Per Totò Cuffaro è stata la giornata del ritorno a casa. Scarcerato da Rebibbia dove ha scontato circa cinque anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, oggi ha raggiunto Raffadali, il paese dell’Agrigentino in cui ancora vive la madre e ha fatto visita al cimitero sulla tomba del padre, morto durante la sua detenzione. Ad accoglierlo in via Rosario, nell’abitazione della madre Ida, c’erano una sessantina di persone, qualche politico locale ma soprattutto i compaesani che gli hanno regalato un lungo applauso. «Deluderò molti miei amici, ma non tornerò a fare politica attiva – ha affermato -. Confesso, però, che mi fa piacere sentire dire che la gente vorrebbe che io tornassi a fare politica. Soprattutto perché pensa che non tutte le cose che ho fatto sono state sbagliate o forse perché le persone hanno riconosciuto il tratto umano. Molti pensano che il mio ritorno potrebbe essere utile alla Sicilia».
Una chiusura che però lascia ancora un piccolo spazio. «Resto profondamente democristiano, uno moderato che ama le cose semplici, che ha la cultura dei valori della vita. Se posso portare un piccolissimo contributo di consigli a quelli che vorranno ricostruire quest’area, allora sì, c’è la mia disponibilità». Un’area che oggi non ha più le forme e i confini del vecchio scudocrociato, né dei partiti che ne hanno coltivato l’eredità. Ma che, secondo lo stesso Cuffaro, travalica nel Partito democratico. Un tema che l’ex governatore ha toccato ai microfoni del programma Un giorno da pecora di Radio2. «Io renziano? Renziano è un democristiano di vecchia data, quindi cosa vuole che le dica: io resto un democristiano». Il Pd è la nuova Dc? Gli è stato chiesto. «Io – ha risposto – dico solo che Renzi è stato segretario dei giovani democristiani quando io ero un componente della direzione del movimento giovanile della Dc. Renzi ha portato una parte dei valori della Dc nel Pd, e quindi questa parte non posso che condividerla».
Nella giornata di oggi c’è stato tempo anche per parlare del governo regionale siciliano e di Rosario Crocetta. «È una brava persona, è contro la mafia e questo è indiscutibile, ma è inadeguato a governare la Regione, nonostante siano trascorsi tre anni non ha ancora capito quale sia la macchina amministrativa e come funziona». Cuffaro ha affidato molte delle sue riflessioni a una lettera consegnata ai suoi avvocati dove parla del carcere, del suo impegno per i detenuti, di politica e terrorismo.
Cuffaro è stato condannato definitivamente nel 2011 per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra nel processo sulle talpe alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. I giudici della Cassazione scrissero nelle motivazioni che c’era stato un «accordo politico-mafioso tra il capo mandamento Giuseppe Guttadauro e Salvatore Cuffaro» e che quest’ultimo era «consapevole di agevolare l’associazione mafiosa, inserendo nella lista elettorale per le elezioni siciliane del 2001 persone gradite ai boss e rivelando, in più occasioni, a personaggi mafiosi l’esistenza di indagini in corso nei loro confronti».
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