«Ma a chi è venuta l’idea di fari sta passiata?». Chi conosce bene la situazione dell’ex ospedale Vittorio Emanuele è consapevole che fare una passeggiata «non prevista» tra i viali esterni del nosocomio catanese, chiuso dal 2019, è tutto tranne che un bel biglietto da visita. Il contesto d’altronde è quello di una devastazione assoluta […]
Foto di Dario De Luca
Il tour della vergogna nell’ex ospedale Vittorio Emanuele. «Non fate passare Schifani da lì che è tutto scassato»
«Ma a chi è venuta l’idea di fari sta passiata?». Chi conosce bene la situazione dell’ex ospedale Vittorio Emanuele è consapevole che fare una passeggiata «non prevista» tra i viali esterni del nosocomio catanese, chiuso dal 2019, è tutto tranne che un bel biglietto da visita. Il contesto d’altronde è quello di una devastazione assoluta per una struttura che, quando venne interdetta al pubblico dall’azienda universitaria Policlinico, era in ottime condizioni, salvo i segni del tempo dettati da una storia secolare. In futuro, forse dal 2026, ci sarà la riconversione nell’evveneristico museo dell’Etna. I lavori del primo lotto, per un importo di 14 milioni di euro, sono stati consegnati ieri mentre il cantiere partirà, stando al crono programma, entro la fine di novembre. A presenziare all’evento, oltre al sindaco Enrico Trantino, il presidente della Regione Renato Schifani, l’assessore regionale alle Infrastrutture Alessandro Aricò e il rettore dell’Università di Catania Francesco Priolo.
Poco dopo le interviste di rito ecco «l’idea non prevista» di fare una passeggiata tra i viali del nosocomio. Un susseguirsi di finestre senza infissi, vetri andati in frantumi e decine di arredi accatastati negli slarghi. In mezzo pure qualche sedia di plastica utilizzata come segnale di pericolo per indicare dei pozzetti senza più le coperture in ferro. Dal 2019 l’ospedale Vittorio Emanuele è stato trasferito, con la firma di una convenzione, dal Policlinico alla Regione Siciliana tranne il plesso Costanza Gravina. Tre anni dopo un nuovo protocollo ha sancito il passaggio di alcuni plessi, per un totale di 12mila metri quadrati, dalla Regione all’università per l’allestitimento di un campus. In mezzo c’è una struttura che è diventata l’obiettivo privilegiato di ladri e vandali con controlli resi difficili da dimensioni e personale della vigilanza privata non sufficiente. «In quattro anni ci sono stati 250 furti», dice sottovoce, facendo spallucce, un dipendente dell’azienda Policlinico durante il sopraluogo. Avere un numero reale degli assalti, specie di notte, è impossibile ma negli ultimi anni sono stati diversi gli arresti da parte delle forze dell’ordine. Piccole toppe rispetto a un contesto generale in cui sembra di muoversi in una struttura abbandonata da decenni secondo un copione che in città si ripete ancora una volta.
Dalle finestre è possibile vedere anche com’è la situazione nelle stanze, in quelli che prima erano ambulatori e reparti. Ricordi lontani. «Signori, da questo punto non è possibile andare avanti perché ci sono dei pericoli», dice una persona rivolgendosi alla truppa guidata dal presidente Schifani. L’invito però rimane inascoltato e il tour prosegue con tanto di mugugni quando alcuni giornalisti documentano la situazione di degrado e abbandono. «Non dovete fotografare», dice a chi scrive un uomo che si identifica come un addetto dell’azienda Policlinico. L’ultimo atto della passeggiata prevede l’attraversamento di un lungo viale. In questo caso però il consiglio di uno degli addetti viene recepito dalla truppa: «Non fate passare il presidente da lì – dice – perché a terra è tutto scassato». Dietro front-Avanti march!