berillo di Catania, di cui l’uomo era affittuario, sono stati trovati nove cittadini somali, di cui otto minorenni. Rinchiusi da alcuni giorni nell’abitazione, secondo gli inquirenti erano in attesa che i loro parenti inviassero le somme di denaro necessarie al loro trasferimento fuori dai confini nazionali.
«Questo gruppo – ha evidenziato Vincenzo Nicolì, primo dirigente dello Sco di Roma – è uno dei più pericolosi fin qui individuati. E’ emerso chiaramente il cinismo degli organizzatori di questi traffici ma c’è anche la forte rassegnazione dei migranti». Nell’arco temporale maggio – settembre sarebbero 23 i viaggi organizzati verso le coste italiane con un guadagno che si aggirerebbe intorno ai 10 milioni di euro.